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Rugby, Sei Nazioni: dall’Irlanda dicono no alle retrocessioni

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Un Sei Nazioni senza l’Italia? Un Sei Nazioni che preveda retrocessioni e promozioni, con Georgia, Romania, Germania o Spagna a puntare a entrare nel più importante torneo di rugby al mondo? Ipotesi che tornano regolarmente e che anche in queste settimane di stop al rugby giocato non sono mancate. Merito di opinionisti britannici che gettano benzina sul fuoco. Ma qual è la realtà? L’Italia rischia veramente?

Partiamo da un concetto. Sì, da un punto di vista meramente sportivo l’Italia potrebbe rischiare, o dovrebbe. Perché non vince una partita del Sei Nazioni dal 2015, perché non vince in casa dal 2013 e perché, oggettivamente, la gestione del movimento negli ultimi anni è stata fallimentare. Problemi economici, politici, sportivi si sono accumulati e anche un ottimo director of rugby come Conor O’Shea non ha saputo raddrizzare la rotta. Quindi sì, ipotizzare un sistema di retrocessioni visti i risultati azzurri non sarebbe follia. Ma ci sono due ma, e li spiega oggi sulle pagine del Times il capo del rugby irlandese, Philip Browne.

La prima motivazione è banale e sportiva. È vero che l’Italia fatica, è vero che gli azzurri non vincono da cinque anni, è vero tutto, ma è altrettanto vero che di alternative, reali, non ce ne sono. L’Italia ha battuto senza problemi la Georgia – oggi come oggi la più forte nazionale europea al di fuori del Sei Nazioni – e i georgiani non hanno mai (e ribadisco, mai) battuto una delle squadre del Sei Nazioni. Certo, non hanno avuto le occasioni che ebbe l’Italia negli anni ’90, ma di partite – tra test match e Mondiali – nell’ultimo decennio ne ha disputate. Perdendole tutte. “Da anni si fa il nome della Georgia come alternativa all’Italia nel torneo. L’Italia ha battuto più volte la Georgia. Non credo che la Georgia darebbe qualcosa in più al torneo” liquida la questione Browne.

La seconda motivazione è più seria, ed è politica, ma soprattutto economica. Certo, oggi pensando a un sistema di retrocessioni nel Sei Nazioni si pensa all’Italia, ma domani? Negli ultimi anni hanno chiuso all’ultimo posto anche Scozia, Galles, Francia e Irlanda. Cosa succederebbe, si chiede Philip Browne, se nel futuro prossimo fosse proprio l’Irlanda a retrocedere? Semplice. Sarebbe devastante per il rugby irlandese. “Ci distruggerebbe” dice.

“Se l’Irlanda venisse retrocessa e finisse a giocare in un torneo con Georgia, Russia, Spagna e Germania, allora l’impatto sarebbe immediato e dovremmo cancellare subito due formazioni professionistiche per l’impatto devastante che avrebbe sulle nostre finanze” dice Browne. Che fa il paragone con NFL, NBA e gli altri sport professionistici americani. Privati – come il Sei Nazioni – e vincenti – come il Sei Nazioni. E senza retrocessioni. Come il Sei Nazioni.

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duccio.fumero@oasport.it

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Foto: Luigi Mariani – LPS

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