Formula 1

F1, Charles Leclerc e l’incredibile analogia con Ayrton Senna. Il monegasco a confronto con i grandi del passato

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È indubbio che Charles Leclerc abbia le stigmate del predestinato. Nel 2016 ha vinto il campionato di GP3 all’esordio nella categoria. Salito in GP2 nel 2017, ha immediatamente conquistato il titolo, venendo così promosso in Formula 1. Gli è bastata una stagione alla Sauber per guadagnarsi il sedile da titolare in Ferrari, dove ha ribaltato le gerarchie interne all’istante, imponendosi come prima guida del team a discapito di Sebastian Vettel. Insomma, una carriera sinora vissuta di assoluta prepotenza, il che porta inevitabilmente a chiedersi dove potrà arrivare, soprattutto in relazione agli altri grandi della Formula 1.

La carta d’identità è relativa. Dopotutto l’orologio biologico del Circus è cambiato radicalmente nel XXI secolo e, al giorno d’oggi, a 22/23 anni si può essere già piloti affermati. A quest’età, fuoriclasse assoluti quali Ayrton Senna, Alain Prost e Nelson Piquet stavano ancora muovendo i primi passi nelle categorie formative. Quindi meglio ragionare sull’effettiva esperienza nel Circus. Al riguardo, Leclerc ha all’attivo due stagioni complete, per un totale di 42 Gran Premi. Nel suo palmares si contano già 2 vittorie e 7 pole position, nonché il quarto posto nel Mondiale 2019. Non male, considerando come abbia avuto a disposizione una vettura di vertice esclusivamente lo scorso anno, mentre nel 2018 abbia fatto apprendistato con una monoposto di centro classifica (almeno nelle sue mani).

Il primo confronto a venire in mente è quello con l’attuale dominatore della categoria, Lewis Hamilton, il quale fa la sua apparizione nel Circus nel 2007. Il britannico ha la fortuna di trovarsi subito in un team di vertice (la McLaren) e ne approfitta al meglio. Nelle prime due stagioni incamera la bellezza di 9 vittorie e 13 pole position in 35 GP, laureandosi Campione del Mondo già nel 2008. Certo, l’inglese dovrà aspettare sino al 2014 per arpionare il secondo titolo, ma al di là della bontà della vettura con cui ha potuto disputare i primi due anni, va rimarcato come, appena affacciatosi in Formula 1, sia stato in grado di competere ad armi pari con Fernando Alonso, all’epoca il miglior pilota del mondo, addirittura “spingendo” lo spagnolo fuori dalla McLaren, dove Lewis si è rapidamente imposto come leader indiscusso.

Un altro raffronto molto interessante è quello con il corrente compagno di squadra di Leclerc, ovvero Sebastian Vettel. Il tedesco esordisce in Formula 1 nel 2007, disputando però la sua prima stagione completa nel 2008. Qui ci sono diversi punti di contatto con il monegasco, poiché il teutonico affronta un’annata in un team di seconda fascia (Toro Rosso), venendo poi promosso alla casa madre. Dopo i primi due anni completi, il bilancio di Vettel parla di 5 vittorie e 5 pole position in 43 Gran Premi, con tanto di secondo posto nel campionato 2009 dietro a Jenson Button. Anche in questo caso, Seb seppe immediatamente prendere le redini della squadra in cui si trovò a gareggiare, mettendo all’istante in secondo piano il più esperto team mate Mark Webber.

Sicuramente Hamilton e Vettel, ovvero i piloti che hanno dominato l’ultimo decennio del Circus, hanno avuto un inizio di carriera migliore rispetto a Leclerc, però va messo tutto nel giusto contesto. Il britannico ha potuto subito usufruire di una monoposto da titolo; mentre, per quanto riguarda il tedesco, la competitività della Red Bull 2009 era comunque superiore a quella della Ferrari 2019. Quindi si può tutto sommato affermare che il monegasco sia, al momento, in linea con Seb al medesimo momento.

Torniamo ora indietro nel tempo ed effettuiamo confronti con altri campioni del mondo. Cominciamo da chi è stato sostituito da Leclerc, ovvero Kimi Räikkonen, i cui primi passi in Formula 1 hanno grandi affinità con quelli di Charles. Infatti il finlandese muove i primi passi alla Sauber, dopodiché si trasferisce in un top team che però non può contrastare il dominio assoluto di una squadra rivale (la McLaren del 2002 non aveva modo di competere con la Ferrari). Bene, il finnico nelle due stagioni iniziali non ottiene nessuna vittoria e nessuna pole position in 34 GP, salendo comunque diverse volte sul podio.
Parlando di iridati contemporanei, seppur ormai attempati, volgiamo lo sguardo su Fernando Alonso. Le prime due stagioni di effettiva attività dello spagnolo (2001 e 2003) sono intervallate da un anno da tester con la Renault. Però, come per Leclerc, abbiamo un anno in un piccolo team e l’altro in una squadra di vertice. L’iberico nel suo biennio iniziale raccoglie 1 vittoria e 2 pole position in 33 GP, classificandosi sesto nel Mondiale 2003, durante il quale mette subitaneamente in ombra il più esperto compagno di squadra Jarno Trulli.

