Ciclismo
Ciclismo, Daniel Oss: “Sagan un sognatore e un amico vero. La gente deve divertirsi: ci adegueremo al calendario”
Lo scorso 4 maggio, il giorno che ha segnato la parola ‘Fine’ alla quarantena italiana, il portacolori della BORA-Hansgrohe Daniel Oss ha voluto raccontare ‘a suo modo’, tramite un video apparso sul suo profilo Instagram, i 60 giorni di isolamento che ha trascorso nella sua casa in Trentino, precisamente ad Arco. Tra rulli, piatti di pasta e qualche strimpellata alla chitarra, il quattro volte medagliato ai Campionati del Mondo nella prova della crono a squadre, uno dei corridori più eccentrici del gruppo e fedelissimo gregario, ha raccolto in 1’40” la sua quarantena, prima di ritornare in sella. Una ripresa ‘tentennante’, in cui si è lasciato andare ad una caduta goliardica che rappresenta, a suo modo, la semplicità e la spensieratezza della vita da corridore di Daniel.
Il trentatreenne, cresciuto nel vivaio della Zalf e passato professionista nel 2009 con la Liquigas, nel 2013 è approdato alla BMC, con cui ha affrontato cinque stagioni, prima di ritrovarsi, nel 2018, ad affiancare nuovamente, e come ai vecchi tempi, un amico speciale, il tre volte campione del mondo Peter Sagan, di cui Daniel è anche uno dei suoi uomini squadra più fidati in BORA-Hansgrohe. Oss ha parlato anche di questo nell‘intervista che ha rilasciato in esclusiva per noi di OA Sport, soffermandosi anche sulla prima uscita post lockdown e di quello che ne sarà di questo 2020 completamente stravolto; ma che al contempo gli sta regalando una gran voglia di divertirsi e di far divertire.
Come hai vissuto la tua quarantena? La tua vita quotidiana oltre agli allenamenti.
“Ora come ora questa quarantena sembra lontana. Dal punto di vista atletico, mi sono tenuto in forma facendo ‘lo stretto necessario’ con i rulli, la palestra, il corpo libero. Privilegiavo quelle cose che non si fanno mai durante l’anno. Tutto questo non mi ha portato via tanto tempo, quindi passavo le mie giornate in cucina, in giardino, o facevo una piccola passeggiata vicino a casa. Non avevo un granché da fare. Alla fine la quotidianità è diventata un po’ noiosa rispetto allo standard. ‘Noiosa’ tra virgolette, perchè stavo bene. Avevo qui la mia ragazza e sentivo spesso i miei amici. L’unica cosa che mi ha pesato è stato passare un periodo così lungo a casa e non poter vedere i miei genitori, che alla fine erano poco distanti”.
Com’è stata la prima pedalata su strada post-lockdown?
“La prima uscita è stata proprio verso casa dei miei genitori. Comunque sia, la prima pedalata su strada è stata strana. Ho fatto quel video divertente fingendo una caduta, però l’essenza era un po’ quella, perchè mi sentivo ‘in bilico’. Stando sempre fisso sui rulli, mi sentivo un po’ strano. Alla fine è stata bella. Mi mancava il vento, il profumo della natura, le salite, ogni frenata, ogni curva, quei giochi stupidi che facciamo sempre tra noi amici. Mi mancava anche fare tante ore in bici. Quel giorno ne ho fatte circa cinque pranzando anche dai miei. È stato liberatorio”.
Cosa ne pensi del nuovo calendario UCI? Da dove ripartirai?
“In questo momento, facendo un pensiero generale che va al di là della programmazione delle corse, la cosa più importante è correre; in qualsiasi modo. Ad un certo punto mi sono detto: ‘Qua dobbiamo gareggiare, fare qualcosa’. Poi, quando è uscito il calendario, mi sono reso conto che è una programmazione ristretta, difficile, che può avere tutti i difetti del mondo, ma alla fine è un calendario; questo è l’importante. Fa niente se sarà difficile farlo, se è compatto, se dobbiamo fare i salti mortali e correre giorno e notte per tre mesi. Ripeto, l’importante è correre, far vedere che ci siamo, far divertire la gente sui divani di casa. Anche se ci fosse la possibilità di disputare le corse a porte chiuse, ok, prenderò il respiro, ne sarò dispiaciuto, ma al contempo ci sarà più gente davanti alla tv? Faccio un esempio. In ogni caso lo spettacolo ci sarà comunque. Baserò la mia stagione su questo. Chiaramente ci saranno corse importanti l’una accavallata all’altra, disagi con gli spostamenti, nuovi protocolli su come muoversi e gestire gli eventuali spettatori. Per quanto mi riguarda, vedendo un po’ il calendario, dovrei riprendere da dove ci siamo lasciati, quindi dalla Strade Bianche, poi Milano-Sanremo. C’è anche spazio per programmare il Tour de France e le Classiche. Spero che la squadra possa darmi fiducia nel poter fare queste bellissime corse che ritengo essere le più importanti. Sto lavorando per essere pronto al 100%”.
