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Ciclismo, Sonny Colbrelli: “Salterò il Giro d’Italia per puntare alle Classiche. Sogno il Fiandre, Nibali e Landa mi hanno impressionato”

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Dopo due mesi infernali di quarantena, giornate cupe, amare e incerte, la fine del lockdown di Sonny Colbrelli è stata ravvivata dall’arrivo, lo scorso 3 maggio, del suo secondogenito Tomaso. Dopo la piccola Vittoria, nata due anni fa, il corridore bresciano e la sua compagna Adelina hanno vissuto la gioia più grande in un momento così difficile della vita di tutti noi. Una motivazione in più per il trentenne della Bahrain-McLaren, che è pronto più che mai a ricominciare a battagliare in questa stagione così strana, in questo 2020 da resettare, dove gli impegni su strada si accavalleranno l’uno con l’altro. Sonny ha rilasciato un’intervista in esclusiva ad OA Sport in cui ci ha raccontato ciò che ne sarà della sua ripresa delle corse, delle sue ambizioni, i suoi programmi, del proprio futuro e di quello del ciclismo italiano.

Com’è stata la prima pedalata post lockdown? Che sensazioni hai provato?

“Mi sono ritrovato un po’ spaesato. Sono uscito dal cancello di casa, mi sono alzato sui pedali e sembrava che avessi lo sterzo ‘molle’. Mi sentivo strano. Mi dava fastidio anche il casco. Però è stata una bella sensazione di libertà, come un bambino al primo giorno di scuola. Perchè sai, passare due mesi chiusi in casa, sui rulli, beh, non ne potevo più”.

Come commenti il nuovo calendario dell’UCI?

“Preciso una cosa, che questa è una mia opinione personale; comunque sia, diciamo che per poter salvare le gare più importanti, ossia le Classiche e i Grandi Giri, purtroppo hanno fatto un calendario molto ristretto, accavallando un po’ di corse. Io avevo in programma, come ogni anno, le Classiche, e poi di ritornare al Giro d’Italia dopo tre anni di assenza. Ma sfortunatamente adesso, con la concomitanza tra il Giro e le Classiche, penso che salterò la Corsa Rosa; perchè le Classiche sono importanti sia per me che per la squadra. Adesso magari, nel mio caso, anche il Tour de France è un po’ incerto. È un calendario molto intenso, ma alla fine dobbiamo farlo andar bene per uscire da questa crisi”.

Da dove ripartirà la tua stagione?

“In teoria, parlando con la squadra, con la Strade Bianche e la Milano-Sanremo, se ne daranno la conferma per l’8 o il 22 agosto. Saranno queste le prime gare”.

Come vedi il nuovo ciclismo che dovrete affrontare tra qualche settimana? Hai paura dei contagi?

“Sicuramente la situazione è preoccupante per tutti quanti. Però, ad esempio, alla Parigi-Nizza o all’UAE Tou abbiamo visto che bene o male, anche se eravamo nel vivo di questo virus, i contagi (tralasciando la possibilità di persone asintomatiche) non si sono sviluppati. Un po’ di paura c’è, ma speriamo che il peggio sia passato”.

Com’è la situazione interna alla Bahrain-McLaren? Siete preoccupati?

“Ti dico la verità, ci sono tante voci che girano e che dicono che siamo in crisi, ma noi siamo tranquilli. Ci rassicurano ogni settimana con i feedback della squadra. Siamo tutti motivati. Ovviamente c’è un po’ di crisi come in ogni squadra, in ogni azienda, in ogni settore, ma non come fanno credere certi siti e giornali”.

Sei spesso andato vicino a giocarti una grande classica, ma cosa ti è mancato per vincerla? Ci credi ancora?

“Mi è mancata un po’ di freddezza, di tranquillità e serenità alla vigilia di un grande appuntamento. Magari non ho pressione da parte della squadra, ma sono io che me la tiro addosso da solo. Ci sono andato vicino tante volte, però, sul finale, ho sempre sbagliato qualcosa. Ma alla fine non è ancora detta l’ultima. Ho solamente trent’anni e diverso tempo davanti a me”.

Quale corsa metterai nel mirino da qui a fine carriera?

“Il mio sogno è sempre stato il Giro delle Fiandre. La prima corsa che ho visto dacché ho iniziato a seguire il ciclismo, è stata proprio questa. Da lì mi è sempre piaciuto. Sono sempre riuscito a disputarlo, ho fatto anche un decimo posto. Alla fine è la gara che mi attira di più. Potrei citare anche la Milano-Sanremo, ma tra le due scelgo il Fiandre”.

Chi è stato il compagno di squadra che più ti ha impressionato nella tua carriera?

“Due campioni come Vincenzo Nibali e adesso Mikel Landa. Per quanto riguarda Nibali, che dire, come arriva lui ad un appuntamento, nessuno mai. È tranquillo, con la testa altrove, uno che non se la prende. Uno come Vincenzo, che ha vinto tutti e tutti e tre i Grandi Giri, si sveglia alla mattina e non sa nemmeno che tappa c’è. Mi è capitato spesso, alla mattina, sul pullman, di sentirlo dire: ‘Ma che tappa c’è oggi?’. Per quanto riguarda Landa, che dire se non che ha una grande potenzialità, nemmeno lui sa quant’è forte. Teniamo conto del terzo posto al Giro del 2015 di Alberto Contador, alle spalle del suo capitano Fabio Aru, e degli anni successivi in cui si è ritrovato ai piedi del podio di una grande corsa a tappe da gregario”.

Cosa pensi del ciclismo italiano in generale? Sia per le corse a tappe sia per quelle di un giorno.

“Il ciclismo italiano sta crescendo bene. Sta venendo su in ogni campo, perchè tra i velocisti abbiamo Elia Viviani, Alberto Dainese, Matteo Moschetti, tutti atleti che hanno vinto sin dall’inizio; e sicuramente ne vedremo ancora delle belle. Tra gli scalatori abbiamo Giulio Ciccone e tanti altri giovani che verranno su. A livello di cronoman ci sono Filippo Ganna ed Edoardo Affini. Bisogna avere pazienza, ma abbiamo già visto che questi corridori si sono fatti valere in grandi corse, in Grandi Giri. Secondo me possiamo stare tranquilli”.

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lisa.guadagnini@oasport.it

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Foto: Bahrain-McLaren ©Bettini (fornita da ufficio stampa)

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