Tokyo 2021
Ruggero Tita, vela: “O noi o Bissaro-Frascari: è tempo di scegliere. Problemi di materiali nel 2019”
Negli ultimi tre anni, Ruggero Tita e Caterina Banti si sono resi protagonisti di un percorso entusiasmante nella classe olimpica Nacra 17 con due titoli europei ed uno mondiale che hanno regalato all’Italia la qualificazione per i Giochi Olimpici di Tokyo. La coppia formata dal trentino e dalla romana dovrà però avere la meglio sui connazionali Vittorio Bissaro e Maelle Frascari (campioni del mondo 2019) per essere selezionata dallo staff tecnico azzurro per la rassegna a cinque cerchi in programma ad Enoshima nel 2021. Il timoniere Ruggero Tita, appartenente al Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle, ha concesso la seguente intervista ad OA Sport ripercorrendo gli ultimi mesi e proiettandosi verso il sogno olimpico.
Ruggero, la vostra stagione agonistica si è di fatto interrotta a metà febbraio con il Mondiale di Geelong a causa dell’emergenza sanitaria. Ci puoi raccontare come hai trascorso gli ultimi tre mesi?
“Noi eravamo a Palma di Maiorca nel momento in cui è scoppiata l’emergenza, ci stavamo allenando con gli inglesi e gli argentini. Abbiamo dovuto abbandonare Palma un po’ in fretta e furia e siamo tornati a casa, ma ancora non ci eravamo resi conto di quanto fosse grave la situazione. Per un po’ abbiamo sperato infatti di tornare in acqua a breve, anche perché le Olimpiadi erano ancora in programma nel 2020 e quindi c’era la speranza di potersi allenare come atleti olimpici. Purtroppo ben presto ci siamo accorti che questa soluzione non poteva essere praticabile e quindi abbiamo costruito pian piano la nostra palestrina in casa per poterci tenere in allenamento anche senz’acqua”.
Il calendario della vela internazionale è stato completamente stravolto e non è ancora chiaro quando sarà possibile tornare a gareggiare. Come hai preso la notizia del rinvio al 2021 delle Olimpiadi di Tokyo?
“All’inizio è stato un colpo un po’ duro perché rimescolare così il calendario è abbastanza scomodo. Ovviamente però per ragioni di questo genere non si poteva fare diversamente quindi, trattandosi di cose che non dipendono da noi, non possiamo fare altro che prendere atto della situazione e cercare di venirne fuori al meglio”.
Com’è stato tornare in acqua per la prima volta dopo quella lunga pausa?
“Fighissimo. Io sono tornato in acqua sul Lago di Caldonazzo con il 49er proprio il giorno in cui hanno sbloccato la situazione ed è stato bellissimo. Poi c’era una condizione strana, l’acqua era quasi oleosa come sensazione, non era increspata, però c’erano 12 nodi. È stato davvero esaltante. Invece tornare in acqua con il Nacra è stata più dura a causa delle mani non abituate, una situazione di movimenti ‘dimenticati’, però è stato comunque molto bello. Il primo giorno siamo stati in acqua a Gaeta e tra l’altro abbiamo trovato una giornata di termica bellissima con onda e con vento a 12-13 nodi. È stato fantastico tornare in volo“.
Dopo un paio di stagioni eccezionali, nel 2017 e 2018, non siete riusciti a confermarvi su quei livelli nel 2019 nonostante alcuni exploit importanti in Coppa del Mondo e al Test Event olimpico. Come ti spieghi questa leggera flessione in termini di risultati soprattutto nei grandi eventi?
