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Rugby, il Sei Nazioni e la Rugby Championship riscrivono i calendari. Ipotesi e nuovi scenari

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Rivoluzionare i calendari del rugby mondiale in un’ottica più globale. Il tema è sul tavolo da anni, con World Rugby alle prese con le esigenze dei tornei più importanti, come il Sei Nazioni e la Rugby Championship, ma anche con le necessità dei campionati nazionali e dei club. In un mondo sempre più globale, infatti, il calendario rugbistico si scontra con troppe variabili.

Da un lato, infatti, la necessità di mantenere le tradizioni, con il Sei Nazioni a febbraio/marzo e la Rugby Championship in estate, mentre a luglio e novembre ci sono i classici test internazionali. Dall’altro, però, ci sono le richieste dei club – soprattutto delle nazioni più ricche e dove i campionati fanno girare soldi importanti come Francia e Inghilterra – che non possono permettersi di perdere le stelle più forti e famose per ampi periodi della stagione. Il tutto, poi, senza dimenticare l’attenzione sempre maggiore verso il benessere dei giocatori, che non possono venir spremuti.

Il risultato è un’impasse che dura da anni e situazioni al limite dell’assurdo. Basti pensare al Pro 14, il torneo celtico, che vede i più forti giocatori d’Irlanda, Galles e Scozia (soprattutto le prime due) usati con il contagocce per preservarli per la nazionale. O il caos per le nazionali dell’Emisfero Sud, in primis il Sudafrica, che devono rinunciare a molti giocatori perché impegnati nei campionati francesi e inglesi in concomitanza con i loro tornei o, di contro, giocatori che sono alla fine della stagione o a inizio ripresa quando va in scena la Rugby Championship.

Ecco, dunque, la notizia rimbalzata in queste ore. Il board del Sei Nazioni e quello della Sanzaar, cioè la federazione internazionale che contempla le nazioni che partecipano alla Rugby Championship (Argentina, Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica), si sono riuniti per discutere sul futuro calendario del rugby mondiale.

I punti principali della discussione, infatti, sono: ridurre il più possibile le sovrapposizioni tra i calendari internazionali e quelli dei club; migliorare la disponibilità dei giocatori a giocare con la nazionale, senza che questa influisca sui tornei di club; aumentare il welfare dei giocatori; migliorare la ‘narrazione’ ovale con una scansione più chiara tra tornei internazionali e di club e rendere il rugby internazionale più inclusivo, dando più chance di giocare contro formazioni forti alle nazionali emergenti.

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duccio.fumero@oasport.it

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Foto: Ettore Griffoni – LPS

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