Formula 1

F1, i Mondiali costruttori vinti dalla Ferrari. La scuderia italiana nettamente prima nella classifica di tutti i tempi

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La Ferrari, oltre a essere in testa alla classifica delle squadre con più successi nel Mondiale piloti, comanda anche la graduatoria relativa ai Mondiali costruttori. Anzi, in quest’ambito il dominio del Cavallino Rampante è ancora più marcato.

Infatti, se guardiamo ai titoli piloti, ci rendiamo conto di come la scuderia di Maranello abbia raccolto 15 iridi su 70 edizioni (pari al 21,4% del totale) e di come l’avversaria più vicina, ovvero la McLaren, sia arrivata a quota 12.
Invece, spostando l’attenzione sui Mondiali costruttori, notiamo come la Ferrari abbia vinto 16 titoli su 62 (ovvero il 25,8% di quelli messi in palio) e soprattutto come il margine sul team secondo in classifica sia decisamente più ampio. In questa graduatoria la piazza d’onore è occupata dalla Williams, con 9 allori (poco più della metà di quelli della “Rossa”).

Dunque il Cavallino Rampante ha un feeling molto forte con la classifica riservata ai team, istituita a partire dal 1958. Non a caso, il Mondiale piloti è stato vinto senza arpionare quello costruttori solo nel 1958, mentre l’eventualità inversa, ovvero la conquista dell’Iride costruttori lasciando sul piatto quello piloti, si è verificata ben cinque volte (1976, 1982, 1983, 1999, 2008). Chiaramente,  la Ferrari è stata indiscutibilmente la squadra migliore in undici occasioni, quando sono arrivati entrambi i titoli (1961, 1964, 1975, 1977, 1979, 2000, 2001, 2002, 2003, 2004, 2007). Qual è invece la storia dei cinque Mondiali costruttori giunti senza l’alloro piloti?

Tre casi sono legati a eventi drammatici.
Il 1976 è l’anno del rogo di Niki Lauda al Nübrurgring. Al di là del famigerato ritiro volontario sotto il diluvio del Fuji, è palese come senza quell’incidente l’austriaco si sarebbe con ogni probabilità laureato Campione. Il viennese, infatti, è saldamente al comando della classifica iridata, ma le conseguenze di quanto accade sulla Nordschleife lo costringono a disertare due Gran Premi e a disputare la parte finale della stagione in condizioni fisiche precarie, venendo alfine superato da James Hunt per un solo punto. La Ferrari comunque conquista il titolo costruttori grazie all’apporto di Clay Regazzoni, mentre il contributo di Jochen Mass alla causa della McLaren è minimo.
Il 1982 è invece uno degli anni più difficili nella storia del Cavallino Rampante. A maggio Gilles Villeneuve perde la vita durante le qualifiche del Gran Premio del Belgio, mentre ad agosto Didier Pironi è vittima del terrificante volo di Hockenheim, a causa del quale le sue gambe subiscono ferite talmente gravi da compromettere definitivamente la sua carriera. Queste disgrazie impediscono di sfruttare appieno la 126C2, indubbiamente la vettura migliore del lotto. Sul piano della prestazione pura è inferiore solo alla Renault RE30B, monoposto però soggetta a guasti di ogni tipo. La “Rossa”, invece, oltre a essere veloce è anche molto affidabile. Lo dimostra il fatto che tutti e quattro i piloti schierati dalla Ferrari in quella stagione salgano almeno una volta sul podio. Alla fine dell’anno, il titolo costruttori certifica la superiorità del progetto.
Infine il 1999 è la stagione del botto di Michael Schumacher a Silverstone. Fortunatamente il tedesco non subisce conseguenze permanenti, ma la frattura di una gamba lo costringe a disertare ben sei gare. Alfine il volenteroso Eddie Irvine si inchina per sole 2 lunghezze a Mika Häkkinen, pur gareggiando da seconda guida dichiarata nella prima metà di stagione, durante la quale lascia sul piatto punti che con il senno di poi si rivelano decisivi (in particolare in Francia, dove il nordirlandese arriva sesto, rinunciando di fatto al quarto posto pur di restare dietro a Schumi, alle prese con problemi elettrici). Alla luce dell’evidente superiorità del teutonico sul compagno di squadra, è evidente che se il Kaiser fosse rimasto integro, avrebbe avuto molte più chance di laurearsi Campione. Quantomeno arriva il titolo costruttori, figlio della grande affidabilità della F399, che per quanto complessivamente inferiore alla MP4/14 sul piano della velocità pura, si rivela decisamente più solida, consentendo al Cavallino Rampante di arpionare il primo Iride dopo sedici anni di digiuno assoluto.

Invece negli altri due casi, non ci sono imprevisti a tarpare le ali dei ferraristi, bensì circostanze particolari.
Nel 1983 la Ferrari ha la coppia di piloti più forte, essendo composta da René Arnoux e Patrick Tambay, i quali sono trattati su base paritaria, senza gerarchie. Al contrario Brabham e Renault ruotano interamente attorno al proprio uomo di punta, rispettivamente Nelson Piquet e Alain Prost, con Riccardo Patrese ed Eddie Cheever relegati al ruolo di seconda guida. A Maranello, la solidità dei due francesi fa la differenza, tanto che arriva un meritato Mondiale Costruttori. Tuttavia le difficoltà di Arnoux nella prima parte di stagione e qualche episodio sfavorevole alla causa di Tambay, impediscono loro di arpionare il titolo piloti, che invece va a Piquet, il quale con una prepotente rimonta finale (non priva di polemiche relative a della benzina un po’ troppo performante), beffa Prost.
Discorso simile per il 2008, anno in cui tra Ferrari e McLaren c’è un sostanziale equilibrio. Il Cavallino Rampante però può contare sia su Kimi Räikkönen che su Felipe Massa, mentre a Woking tutto è incentrato su Lewis Hamilton, in quanto Heikki Kovalainen non è certo all’altezza del britannico. A onor del vero, in quella stagione il titolo piloti sfugge al brasiliano per una combinazione di eventi sfortunati (la rottura del motore in Ungheria, quando aveva la vittoria in pugno, e lo sciagurato pit-stop di Singapore), nonché per un suo banale errore in Malesia, che gli costa 8 preziosissimi punti. Tuttavia il Mondiale costruttori arriva a Maranello proprio grazie alla qualità complessiva della coppia formata dal finlandese, il quale dopo un ottimo inizio si perde durante l’estate, e dal paulista, che dal canto suo si inchina a Hamilton per un solo punto.

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