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Rugby
Rugby, Carlo Canna: “A primo centro mi trovo bene. In Nazionale una mentalità nuova, con Allan una sana rivalità”
L’apertura delle Zebre e dell’Italia Carlo Canna racconta in un’intervista esclusiva a OA Sport come sta vivendo questo periodo di stop dello sport a causa dell’emergenza sanitaria. Parlando del suo nuovo ruolo nell’Italia di Franco Smith e del suo rapporto con il suo “rivale” Tommaso Allan.
Carlo, innanzitutto come stai e come hai vissuto questi due mesi?
“Bene bene, ora va molto meglio. Le prime settimane erano piene di apprensione, con le notizie tragiche che si sentivano, poi pian piano le cose sono migliorate e anche la paura un po’ è passata, dai. Io nel mio piccolo ho cercato di allenarmi in casa, di essere in contatto con i ragazzi, per essere positivi sempre e mantenere quasi una normalità. Poi io e la mia ragazza abbiamo un cagnolino, quindi due tre volte al giorno uscivamo per una breve passeggiata e fare due passi aiutava”.
Con il lockdown si sono fermati gli allenamenti, oltre che le partite. Come ti sei tenuto in forma, che esercizi hai fatto?
“Siamo stati in contatto con lo staff di preparatori e nelle prime settimane ci siamo concentrati sugli esercizi per potenziare la muscolatura profonda. In queste ultime settimane, invece, lo staff ha preparato un programma di ripresa dell’attività di fitness aerobico, visto che si può correre, e più incentrato su una possibile ripartenza”.
Il Sei Nazioni rinviato a data da destinarsi, il Pro 14 a rischio cancellazione. Per un professionista è difficile prepararsi mentalmente all’allenamento senza dei chiari obiettivi davanti a sé?
“Senza avere un obiettivo ben preciso non è facilissimo, ma ho una grande forza di volontà e mi sono sempre programmato settimana per settimana, in modo da avere una routine settimanale come al club. Per fortuna anche la mia ragazza ama allenarsi, quindi ci siamo spronati a vicenda e ci siamo inventati sempre qualcosa. Ci siamo messi anche a giocare a tennis in casa. Certo, l’emergenza ci ha bloccati da un giorno all’altro e non è stato facile, ma la voglia di tornare era tanta”.
Passiamo al rugby giocato e iniziamo dalle Zebre. Quella che state vivendo è una stagione sicuramente difficile. Ti aspettavi questi risultati o pensavi che avreste potuto togliervi qualche soddisfazione in più?
“Sicuramente alcune sconfitte, come quella con il Leinster, potevamo evitarle. Poi anche i due derby sono stati persi senza sfruttare le occasioni. C’erano un po’ di aspettative in più con l’arrivo di giocatori di qualità come Charlie Walker, ma diciamo che siamo stati anche un po’ sfortunati, credo che siamo soddisfatti a metà. Lo stop non ci ha aiutato, perché come squadra siamo sempre cresciuti nel finale di stagione e avevamo un calendario favorevole che, forse, avrebbe reso alla fine l’annata più positiva di come appare ora”.
Ovviamente i giocatori non hanno voce in capitolo, ma potessi decidere tu faresti ripartire la stagione del Pro 14 in estate, come sembra sia l’intenzione, o chiuderesti qui e ripartiresti da zero l’anno prossimo?
“Per come ora stanno andando le cose sarebbe da provare a fine luglio a giocare, ma c’è un dubbio. Purtroppo i casi nel Regno Unito crescono, sono più indietro rispetto a noi, e, quindi, diciamo che la vedo un po’ dura. Forse l’ipotesi derby e playoff è la via più percorribile, vedremo”.
Passiamo alla Nazionale. L’arrivo di Franco Smith ha sicuramente portato una novità che ha sorpreso molti: Carlo Canna primo centro. Come ti sei trovato in questo nuovo ruolo e credi possa essere il futuro della tua carriera in azzurro?
“È stata una sorpresa penso per tutti, anche per me. Non pensavo di poter coprire un ruolo nel quale non ho mai giocato a livello internazionale nel Sei Nazioni. Devo ammettere che però non ho avuto grosse difficoltà, anche in difesa non abbiamo subito buchi gravi in prima fase. C’è da correre molto di più da primo centro, come indicano anche i dati del Gps, ci sono forse meno responsabilità al piede e hai meno pressione, con le difese molto più attente sull’apertura. Avere due opzioni in mezzo al campo aiuta”.
In generale qual è stata la prima impressione della gestione Franco Smith? Colpito positivamente o no? Che differenze hai notato con O’Shea?
“Con Conor i primi due anni ho giocato con continuità, poi ha aumentato il minutaggio di Tommy. Sinceramente non mi aspettavo di giocare così tanto con Franco. Come conoscenza del rugby Franco in Sudafrica curava tutti gli aspetti del campo, dall’attacco alla difesa, quasi in maniera maniacale. È fissato con la sua filosofia di gioco. Non è così facile passare dal rugby all’inglese di Conor, più fisico, a un gioco più in profondità come quello di Smith, ma è anche una sfida interessante”.
Serve sicuramente tempo per assimilare una nuova filosofia di gioco e, forse, in questo lo stop al Sei Nazioni è stato un vantaggio per voi. Credi che le idee di Franco possano far fare il salto di qualità che serve all’Italia?
“Io penso che passare da una filosofia a un’altra non sia così facile. Far cambiare gioco a ragazzi di 26/27 anni non è facile, ma il tempo è nostro amico e sono sicuro che avremo il modo e le capacità per assimilare in questi mesi il nuovo sistema di gioco”.
Il ruolo di numero 10 è tra i più difficili e, in Italia, è da sempre nel mirino di addetti ai lavori e fan. In questi anni a giocarvi la maglia siete stati tu e Tommy Allan, che rapporto c’è tra voi in questa rivalità sportiva?
“L’apertura è il regista, è normale che vi sia grande attenzione. Poi Diego Dominguez è un mito e il paragone è sempre dietro l’angolo. Noi vogliamo fare il massimo, questo è sicuro. Tra me e Tommy siamo abbastanza amici, giochiamo alla Play assieme in ritiro e non abbiamo mai avuto problemi di rivalità. Anzi, se uno gioca l’altro dà consigli, a fine allenamento ci fermiamo assieme a calciare. E’ una rivalità sana, che fa parte dello sport e che ci sprona a fare meglio”.
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Foto: Ettore Griffoni – LPS