Andiamo ulteriormente a ritroso, guardando a un confronto molto impegnativo, ovvero quello con Michael Schumacher. Il fuoriclasse di Kerpen fa il suo esordio a stagione in corso (1991), disputando poi due annate complete in un team di vertice che però non può controbattere allo strapotere di un concorrente diretto. Il teutonico, a fine 1993, ha disputato 38 GP, durante i quali ha raccolto 2 vittorie e nessuna pole position, con il 3° posto nel campionato 1992 come miglior piazzamento in una classifica iridata.
Con la massima stima per Mika Häkkinen, lo omettiamo da qualsiasi raffronto, perché sarebbe ingeneroso. A differenza di tanti futuri campioni del mondo, il finlandese non ha avuto modo di mettere le mani su una vettura al top nei primi due anni di attività, dovendosi accontentare di fare i numeri con una Lotus ormai agonizzante.

Ora, alziamo ulteriormente l’asticella. A inizio articolo sono stati citati tre nomi leggendari, quelli di Nelson Piquet, Alain Prost e Ayrton Senna. I raffronti diventano sempre più impegnativi, perché parliamo davvero in un’altra epoca. Però è comunque interessante effettuare un paragone, perché ogni componente di questo terzetto ha in comune con Leclerc il percorso iniziale, ovvero ha disputato la prima stagione completa con una monoposto di secondo piano, seguita da un’annata con una vettura di vertice.

Andiamo in ordine anagrafico e partiamo da Nelson Piquet, che dopo aver emesso i primi vagiti tra Ensign e McLaren nel 1978, si accasa alla Brabham, la quale nel 1979 è poco competitiva. Tuttavia il suo rendimento è già equivalente a quello di Niki Lauda, tanto che la velocità del brasiliano spinge l’austriaco a ritirarsi (almeno momentaneamente). Nel 1980 la Brabham sale prepotentemente di colpi e il carioca può ingaggiare un furibondo duello per il Mondiale con la Williams di Alan Jones, arrendendosi solo nelle ultime due gare. Al termine della sua seconda stagione completa, il borsino di Piquet parla di 34 GP disputati con 3 vittorie e 2 pole position, nonché un platonico titolo di vice-campione.

Capitolo Alain Prost. Il francese si affaccia nel Circus con una McLaren in disarmo, venendo poi ingaggiato dalla Renault. Il Professore è a tutti gli effetti la rivelazione dell’annata 1981, durante la quale il suo rendimento cresce esponenzialmente di gara in gara, sino a consentirgli di chiudere il campionato in quinta posizione, ma a soli 7 punti dal Campione del Mondo (il Piquet di cui sopra). A fine annata, oltre ad aver ridotto al ruolo di seconda guida il velocissimo René Arnoux, il suo bilancio è di 26 GP disputati (a fronte di 28 iscrizioni), con 3 vittorie e 2 pole position.

Infine guardiamo ad Ayrton Senna, partito dalla Toleman (1984) e spostatosi in Lotus (1985). Con il primo team si mette in mostra grazie a diversi podi (tutti ricordano il secondo posto di Montecarlo, ma non bisogna dimenticare anche la terza piazza di Brands Hatch e quella dell’Estoril). Quindi l’anno successivo dimostra già di essere un serio candidato al titolo, per il quale non può competere a causa di un mix di inaffidabilità della monoposto e comprensibili errori di gioventù. Comunque, il palmares del suo primo biennio è di 31 presenze, durante le quali firma 2 vittorie e 7 pole position, con un 4° posto in campionato come miglior piazzamento iridato. Inoltre la velocità del paulista convince Elio De Angelis, punto di riferimento della Lotus ormai dal 1980, a cambiare aria.

Un momento. Due vittorie? Sette pole position? Un quarto posto in campionato? Un compagno di squadra presente nel team da più di un lustro spinto ad andarsene? Stiamo parlando di Senna o di Leclerc? Evidentemente di entrambi! Il bilancio e il percorso di Charles dopo i primi due anni sono identici a quelli di Ayrton nello stesso momento della carriera! D’accordo, il paragone è oltremodo impegnativo e anche un po’ forzato (il brasiliano aveva disputato il 25% delle gare in meno rispetto al monegasco), ma di sicuro è affascinante. Vedremo come proseguirà la carriera di Leclerc. Di sicuro c’è che, alla luce di quanto esposto sinora, le premesse sono davvero interessanti, perché si intravedono le stimmate di un futuro campione del mondo.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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