“Diciamo che abbiamo avuto qualche episodio un po’ sfortunato. La regata su cui puntavamo molto era il Test Event e l’abbiamo portata a casa, poi subito dopo siamo arrivati terzi giocandoci però la vittoria fin sulla linea d’arrivo della Medal Race sempre a Enoshima in Coppa del Mondo. Nelle due regate oceaniche invece abbiamo avuto un po’ di difficoltà e abbiamo realmente avuto dei problemi di velocità della barca, nel senso che non siamo mai riusciti a trovare il passo che di solito ci contraddistingue. In parte imputiamo questa cosa al fatto di non aver potuto cambiare nulla delle attrezzature utilizzate tra il Mondiale di Auckland e quello di Geelong, ed in parte – anche se è molto brutto da dire e personalmente odio questa cosa – abbiamo identificato come problema parte del materiale che abbiamo usato, quindi siamo abbastanza fiduciosi. Tra l’altro quando siamo tornati in acqua a Palma, una settimana dopo la chiusura del Mondiale australiano, ci siamo allenati con gli inglesi campioni iridati in carica e abbiamo avuto ottimi segnali”.
Come vivete la rivalità con Bissaro-Frascari per la selezione olimpica? È uno stimolo in più per alzare ulteriormente l’asticella oppure rischia di bloccarvi un po’ a livello psicologico?
“Sicuramente è uno stimolo importante, nel senso che la qualità dei nostri allenamenti è sempre stata molto alta. Dall’altra parte però bisogna capire – ma questo è un compito della Federazione, non nostro – quando è il momento di chiudere la partita e lasciare il tempo a uno dei due equipaggi di preparare l’Olimpiade, che è una cosa non semplice e che porta via un sacco di tempo. Soprattutto, il fatto di essere continuamente in competizione con il tuo avversario diretto per poter partecipare all’Olimpiade non ti permette di mettere da parte i materiali migliori e di sperimentare qualcosa di nuovo perché sai di dover essere competitivo ad ogni regata”.
Allargando il campo alle altre nazioni, quali sono invece gli avversari che temi di più in vista delle Olimpiadi?
“Sicuramente l’inglese (John Gimson, ndr) ha dimostrato una grandissima costanza, nel senso che forse non è mai uscito dai primi cinque nelle ultime regate, poi anche l’australiano (Jason Waterhouse, ndr) ha detto la sua ma è stato un po’ meno costante. Mi ha stupito molto l’equipaggio danese ad Auckland, anche se non è riuscito a riconfermarsi in Australia, inoltre ci sono gli spagnoli che hanno degli ottimi spunti di velocità ma peccano ancora un po’ di costanza nelle varie regate. In tutto questo c’è Lange, che è noto per riuscire a tirar fuori il meglio di sè nei momenti di massima tensione degli avversari e quindi mi aspetto molto da lui”.
Sul campo di regata olimpico di Enoshima siete sempre saliti sul podio nei vari eventi internazionali disputati. Ci puoi descrivere quel contesto di gara ed i motivi per cui vi trovate così bene a Enoshima?
“A parte il clima, che è molto molto caldo ed è quasi fastidioso, il campo di regata è caratterizzato da vento termico e onda formata. In quel tipo di condizione noi abbiamo un buon margine di velocità, quindi ci troviamo parecchio a nostro agio“.
Tu hai già partecipato alle Olimpiadi di Rio nel 2016 nella classe 49er insieme a Pietro Zucchetti, chiudendo in 14ma posizione. Credi che quell’esperienza possa tornarti eventualmente utile a Tokyo specialmente dal punto di vista emotivo?
“Sicuramente ho imparato tantissimo dalla prima Olimpiade, che ovviamente non è una regata come le altre. Sono sicuro che quell’esperienza sia stata molto importante ed infatti quando sono tornato a casa ho messo giù una serie di errori commessi in modo da non ripeterli in futuro. In quell’occasione mi sono accorto che l’Olimpiade purtroppo non la costruisci nell’ultimo periodo, quello in cui sei selezionato, ma negli anni precedenti. Sono convinto quindi che a questo giro il lavoro fatto negli anni precedenti all’Olimpiade sia stato molto buono”.
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erik.nicolaysen@oasport.it
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Foto: FIV