Come si muoverà la BORA-Hansgrohe per i Grandi Giri?
“Non so dirlo con precisione. So che comunque chi aveva un ruolo importante prima, lo manterrà anche in questo caso. Ad esempio Buchmann, che l’anno scorso è arrivato quarto al Tour de France, avrà la priorità di potersi programmare la Grande Boucle. Anche se andrà tenuto conto della vicinanza tra tutte e tre le grandi corse a tappe. Majka potrebbe fare il Giro, ma quindi non la Vuelta. C’è anche l’incognita dei Mondiali. Questi discorsi sono ancora un po’ campati per aria. Dopo il primo ritiro che faremo a breve decideremo un po’ tutto a tavolino. Questi due mesi saranno importantissimi per vedere la progressione del Coronavirus e, in base alla conferma di ogni gara, sarà possibile programmare tutto quanto; anche a seconda dei vari corridori”.
Parliamo di Peter Sagan: che evoluzione ha avuto in questi ultimi anni?
“Io l’ho conosciuto come un ragazzino piuttosto spensierato che non conosceva nulla del ciclismo, se non che c’era un mezzo con ruote e pedali e lui spingeva più che poteva. Questo lo fa ancora, ma chiaramente la sua è stata una escalation esponenziale sin dalla prima stagione da professionista, nel 2010, con le vittorie di tappa alla Parigi-Nizza che hanno segnato un cambiamento radicale. Da lì è partito il suo nuovo carattere, che, a parer mio, è diventato più forte. Perchè mentalmente si è evoluto in un uomo che ha saputo gestire tantissime pressioni, con i contratti in crescita, l’aumento delle responsabilità, il render conto a tutti, l’aspetto pubblico, in cui non poteva dire o fare niente senza che tutti lo sapessero. Era molto esposto. Ma questo non l’ha reso più vulnerabile, anzi, a lui è sempre piaciuto, ha sempre voluto crescere. È sempre stato affamato, quindi la sua mentalità spensierata e sognatrice c’è ancora. I tre Mondiali non li vinci se non hai una motivazione dentro che ti porta a volerlo fare. Come amico, è un ragazzo che trasporta anche la sua mentalità anche nel lavoro. Come leader è premuroso, incoraggiante, sprona molto e questo lo è anche da amico. Se ti vede che sei giù di morale, hai qualcosa che non va, o se sei comunque felice, lui c’è e ha sempre una parola buona, ti ‘bastona’ se ce n’è il bisogno, o sorridere se c’è da festeggiare. Lui è un atleta che, a parer mio, rispetto ad altri, si è evoluto a tutto tondo. È chiaro che è difficile stare simpatici a tutti, le critiche ci sono sempre, ma io lo capisco. Ad esempio, io che giro con lui per tutto il mondo, in questi anni non c’è mai stata una volta che qualcuno non gli abbia chiesto qualcosa. Io capisco il suo punto di vista, lo percepisco. Magari è pesante come cosa, ma lui cerca sempre e in tutti i modi, molto spesso con un sorriso o una battuta, di accontentare tutti. Ecco, la sua evoluzione l’ha portato a metabolizzare questa vita totalmente nuova; perchè alla fine alcuni lo invidiano, altri no. È dura. Lui è stato capace di integrarsi benissimo, è anche diventato padre, diventando oltre che atleta, anche un uomo. È stato capace di incastrare tutto”.
Le possibilità di Vincenzo Nibali al Giro d’Italia.
“È una previsione molto personale. Sicuramente, conoscendolo, il Giro d’Italia ce l’ha nel cuore, ce l’ha sempre avuto nel mirino, come punto fermo. Poi c’è anche di mezzo l’ipotesi del Mondiale in Svizzera, il fatto che non è ancora riuscito a vincerlo. Non lo so, potrebbe essere una doppietta interessante. Non è uno che scarta, anzi, che aggiunge. Quindi, perchè no? Non sarebbe male. Siamo tutti freschi, pieni di energia. Potrebbe puntare a due obiettivi così e, a questo punto, o la va o la spacca”.
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lisa.guadagnini@oasport.it
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Foto: © Bora-hansgrohe / VeloImages (da ufficio stampa)