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Rugby: Sergio Parisse e la maledizione della gara d’addio alla Nazionale. Dal tifone al Covid-19

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Lo ha detto pochi giorni fa in un’intervista, la sua avventura con l’Italia non è ancora finita. “Mi piacerebbe un’ultima opportunità per ringraziare il mondo del rugby che ha reso la mia avventura possibile e salutare con passione e rispetto. Per farla breve: vorrei un ultimo giro di valzer in maglia azzurra” sono state le parole di Sergio Parisse, capitano degli azzurri. Un’ultima partita che sembra sempre più una maledizione.

37 anni, 142 caps con la maglia azzurra con la quale ha esordito nel lontano 2002, Sergio Parisse è stato uno dei più forti giocatori al mondo del nuovo millennio. E un simbolo del rugby italiano. L’anno scorso la Rugby World Cup doveva essere l’ultimo atto di una lunghissima carriera. Parisse esordì 18 anni fa contro gli All Blacks e in Giappone la sfida finale doveva essere proprio contro la Nuova Zelanda. Ma il tifone Hagibis ha sconvolto i piani degli organizzatori e del capitano azzurro, cancellando la partita d’addio di Parisse, Zanni e Ghiraldini.

Parisse reagì in modo rabbioso, deluso dal non poter scendere in campo un’ultima volta e, così, annunciò l’intenzione di non ritirarsi ancora. C’era il Sei Nazioni da lì a pochi mesi e con il nuovo tecnico Franco Smith decise di non partecipare al torneo, di lasciare spazio ai più giovani, ma ritagliarsi lui un piccolo spazio nella sfida finale, quella dell’Olimpico contro l’Inghilterra. Doveva essere il suo saluto al pubblico che lo ha amato per quasi 20 anni, l’ultimo atto di una carriera incredibile.

Doveva, perché sappiamo tutti come è andata a finire. L’esplosione a fine febbraio dell’emergenza Coronavirus ha sconvolto anche il mondo dello sport e il Sei Nazioni è stato il primo torneo internazionale a venir rivoluzionato, con quattro partite che sono state rinviate a tempo indeterminato. E tra le sfide cancellate c’è proprio Italia-Inghilterra, la passerella finale di Parisse. Insomma, una vera e propria maledizione per la leggenda azzurra che per due volte si è visto negare la partita d’addio.

E, così, ecco che il numero 8 del Tolone e dell’Italia stringe i denti, si allena anche durante il lockdown e decide di non smettere. Giocherà ancora in Francia una stagione e, soprattutto, chiederà a Franco Smith – appena si tornerà in campo con le nazionali – di poter finalmente disputare quella partita che attende ormai da quasi un anno. Cavallette permettendo.

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duccio.fumero@oasport.it

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Foto: Claudio Bosco – LPS

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