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Vaccino Coronavirus potrebbe non servire? Il prof. Le Foche: “La pandemia finirà prima che sia pronto, già ora circola meno”

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L’Italia è uscita dal momento più critico della pandemia come dimostrano i numeri sul contagio negli ultimi giorni. Il nostro Paese ha fronteggiato la pandemia in due mesi serratissimi di lockdown e ora la situazione è decisamente migliore, anche se la vita è chiaramente diversa rispetto a come la ricordavamo visto l’obbligo dell’utilizzo della mascherina e del rispetto del distanziamento intepersonale.

La speranza è quella che arrivi presto un vaccino ma potrebbe non essere necessario come ha affermato il professor Francesco Le Foche, primario di immuno-infettivologia al day hospital del Policlinico Umberto I di Roma, in un’intervista concessa a “I Lunatici” su Rai Radio 2: “Siamo in zona Cesarini, cioè in una zona terminale della pandemia, i nostri comportamenti proprio per questo devono essere ancora più responsabili per avere uno sviluppo migliore nel periodo estivo. Il comportamento degli italiani è stato perfetto, al di là di queste movide che mi pare possano incidere non moltissimo sulla fase della pandemia perché la gran parte degli italiani si è comportata in modo ammirevole. Bisogna dare a questi ragazzi una comunicazione credibile e empatica per farli entrare in una forma mentis che sia rispettosa della salute pubblica. Servono i comportamenti giusti, bisogna entrare in una nuova forma della normalità, in cui si applichi l’educazione civica e fare in modo che questo periodo bruttissimo passi. Il quadro pare essere assolutamente confortante”.

Le Foche ha poi proseguito: “Io da clinico osservo i casi che arrivano al pronto soccorso e mi ero accorto dai casi che arrivavano che sembravamo delle sindromi meno aggressive rispetto a quelle che vedevamo qualche tempo prima. La deduzione che ne segue è che dopo il lockdown la quantità di virus che circola si è ridotta enormemente. Il quadro clinico potrebbe essere dato da una riduzione della carica virale che infetta il paziente. Il virus poi tende a ridurre la sua aggressività rispetto alla cellula che infetta. A Brescia, poi, è stato isolato un virus di tipologia diversa da quella che normalmente abbiamo visto. Anche in Cina sono stati visti un paio di virus diversi rispetto a quelli che sembrerebbero essere in campo in questa sindrome. Virus di questo tipo si replicano molto ma non sono così aggressivi“.

Il professore è stato molto chiaro sul vaccino: “La fine dell’emergenza? Io credo che arrivi prima del vaccino. Ma il vaccino non può essere messo in dubbio in termini teorici concettuali, è stato alla base della sconfitta delle malattie infettive più importanti. Sul vaccino siamo a buon punto, ci sono già dei vaccini che sono stati anche iniettati e hanno prodotto degli anticorpi neutralizzanti. Valutiamo chi riesce a produrre un vaccino più efficace e poi valuteremo. Il concetto di vaccino è un baluardo per la salute pubblica. Seconda ondata? Non sappiamo se accadrà, ma siamo pronti. Abbiamo interpretato tante cose di questo virus, non mi preoccupa una seconda ondata“.

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stefano.villa@oasport.it

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Foto: Lapresse

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