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NASCAR, il sogno americano di Max Papis: la storia di un pioniere italiano

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Max Papis è un importantissimo pilota del nostro motorsport che, purtroppo, pochi conoscono. Il comasco ha ricoperto un ruolo importante nella la NASCAR ed in generale nell’automobilismo americano.

Il 50enne italiano iniziò la propria carriera agonistica nella massima formula durante la stagione 1995 quando, nel mezzo dell’anno, rimpiazzò per sette prove Gianni Morbidelli a bordo di una Footwork Arrows. Il settimo posto nel GP d’Italia di quella edizione fu l’apice della sua esperienza nel Mondiale di F1 che si concluse in Germania in occasione del GP d’Europa del 1995.

Dopo la breve parentesi nel Circus, Papis giocò tutte le proprie carte nel vastissimo mondo americano tra ruote coperte, endurance e NASCAR. Il lombardo iniziò il sogno a stelle e strisce nella Champ Car, la serie a ruote coperte che gareggiava principalmente su circuiti stradali. Nel 1996 il PPI Motorsports e Papis iniziarono una collaborazione che proiettò il nostro connazionale nel mondo americano per il resto della sua carriera. Dopo un ottimo 1998, anno in cui conquistò un importante quinto posto ad Houston (Texas), Papis firmò un contratto pluriennale con il Team Rahal, uno dei più importanti del gruppo ed ancora oggi in attività tra IndyCar ed IMSA (associazione americana che gestisce negli USA moltissime competizioni GT e turismo).

Dal 1997 al 2001 il comasco visse il periodo d’oro della sua carriera in Champ Car. Il primo anno regalò subito tre podi che gli permisero di completare al quinto posto assoluto la stagione. Una striscia positiva di risultati che proseguì nel 1998, anno in cui Papis siglò il primo successo in terra americana. La location fu quella di Miami, luogo in cui sorge l’Homestead Miami Speedway, ovale che al suo interno prevede anche una pista stradale in cui si teneva la prova della Champ Car. Il sigillo in Florida di quell’anno non fu però l’unico all’interno della serie. Papis portò infatti in bacheca le tappe di Portland e Laguna Seca durante l’edizione 2001 della categoria che poi gradualmente accantonò a partire dal 2003, quando saltò diverse prove. L’ex pilota di F1 intraprese una nuova avventura: la IndyCar Series. Ai tempi, fino al 2005, la IndyCar gareggiava esclusivamente sugli ovali, mentre la già citata Champ Car era votata principalmente alle piste di ogni genere.

Papis accettò l’offerta del Cheever Racing, squadra del l’ex pilota di F1 Eddie Cheever, per partecipare alla 500 Miglia del 2002, anno in cui continuò parallelamente nella Champ Car con due podi all’attivo. Purtroppo per lui il complesso mondo degli ovali non perdona. Papis nelle tre partecipazioni alla Indianapolis 500, tra le stagioni 2002 e 2006, non raccolse risultati di rilievo.

Nel 2006 iniziò la carriera di Papis nell’immenso mondo della NASCAR. Il debutto dell’italiano avvenne in occasione della tappa di Watkins Glen della Busch Series, l’attuale Cup Series. La prima avventura con una stock car finì con la mancata qualificazione all’evento. Una grande delusione per il nostro portacolori che, nello stesso week-end, all’interno della gara della NASCAR Nationwide Series, l’attuale Xfinity Series, colse un bellissimo quattordicesimo posto con una Chevy del McGill Motorsports.

L’ottima prestazione su un tracciato stradale, uno dei pochi della NASCAR che, lo ricordiamo, gareggia principalmente su ovale, permise a Papis di trovare un nuovo posto nella Nationwide Series. Nel campionato cadetto, durante l’edizione 2007 della serie, l’italiano guadagnò il terzo posto nella gara di Montreal. Nella stessa location che accoglie annualmente il Mondiale di F1, Papis centrò il primo dei suoi importanti risultati all’interno di queste atipiche prove in cui l’abilità del pilota e l’esperienza fanno la differenza. Le successive apparizioni di Papis all’interno di una pista stradale portarono, quasi sempre, un risultato notevole. Citiamo infatti, per quanto riguarda la Nationwide Series, il secondo posto di Montreal nel 2009 e i due quarti posti di Mid-Ohio e Road America, rispettivamente nel 2012 e nel 2013. Dopo l’amara esperienza di Watkins Glen nella Cup Series nel 2006, Papis rientrò nella principale categoria nazionale per le stock cars per almeno una gara fino al 2013, anno in cui lo Stewart-Haas Racing lo chiamò per sostituire l’infortunato Tony Stewart in occasione dell’evento nel Glen. L’italiano, all’interno del tracciato che sorge nello Stato di New York, colse la migliore prestazione della carriera nel 2009 con una Toyota del German Racing. Quest’ultima formazione, che ha sede nel North Carolina ed è ancora oggi impegnata nella Cup Series, strinse con Papis un importante rapporto che permise al nostro pilota di correre gran parte delle stagioni 2009 e 2010. Con la stessa compagine, il lombardo corse l’intero campionato 2011 della Truck Series, categoria in cui siglò il diciottesimo posto finale.

