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Triathlon, Alessandro Fabian: “L’aspetto peggiore ora è quello mentale. Mi farò trovare pronto per le Olimpiadi”

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Quando aspetti per quattro anni una stagione, un grande evento, e tutto svanisce all’improvviso, nella maniera più inaspettata e dolorosa possibile. Alessandro Fabian, punta di diamante del triathlon italiano, aveva grandi progetti per questo 2020 ma, come ben sappiamo, l’emergenza sanitaria che ha investito il mondo ha cancellato tutto, rinviando le Olimpiadi di Tokyo al 2021 e tirando una linea quasi definitiva sull’annata agonistica con World Series e World Cup pressoché azzerate. Tante speranze, tanti sogni e, soprattutto, tanti allenamenti e sudore che sono stati vanificati, o quasi. Quello che doveva diventare un anno speciale, nel quale provare a migliorare le prestazioni di Londra 2012 (decimo) e Rio de Janeiro 2016 (quattordicesimo), si sta trasformando in una lunga attesa “casalinga”. Letteralmente l’opposto di ciò che è la vita di un triatleta.

Alessandro, in questo periodo dovevate essere nel bel mezzo della stagione, iniziando il percorso vero e proprio verso i Giochi Olimpici, invece siete costretti a casa. Come state vivendo questa situazione?  

Direi che purtroppo nessuno si sarebbe mai potuto aspettare un anno simile, sotto tutti i punti di vista. In teoria dovevamo essere nel pieno dell’annata tra gare ed impegni importanti per iniziare davvero a puntare il mirino sulle Olimpiadi di Tokyo. Invece siamo costretti a stare chiusi in casa e provare a fare il massimo possibile a livello di allenamento”. 

Per uno sportivo che deve eccellere in tre discipline, una vera “macchina perfetta”, come si sta sviluppando il tuo allenamento?

“Nonostante non possa uscire di casa, sono riuscito a mantenere una routine di lavoro importante e un monte ore di tutto rispetto. Diciamo che non posso lamentarmi vista la situazione. A livello di corsa riesco a raggiungere quota 100 chilometri a settimana, mentre per quanto riguarda la bici sono sulle 16 ore di lavoro settimanali”.

Nel vostro caso l’annata si è dimostrata davvero particolare. Eravate ormai al termine della preparazione invernale e tutto è stato messo in standy-by. 

“Davvero un andamento beffardo. Il mio percorso aveva preso il via con tre mesi di ritiro invernale a Fuerteventura (Spagna, ndr) quindi, visto il posticipo della tappa inaugurare delle World Series di Abu Dhabi, siamo andati direttamente in Florida a Clermont per il raduno che era già previsto. Purtroppo, dopo due settimane e mezzo di lavoro, è arrivata la notizia del lock-down anche negli Stati Uniti, per cui siamo dovuti tornare in Italia per non rimanere bloccati dall’altra parte dell’oceano”.

Come sei riuscito a far fronte a questa situazione a livello di preparazione?

“Ho vissuto la prima parte della mia quarantena vicino a Bassano del Grappa e ho avuto un colpo di fortuna non da poco. Il mio vicino di casa mi ha messo a disposizione un campo tutto per me della lunghezza di 350 metri nel quale potevo allenarmi senza alcun problema. Come detto in precedenza per quanto riguarda corsa e bici sono stato in grado di proseguire con il mio standard abituale, ma di sicuro mi manca il nuoto”. 

Per un triatleta che vive i suoi allenamenti e le gare sempre all’aria aperta, questa sosta forzata in casa quanto può segnare?

“Dal mio punto di vista non è che la vita mi sia stata rivoluzionata. Siamo spesso in giro per il mondo, certo, ma la nostra vita è allenamento. Non pensiate che nei tre mesi a Fuerteventura possa avere avuto molto tempo per divertirmi. Ogni giorno ci alleniamo dalle tre alle sei ore e le rimanenti le usiamo per riposarci e ricaricare le batterie in vista del giorno successivo. Ero molto “casalingo” prima e lo sono anche ora”.

La pandemia ha bloccato tutto il calendario per mesi. Che idea ti sei fatto della stagione? Si riuscirà a gareggiare prima o poi?

“Se torneremo a fare sul serio, e al momento non mi pare proprio che ci sia nulla di concreto, penso che avremmo bisogno di un paio di mesi per tornare al massimo livello. Per questo 2020 la grande incognita sarà solamente a livello mentale. Sul fronte fisico, chi più chi meno, tornerà al proprio regime, ma è la mente il vero ago della bilancia. Ogni anno, quando rimettiamo in moto il nostro fisico, la differenza arriva dall’aspetto psicologico. Essere concentrati, determinati, pronti a faticare giorno dopo giorno: queste sono le parole chiave. A volte riesce facilmente, a volte meno, ma si deve fare. Ad ogni modo non sappiamo davvero come si potrà sviluppare questa stagione. Tutto è sospeso fino al cuore dell’estate, per cui ad occhio e croce, e se tutto andrà per il verso giusto, potremmo disputare qualche gara a settembre e ottobre, soprattutto pensando al Mondiale”.

Questo 2020 doveva condurvi verso Tokyo per la tanto agognata rassegna con i Cinque Cerchi. Come hai vissuto la notizia del rinvio?

“Sicuramente si è trattata di una decisione che ha scosso tutti noi. Nei primi momenti confidavo che le Olimpiadi, quantomeno, potessero essere rinviate ad ottobre, ma penso che la scelta di spostare tutto al 2021 sia quella corretta. Sinceramente non mi sono particolarmente arrabbiato per questo rinvio, l’ho preso con filosofia, diciamo. Se non sarà 2020 sarà 2021 mi sono detto. L’aspetto che più mi è dispiaciuto, però, è che mia moglie aveva preso l’aspettativa dal suo lavoro per stare al mio fianco lungo tutto il corso di questi mesi. Peccato, non li potrà sfruttare come avevamo sognato”.

Per un triatleta classe 1988, e che quindi nella prossima stagione spegnerà le 33 candeline, un anno di differenza potrebbe farsi sentire?

“Senza dubbio per un atleta che ha valicato la soglia dei 30 anni ogni nuova stagione ha un peso specifico differente. Proprio per questo voglio viverla come una nuova sfida, ancora più grande. Essere di nuovo in forma e pronto per l’appuntamento con i Cinque Cerchi anche a 33 anni. Dovrò essere impeccabile a livello mentale e fisico, allenandomi in maniera ancor più specifica e capillare. Per come sono fatto io, non vedo davvero l’ora di buttarmi in questa nuova avventura. Per il momento rimango concentrato su quello che sto facendo e incrocio le dita per una ripartenza in questo tribolatissimo 2020, per Tokyo c’è ancora tempo…”.

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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Foto: Alessandro Fabian 

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