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Calcio, Gabriele Gravina su ripresa Serie A: “Comprendo i tifosi, ma non possiamo attendere il vaccino. Ci sono 100.000 persone che lavorano nel settore”

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La ripartenza del campionato di calcio di Serie A è sempre più vicina. La ripresa, prevista il 20 giugno, sarà preceduta dalle semifinali di Coppa Italia che dovrebbero tenersi il 13-14 giugno, anche se le polemiche non mancano per il poco tempo dedicato al recupero, visto che il 17 sarà in programma la Finale.

Criticità che non sono certo una novità per il presidente della Figc Gabriele Gravina, abituato a dover decidere in un clima di contrarietà. “Ho vissuto un conflitto interiore nei drammatici momenti del virus, ma lì bisognava capire se dovevamo compromettere il nostro movimento in maniera definitiva“, le parole di Gravina (intervistato da Il Romanista). Il n.1 della Federcalcio ha voluto ribadire ancora una volta come la decisione di tornare in campo sia stata dovuta una presa di responsabilità funzionale a tutto il sistema. I tifosi, da questo punto di vista, si sono fatti sentire e i gruppi organizzati hanno manifestato aperta contrarietà: “E’ una dimensione economica enorme che richiede responsabilità. Capisco i tifosi, ma non si può aspettare il vaccino. Non volevamo prenderci degli ‘scemi“, ha ammesso il massimo dirigente del “Pallone” italiano.

In particolare, le argomentazioni dei tifosi sono quelle di aver messo davanti a tutto una motivazione a discapito della salute. Non è di questo avviso Gravina che ha precisato: “Il calcio riparte perché è una speranza per tutto il Paese. I tifosi hanno ragione e li capisco, ma come si può pensare che mentre tutto il Paese riparte il calcio stia fermo, ripartendo poi ad agosto o settembre? Bisogna ripartire convivendo in qualche modo con il virus, non si può aspettare il vaccino. Ci sono 100.000 persone che lavorano nel settore. A livello internazionale stanno ripartendo tutti, io non volevo prendermi il titolo de L’Equipe “Come degli scemi” e non ce lo facciamo dire. Onoreremo chi non c’è più e chi soffre per i lutti“. E poi una precisazione sull’algoritmo che, stando alle ultime indiscrezioni, potrebbe essere la principale alternativa in caso di interruzione definitiva del campionato: “Forse non sono stato bravo a far capire l’algoritmo. Quello porterebbe alla classifica ponderata, quello degli inglesi che sono arrivati dopo e ora tutti dicono che è il loro modello. Non ci sarebbe alcuna discrezionalità“.

 

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Foto: LaPresse 

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