Nel 2013 Papis chiuse la sua lunga ed importante esperienza all’interno delle tre principali realtà che compongono il panorama della NASCAR. L’italiano è infatti uno dei pochi non americani ad aver avuto un’esperienza così costante tra le stock cars statunitensi grazie alle 36 partenze in Cup Series, le 45 in Truck Series e le 14 in Xfinity Series. Purtroppo per lui è mancata la vittoria, un risultato più volte sfiorato nei vari road course. Papis, gareggiando nella Cup Series, ebbe l’onore di correre la 500 Miglia di Daytona, la gara più importante dell’intero campionato. Nel 2010, a due anni di distanza dalla sua terza ed ultima apparizione alla Indy 500, il nativo di Como completò i famosi 200 giri del Daytona International Speedway al 31° posto.

Oltre alle esperienze in F1, IndyCar, Champ Car e NASCAR, Papis ebbe un’importante carriera tra le ruote coperte. L’italiano prese parte a sette edizioni della leggendaria 24 Ore di Le Mans. Nel 1997, in compagnia del belga Didier Theys e dell’italiano Gianpiero Moretti, colse, da esordiente, il terzo posto nella classe LMP a bordo di una Ferrari 333 SP. Un risultato che confermò anche nel 2003, anno in cui tornò sul Circuit de la Sarthe con una Panoz nella classe LMP900 insieme all’americano Gunnar Jeannette ed al monegasco Olivier Bertetta. Quest’ultimo fu nuovamente in coppia con Papis nelle edizioni 2007 e 2008 della classica francese con una delle due Corvette C6R ufficiali.

Proprio con Chevrolet ed il duo Oliver Gavin – Olivier Beretta, il nostro pilota ottenne un’altra piazza d’onore nel 2008 nell’ultima apparizione nella maratona francese. Il rapporto con Corvette permise a Papis di completare al secondo posto altre due Le Mans. Nel 2004 e nel 2005, in compagnia dell’americano Johnny O’Connell e del canadese Ron Fellows, poté inserire nella propria bacheca due preziosissimi secondi posti.

Papis non si limitò all’esperienza di Le Mans, ma cercò fortuna anche nella Grand-Am Rolex Sports Car Series, una delle due categorie americane che ai tempi erano riservate alle competizioni di durata. Un campionato storico che dal 2014 si è unito all’American Le Mans Series ed ha dato vita all’attuale IMSA WeatherTech SportsCar Championship, la serie di riferimento per le competizioni GT dal 2014 ad oggi negli USA.

Papis conquistò il titolo assoluto della Grand-Am nel 2004 a bordo DP del Chip Ganassi Racing. L’auto #1 condivisa con l’americano Scott Pruett, vinse quattro delle dodici tappe del calendario. Oltre alle affermazioni di Fontana, Watkins Glen, Mid-Ohio e Mont-Tremblant del 2004 è doveroso segnalare la partecipazione di Papis alle competizioni endurance dell’IMSA WeatherTech SportsCar Championship con una Chevrolet DP dell’Action Express. Con la compagine americana l’italiano mise fine alla sua lunga carriera a stelle e strisce con un quarto posto alla 24h di Daytona, un quinto alla 12h di Serbring e sopratutto un terzo alla Petit Le Mans del 2015, la prestigiosa competizione di Road Atlanta che chiude il più importante campionato IMSA.

Papis è stato dunque un’importante figura del nostro motorsport che ha avuto il coraggio di cercare fortuna in un mondo diversissimo dal nostro, ma sicuramente uno dei più prestigiosi.

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Foto: Shutterstock.com

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