Formula 1
F1, Lewis Hamilton: “Sono stato bullizzato e picchiato per il colore della mia pelle. Per difendermi ho imparato il karate”
La protesta scoppiata negli Usa per l’omicidio a sfondo razzista di George Floyd ha trovato la solidarietà di tanti esponenti del mondo dello sport, indignati per la persistenza di una discriminazione che non avrebbe ragione di esistere. Tra i più attivi a sostegno del movimento ‘Black lives matter’ vi è il sei volte campione del mondo di F1, Lewis Hamilton, che si è sentito toccare in prima persona dalla vicenda. Il trentacinquenne britannico, pilota nero cresciuto in un mondo di bianchi, ha raccontato la propria esperienza personale in un lungo post su Instagram, nella quale ha fatto riferimento al dolore derivante dal crudele e insensato razzismo.
“Ho letto ogni giorno il più possibile per cercare di saper il più possibile di quello che è successo nella nostra lotta contro il razzismo, e questo ha riportato alla memoria tanti dolorosi ricordi della mia gioventù. Memorie intense delle sfide che ho affrontato quando ero bambino, come credo che molti di voi che abbiano sperimentato il razzismo o qualsiasi tipo di discriminazione abbiamo vissuto. Ho parlato così poco delle mie esperienze personali perché mi è stato insegnato a tenermi le cose dentro, non mostrare debolezze, uccidere gli altri con l’amore e poi batterli in pista. Ma lontano dai circuiti sono stato bullizzato, picchiato, e il solo modo per rispondere a questo è stato imparare a difendermi, così ho imparato il karate. Ma gli effetti psicologici negativi non possono essere misurati.
È anche per questo che guido nel modo in cui lo faccio, è molto più profondo di un semplice sport, io sto ancora lottando. Grazie a Dio avevo mio papà, una figura nera molto forte alla quale potevo guardare, che sapevo capiva e sarebbe stato dalla mia parte incondizionatamente. Non tutti hanno questa fortuna, ma dobbiamo restare uniti con coloro che non hanno quell’eroe al quale affidarsi e che li protegga. Dobbiamo unirci! Mi ero chiesto perché il 2020 sembrasse così sfortunato sin dall’inizio, ma ora sto cominciando a pensare che potrebbe essere l’anno più importante delle nostre vite, dove poter finalmente cominciare a cambiare l’oppressione sistematica e sociale delle minoranze. Vogliamo solo vivere, avere le stesse possibilità a livello di istruzione, e non aver paura di passeggiare per strada, andare a scuola o in un negozio. Ce lo meritiamo come chiunque altro. L’uguaglianza è fondamentale per il nostro futuro. Non possiamo smettere di portare avanti questa battaglia e io per primo non mollerò mai“.
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antonio.lucia@oasport.it
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