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Biathlon, Andrea Zattoni: “Staff confermato non per accontentare Dorothea Wierer, ma perché funziona. Bormolini può ancora dare molto”

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Andrea Zattoni, tecnico della squadra A nazionale di biathlon, ha preso parte quest’oggi al primo raduno stagionale in val Martello. Classe 1987, con alle spalle una carriera da atleta nello sci di fondo nelle Fiamme Gialle, Gruppo Sportivo nel quale ha già ricoperto i ruoli di tecnico dei materiali ed allenatore sempre nel fondo, è approdato alla nazionale del biathlon dalla stagione 2018-2019, accompagnando Andreas Zingerle; con lui in questa stagione figureranno anche Klaus Hollrigl e Nicola Pozzi. Con il tecnico fiemmese abbiamo approfondito alcuni temi della preparazione degli azzurri, senza dimenticare i risultati raggiunti nella scorsa stagione in Coppa del Mondo e soprattutto ai Mondiali di Anterselva.

La scorsa stagione, come la precedente, è stata molto positiva per la nazionale azzurra e soprattutto per Dorothea Wierer, che ha saputo confermarsi al vertice della classifica generale, oltre alle quattro medaglie conquistate ai Mondiali. Sei soddisfatto di come è andata la stagione degli azzurri del biathlon, in particolare del gruppo Elite che hai seguito da vicino?

“Sicuramente i risultati di Dorothea sono stati l’insieme di tante cose che si sono incastrate al meglio ed hanno coronato tutto il lavoro svolto. Anche gli altri ragazzi hanno lavorato molto bene durante tutta la stagione, hanno ottenuto delle buone prestazioni, ma, per un motivo o per l’altro, sono mancati risultati di spicco di carattere individuale, sebbene Lisa Vittozzi sia emersa in parte nel finale di stagione”.

Quanto è stato difficile a livello atletico e mentale preparare i Mondiali per gli azzurri, con Lukas Hofer e Dorothea Wierer che soffrivano di sciatalgia, Dominik Windisch con il problema alle costole accusato ad Oberhof e Lisa Vittozzi che aveva faticato molto in stagione a ritrovare se stessa? Nonostante abbiano tutti e quattro ben figurato durante la staffetta mista, potendosi giocare l’oro nell’ultima serie e rompendo il ghiaccio con il medagliere, dalla sprint in poi Dorothea è salita di colpi, mentre gli altri azzurri, se escludiamo un paio di lampi di Lisa, non sono riusciti ad esprimersi al massimo nella rassegna iridata.

“Dal punto di vista atletico, all’approcciarsi dei Campionati del mondo, gli atleti erano in buone condizioni fisiche e il piccolo periodo di preparazione che abbiamo svolto ad Obertilliach nel complesso è andato bene. Dal punto di vista psicologico sapevamo di essere di fronte ad un appuntamento molto importante, ma i ragazzi come sempre hanno svolto la preparazione con il giusto approccio. Dopodiché, come detto prima, sappiamo che il risultato non sempre è matematico, ma comunque tutti hanno dato il massimo”.

Nelle interviste e nei bilanci di fine stagione Dorothea era stata categorica sulla riconferma dello staff tecnico come base per la continuazione della sua carriera, in questo senso la FISI ha optato per la conferma del quadro tecnico della squadra A, senza la separazione del team Elite. Quanto ti ha fatto piacere la riconferma dopo i primi due anni nello staff, dando così continuità al tuo lavoro verso Pechino 2022?

“Sia a livello professionale che personale penso sia una cosa molto piacevole da sentirsi dire. Tuttavia non penso che sia stato un ‘accontentare’ Dorothea, ma piuttosto una volontà di dare continuità ad un sistema ricostituito due anni fa e che sembra stia funzionando bene. Poi ovviamente c’è sempre da essere critici con il proprio lavoro per cercare di migliorare”.

Il tuo attaccamento a questa squadra ha avuto soprattutto evidenza, inquadrato dalle telecamere, nell’ultimo giro dell’individuale femminile dei Mondiali, dove affianchi Dorothea nella salita dall’uscita dal bosco e poi la insegui anche in discesa: una scena che ha ricordato il ciclismo, ma in quel momento era la spinta emotiva dello staff e del pubblico di casa verso la sua seconda medaglia d’oro…

“Sono situazioni in cui in tecnico cerca di offrire quel poco”che può ai propri atleti, anche perché c’è talmente tanto rumore e tifo che gli atleti fanno fatica a sentire anche le indicazioni. Penso comunque che quelle immagini abbiano avuto molto riscontro, in quanto Dorothea stava svolgendo un’ottima gara, ma vi assicuro che noi cerchiamo di offrire sempre il massimo supporto/sostegno a tutti gli atleti in gara”.

Con Mirco Romanin, allenatore responsabile della squadra Juniores/Giovani, ho visto che avete condotto un incontro online organizzato dalla Fidal che metteva a confronto biathlon e sci di fondo proprio dal punto di vista atletico, in particolare sia durante la preparazione che nel periodo delle gare: quanto è importante avere sinergia tra gli sport di fatica per poter condividere idee e risultati? 

“Come ha spiegato Mirco nella recente intervista, nel tempo abbiamo costruito un bellissimo rapporto personale e professionale. Soprattutto la seconda componente penso risulti fondamentale nel processo di sviluppo a lungo termine di un movimento sportivo, in quanto la formazione e l’approccio che lui riesce a trasmettere ai ragazzi più giovani inseriti nella sua squadra sarà poi l’approccio sul quale i tecnici delle squadre maggiori costruiranno il lavoro per ottimizzare le massime prestazioni. Il webinar organizzato dalla Fidal è stato per noi un modo importante per condividere le nostre esperienze. Alla fine penso che la resilienza negli sport di fatica sia una componente fondamentale, che può essere costruita e coltivata fin dalle categorie giovanili”.

