Karate

Sara Cardin: “Costretta ad allenarmi in salotto! Proverò nuove mosse per Tokyo 2021. L’Italia del karate sarà un fiore all’occhiello”

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Sara Cardin non è solamente una karateka, anzi una grandissima karateka per essere più precisi. L’atleta veneta racchiude in sé anche tantissime sfaccettature e spunti interessanti. Oltre ad avere collezionato un palmarès che ha dell’incredibile nel kumité -55kg (medaglia d’oro ai Mondiali di Brema del 2014, quindi argento a Belgrado nel 2010, tre ori agli Europei di Atene 2010, Tampere 2014 e Montpellier 2016, più tre argenti ed un bronzo in altre edizioni, fino all’argento ai Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009 e il bronzo di Tarragona nel 2018) ha vissuto mille sfide e numerose vicissitudini nel corso della sua carriera. 

La nativa di Conegliano, località in provincia di Treviso che ha dato i natali anche al suo grande idolo Alessandro Del Piero, ha sempre affrontato ogni avversità a testa alta, con il carattere che solo i grandi campioni sanno sfoggiare e con la chiara intenzione di non mollare mai. Certi risultati, dopotutto, non si ottengono per caso. Sara Cardin, inoltre, contava di allungare la sua infinita bacheca con l’assalto alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Purtroppo, la pandemia ha cancellato questi progetti con un colpo di spugna e ha stravolto il mondo intero, anche quello dello sport. Andiamo, quindi, a conoscere come la nostra portacolori stia affrontando questo periodo di inattività e quali saranno i suoi prossimi obiettivi a medio e lungo termine.

Sara, in teoria in questo momento dovreste essere nel bel mezzo della stagione agonistica, invece il karate è in stand-by in attesa di una difficile ripartenza. Come sta vivendo questo momento una atleta del tuo calibro?

“Sicuramente non sono state settimane semplici. Non è facile rimanersi chiusi in casa per giorni e giorni senza potersi allenare come si vorrebbe, senza poter affrontare i compagni e, in poche parole, senza poter fare la vita di sempre. L’aspetto più complicato penso sia stato lo slittamento delle Olimpiadi, ma l’emergenza sanitaria globale, che è ancora in atto, non poteva essere affrontata diversamente”.

Come hai vissuto questo lungo periodo di lock-down?

“Essendo una persona che non ama stare con le mani in mano, ho provato a passare il mio tempo in maniera costruttiva. Mi sono allenata, per quanto possibile, quindi ho cercato di coltivare alcuni hobby. Mi sono messa d’impegno a perfezionare la lingua inglese, ho imparato a suonare la chitarra e, sostanzialmente, ho fatto di tutto per tenermi impegnata”.

Tra chiusura totale prima e riaperture parziali poi, come hai potuto allenarti?

“Le prime settimane sono state un vero inferno. Al massimo potevo fare qualcosa in salotto e vi posso assicurare che non è certo l’ambiente ideale per lo scopo. Fortunatamente mio marito è anche il mio allenatore, per cui ho avuto modo di sfruttare questa possibilità, lavorando duramente con lui. Dopo il 4 maggio, invece, ho avuto modo di poter tornare ad allenarmi in palestra ed è stato tutto un altro mondo”.

Sotto quale punto di vista soprattutto?

“Tornare laddove ti alleni da sempre, rimettersi a piedi nudi sul tatami dopo tutto quel tempo, sono state emozioni incredibili per me. Da due settimane, quindi, ho ripreso a lavorare in solitaria. Spero, come sembra, che a breve possa di nuovo tornare ad allenarmi con gli sparring partner perchè quell’aspetto mi manca davvero tanto e per il nostro sport vuole dire molto”. 

La stagione del karate è stata letteralmente stravolta. Cosa ti attendi da questo 2020 a questo punto? Ci potrà essere azione sul tatami?

“Al momento la Federazione Internazionale non ci ha ancora fatto sapere nulla. Sinceramente gli scenari non sono particolarmente incoraggianti, dopotutto siamo uno degli sport di contatto per eccellenza, per cui per avere una ripartenza dovranno essere soppesate tantissime cose. Voglio sperare, quantomeno, che si possano disputare i Mondiali di Dubai di novembre, perchè concludere il 2020 senza nemmeno una gara sarebbe davvero triste e frustrante”. 

Tokyo 2020 purtroppo è stata rinviata, se tutto andrà bene, al 2021. Cosa cambia per il tuo percorso?  

