Atletica
Atletica, Tommie Smith sul razzismo: “Provo gli stessi sentimenti del 1968, è terribile”
Tommie Smith, soprannominato “The Jet“, non entrò nella storia dell’atletica leggera solo perchè alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968 si aggiudicò la prova dei 200 metri in 19″83, stabilendo il nuovo record del mondo. L’atleta americano e il connazionale John Carlos (bronzo in quella sede) si resero protagonisti della protesta politica-sociale in ambito sportivo più famosa: salirono sul podio scalzi e ascoltarono il loro inno nazionale chinando il capo e sollevando un pugno con un guanto nero, a sostegno del movimento denominato Olympic Project for Human Rights (Progetto olimpico per i diritti umani) e, più in generale, del potere nero. Un gesto che destò scalpore, al punto che Avery Brundage, presidente del CIO in quel periodo, lo considerò fuori luogo ritenendo che la politica dovesse rimanere estranea ai Giochi olimpici. Molti lo deprecarono, credendo che avrebbe messo in cattiva luce l’intera rappresentativa statunitense e recato danno alla nazione americana. Altri, invece, espressero solidarietà ai due atleti.
Ecco che quei giorni e quei pensieri, così lontani, tornano a bussare alla porta, visto quanto è avvenuto nel caso della morte di George Floyd, con le reazioni della comunità afroamericana. “Provo ancora quei sentimenti, ed è terribile che questi sentimenti che ho provato adesso si stiano manifestando“, le parole di Smith in una intervista al New York Times, aggiungendo: “Ci sono stati atleti che si sono messi in ginocchio, poi dei calciatori che si sono messi in ginocchio, e poi ci sono stati omicidi e poi dei morti. Mi riporta tutto al podio di Città del Messico perché quelle erano le stesse sensazioni che avevo allora” (fonte: Ansa). Un clima molto teso si respira negli States e nel mondo, condizionato sicuramente anche dalla diffusione dalla famigerata pandemia.
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: LaPresse