Per quanto riguarda il tuo rapporto con Mirco, dal momento che siete tra i tecnici più giovani e forse con le idee più innovative per poter lavorare sulla tecnica con gli atleti, vi confrontate spesso?

“Ci sentiamo molto spesso e riusciamo a condividere e a stimolarci a vicenda con idee nuove sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista della programmazione. Inoltre penso ci sia una cosa fondamentale che accomuna il nostro lavoro, ovvero la passione e la volontà di trasmettere concetti semplici e di rapida applicazione”.

Come si riparte in questa preparazione con gruppi di lavoro diversi? Dal momento che sarete divisi come gruppi di lavoro per area geografica, essendo il biathlon uno sport individuale, non dovrebbe soffrire troppo del discorso di prossimità e assembramenti. Sarà più difficile organizzare un ritiro all’estero, ma fortunatamente sul territorio ci sono strutture all’avanguardia che vi possono ospitare. 

“Quest’anno abbiamo deciso di fare un investimento a medio-lungo termine costruendo una squadra con molti giovani. La distribuzione geografica dei nostri tecnici ed atleti ci permette di organizzare dei gruppi di lavoro in determinate zone in modo da poter seguire gli atleti anche quando non sono in raduno. Ora che siamo ormai entrati nella famosa Fase 3, siamo pronti per iniziare il primo raduno collegiale con tutta la squadra, vedremo come va”. 

Come hai ben detto la squadra che è stata composta per questa stagione è diversa da quella che hai gestito lo scorso anno, dal momento che si sono aggiunti diversi giovani interessanti che hai avuto modo di valutare in alcune tappe di Coppa del Mondo, formando quindi un mix di gioventù ed esperienza. Ci saranno in questo senso carichi di lavoro diversi oppure si cercherà di uniformare il più possibile il lavoro atletico e di forza?

“Stiamo parlando di un progetto a medio-lungo termine e quindi sarà fondamentale creare una base solida ai ragazzi per poterli costruire per il futuro. La linea programmatica sarà unica, ma sicuramente avendo dei ragazzi che provengono da percorsi personali diversi non mancheranno le individualizzazioni, sia sui carichi che sui metodi”.

A proposito, torno sul tema dei macro-cicli di lavoro di preparazione, pensi che il lock-down possa incidere sulla preparazione o sulla programmazione, penso ad esempio al micro-ciclo di agosto-settembre che è quello legato all’intensità, finalizzato ai Campionati Italiani estivi? 

“Non penso che ci saranno particolari modifiche dal punto di vista della programmazione. Come detto prima facendo cose semplici si riescono a modificare, in caso di necessità, in maniera molto dinamica. Per quando riguarda le competizioni estive, per noi non rappresentano un obiettivo principale del lavoro, ma piuttosto uno strumento di verifica del lavoro precedentemente effettuato”.

Tra le esclusioni più eccellenti dal gruppo di lavoro principale ci sono Federica Sanfilippo e in particolare Thomas Bormolini, con il quale hai lavorato nel gruppo Elite nella passata stagione per potergli permettere la miglior preparazione in vista della stagione. Pensi che questo aspetto di discontinuità possa penalizzarlo in vista della stagione invernale oppure motivarlo ancora di più?

“Come detto più volte la volontà della Federazione è stata quella di investire risorse e mezzi per un progetto a medio-lungo termine attraverso il coinvolgimento di molti ragazzi giovani. Con Thomas avevamo intrapreso un percorso per cercare di colmare alcune lacune che avrebbero potuto portargli giovamento. Ovviamente con atleti evoluti ed esperti i cambiamenti necessitano di maggior tempo per essere appresi e metabolizzati e quindi penso che il lavoro intrapreso avrebbe potuto portare maggiori frutti durante questa stagione. Inoltre interrompere il lavoro con un atleta dopo un solo anno non è mai piacevole, anche perché una sana e serena continuità garantisce maggiori possibilità di raggiungere i propri obiettivi. Tuttavia il potenziale di Thomas rimane elevato e le possibilità di potersi confermare ad alto livello sono sempre aperte”.

Il passaggio di Stina Nilsson dal fondo al biathlon che stimoli può dare al team azzurro, che focalizzerà l’obiettivo stagionale per i Mondiali di Pokljuka 2020?

“Sicuramente il passaggio di Nilsson al biathlon è un segnale importante di quanto questo sport risulti appetibile, non solo dal punto di vista mediatico, ma anche dal punto di vista attrattivo per i cugini del fondo. Detto ciò, abbiamo una squadra molto motivata e focalizzata sui propri obbiettivi e quindi, a prescindere da Nilsson, penso che il livello di determinazione di ognuno sarà molto elevato”.

La prossima stagione di Coppa del Mondo si presenta ancora più impegnativa a livello di logistica, considerando che nel primo mese di gare si gareggerà in quattro località diverse e che dopo i Mondiali di Pokljuka (Slovenia) si viaggerà in Cina per la tappa pre-olimpica di Pechino.

“Quest’anno ci sarà l’inserimento di una località in più rispetto agli anni in precedenti, quindi fondamentalmente uno spostamento infrasettimanale in più. Inoltre la tappa cinese, per spostamenti, fuso orario e località completamente nuova sarà una bella novità”.

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nicolo.persico@oasport.it

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