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Seconda ondata Coronavirus: Italia, prendi spunto dalla Corea del Sud! Ecco come è stata evitata

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Come scrive “Il Giornale“, dopo le preoccupazioni di due settimane fa, la Corea del Sud è riuscita ad evitare una nuova ondata di contagi dovuti alla pandemia: ottima è stata la marcia indietro di Seul che, dopo averli riaperti, ha ordinato la nuova chiusura dei locali notturni della città, in seguito ad un nuovo picco di casi legato a bar e discoteche della capitale.

L’8 maggio stati confermati dodici contagi legati ad un 29enne, poi risultato positivo, che si era recato in cinque tra bar e club in un quartiere della capitale. I cosi accertati sono subito diventati 40 ed il sindaco di Seul è dovuto ritornare sui propri passi, ordinando nuovamente la chiusura di questi locali.

Il metodo con cui la Corea del Sud è riuscita a controllare i contagi è stato incentrato su un massiccio regime di test e rintracciabilità dei contatti, mentre non sono stati necessari il lockdown ed il divieto di viaggi al di fuori dei confini del Paese, infatti le scuole sono state riaperte già il 13 maggio.

Inoltre l’utilizzo massiccio di tecnologie avanzate è stata fondamentale per evitare nuovi contagi già da una settimana: sono stati inviati sms alla popolazione, chiedendo a chi avesse frequentato gli stessi locali del 29enne, di sottoporsi gratuitamente al tampone, per poi tracciare i contatti del ragazzo risultato positivo, individuando 160 contagi, compresi i primi 40.

Molto importanti sono stati i registri con i contatti dei clienti tenuti dai locali in questione, arricchiti dalla Polizia grazie alle ulteriori informazioni fornite dalle compagnie telefoniche, individuando le persone che erano entrate in contatto con il 29enne poi risultato positivo.

Queste informazioni sono poi confluite in un sito internet in cui le persone potevano verificare se fossero state esposte ad un possibile contagio, infine sono state molto importanti anche le app di tracciamento gratuite, che informavano gli utenti quando si trovavano a meno di 100 metri da uno dei luoghi visitati da una persona poi ammalatasi.

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roberto.santangelo@oasport.it

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Foto: LaPresse

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