“Sicuramente è stata una decisione che non mi ha fatto piacere. Nella mia carriera avevo sempre sognato di diventare campionessa del mondo e ci sono riuscita. Quindi, quando ho saputo che il karate sarebbe stato finalmente protagonista alle Olimpiadi, per giunta a Tokyo, patria di questa disciplina, ho subito voluto spostare il mio mirino sui Cinque Cerchi. A questo punto non dobbiamo fare altro che pensare al futuro. La qualificazione olimpica scatterà in primavera a rigor di logica, per cui cercherò di farmi trovare pronta. Un anno prima o un anno dopo non penso che farà particolari differenze dal mio punto di vista, anzi, visto il mio carattere proverò a guardare il bicchiere mezzo pieno e mi presenterò ancor più carica rispetto a quello che avrei fatto nel 2020. Dopo l’infortunio al ginocchio non ho potuto allenarmi in maniera capillare, per cui avrò modo e tempo per essere ancor più specifica nel mio lavoro, provando anche nuove mosse”.

Per una campionessa della tua portata, che ha vinto tutto quello che c’era da vincere, l’Olimpiade sarebbe il coronamento definitivo?

“Che dire, una Olimpiade è un grande sogno per ogni atleta. Per quello che ho fatto sino ad ora nella mia carriera non posso che essere soddisfatta, quindi vorrei spiegare la mia situazione con una metafora. Penso che la mia esperienza sportiva sia come una bella torta, alla quale manca solo la ciliegina sopra”.

In caso di risultato positivo, avendo raggiunto i 34 anni a quel punto, potresti anche iniziare a prendere in considerazione l’idea di fermarti?

“Se devo essere sincera non ho ancora fatto pensieri di questo genere. La mia mente è settata su Tokyo, dopodiché penserò al prossimo step. Nella vita, come nello sport, bisogna sempre essere combattivi e motivati. Senza questi aspetti non si può nemmeno iniziare. Dal punto di vista fisico, poi, mi sento in piena forma e pronta a dire nuovamente la mia. Dopotutto nell’ultima tappa di Premier League disputata, a Salisburgo, avevo vinto io. Per questo motivo voglio godermi questa avventura nel migliore dei modi e farò di tutto per colorare il mio sogno con la tonalità più importante”.

Quali saranno le rivali più temibili in vista di questa lunga rincorsa verso Tokyo?

“Nel kumitè -55kg siamo in cinque, sei atlete al vertice, tutte di alto livello. Ma, se devo fare un nome di quella che più temo, faccio quello di Sara Cardin – scherza – Non pensiate che sia un eccesso di autostima, ma è come affronto io lo sport. Se non sei sempre pronta a metterti in discussione e non hai voglia di migliorare giorno dopo giorno, non ha nemmeno senso parlare delle avversarie che, come detto, sono temibili”.

Come vedi, in generale, il movimento italiano in questo momento? Potremo dire la nostra in ottica Cinque Cerchi?

“Su questo non ho dubbi: il karate italiano è una garanzia. Il movimento è in buona forma e sono certa che farà bene anche a Tokyo. Abbiamo già 4 atleti qualificati e spero davvero che questo gruppo si possa rimpolpare adeguatamente. Contando che la battaglia per le medaglie sarà tra 10 atleti, non sarà un miraggio puntare al podio, per cui la nostra spedizione potrà davvero essere un fiore all’occhiello per i nostri colori e si potrà togliere soddisfazioni importanti”.

La tua carriera e la tua vita sottolineano perfettamente il tuo status di “guerriera” che ha saputo avere la meglio di infortuni e vicissitudini varie. Pensi che sia il miglior insegnamento per far ripartire anche la nostra Nazione dopo quello che è successo?

“Intanto non posso che dire che è motivo di orgoglio per me essere presa come un esempio positivo. La mia vita e la mia carriera sono sempre andate di pari passo con la stessa voglia di dare sempre tutto. Tu decidi di farlo, come decidi di vincere, o meno. Spero davvero che possano essere un messaggio positivo per tutti, in un momento come questo nel quale il nostro Paese ha vissuto, e sta vivendo, una sfida davvero durissima. Anche il titolo del mio libro ‘Combatti! Ho scelto di vincere’ (edito da Baldini e Castoldi, ndr), penso che sia calzante. Bisogna sempre rimboccarsi le maniche e guardare avanti, altrimenti non si vive più, e pensare positivo. Un modo ulteriore per elogiare anche il durissimo lavoro che in questi mesi hanno dovuto svolgere altri esempi da seguire come medici, infermieri o anche i miei colleghi dell’Esercito”.

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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Foto: Lapresse

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