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F1, Mondiale 2020: Ferrari. Piloti, obiettivi, ambizioni: il sogno iridato e lo spettro dell’anno di transizione

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La stagione 2020 di Formula 1 è ormai alle porte. Settimana prossima finalmente il Circus prenderà il via da Zeltweg, in Austria, seppur con tre mesi e mezzo di ritardo. Superata l’emergenza legata alla pandemia del Covid-19, i motori sono pronti a rombare. Proseguiamo, dunque, la nostra presentazione della nuova annata agonistica occupandoci della Ferrari.

Chiaramente, l’obiettivo della scuderia di Maranello non può non essere quello di lottare per il titolo Mondiale, soprattutto in una Formula 1 in cui i team che possono concretamente ambire all’iride sono solo tre. Tuttavia, non è detto che il traguardo possa essere raggiunto. Se quanto visto nei test di febbraio dovesse essere confermato quando i semafori si spegneranno, allora il Cavallino Rampante si troverebbe in difficoltà. Infatti, nelle prove invernali, la SF1000 era rimasta molto lontana sia dalla Mercedes W11 che dalla Red Bull RB16. È anche vero che alla vigilia del Mondiale 2019 i test avevano fatto credere che la SF90 fosse destinata a dettare legge, invece una volta presentatasi a Melbourne pagava un secondo al giro alle Mercedes. La speranza di tutti i ferraristi è che la situazione possa essere invertita in questo 2020, ovvero che a prove invernali negative faccia invece seguito un’elevata competitività in pista. Scopriremo nei prossimi giorni se questo sogno è destinato a tramutarsi in realtà, oppure se rimarrà una pia illusione.

Ammesso, e non concesso, che la monoposto possa essere da titolo, quale sarebbe l’uomo su cui puntare per l’Iride? Tutto lascia intendere come il ruolo di prima guida sia ormai stato assunto da Charles Leclerc. Il monegasco, ventitre anni da compiere a ottobre, nel corso del 2019 ha saputo sovvertire le gerarchie interne, mettendo in secondo piano il compagno di squadra Sebastian Vettel e imponendosi come nuovo punto di riferimento di una squadra da cui è stato letteralmente cresciuto agonisticamente. Vedendo maturare il proprio pupillo, il team ha deciso di puntare forte su di lui, “blindandolo” sino al 2024 e, grazie all’annuncio dell’ingaggio di Carlos Sainz per il 2021, spegnendo sul nascere qualsiasi speculazione riguardo un potenziale arrivo di Lewis Hamilton, che lo scorso anno non aveva fatto mistero di accarezzare l’ipotesi di concludere la carriera in rosso. Dunque Leclerc sarà l’uomo di punta della Ferrari e, per quanto visto nel 2019, c’è da pensare che se la vettura dovesse essere quantomeno in linea con le avversarie designate, allora il monegasco potrebbe dire la sua in ottica titolo. Cionondimeno, per Charles adesso comincia il difficile. Lo scorso anno non c’erano grandi aspettative su di lui e l’incombenza di lottare per il Mondiale spettava al più esperto compagno di squadra. Ora, invece, si troverà a fronteggiare un carico maggiore di responsabilità e di conseguenza di pressione. Vedremo se si rivelerà all’altezza anche di questo nuovo ruolo, come sinora si è sempre verificato a ogni “passaggio di livello” (dalla GP3 alla Ferrari, attraversando la GP2 e l’Alfa Romeo-Sauber).

Al contrario, per Vettel i mesi venturi rischiano di essere molto complessi. Il tedesco, che compirà 33 anni nei prossimi giorni, sa già di dover abbandonare la Ferrari al termine della stagione e, al momento, non ha ancora un contratto per il 2021. Dunque, quali possono essere le sue prospettive? Ormai messo in disparte dalla prepotente ascesa di Leclerc, il teutonico si è visto spinto fuori dalla Ferrari e, se non dovesse trovare un’alternativa credibile in ottica futura, potrebbe persino optare per il ritiro. Qualunque sia il suo destino, di sicuro per Vettel il 2020 assumerà i contorni di un lungo congedo. Se sarà esclusivamente dal Cavallino Rampante, oppure dalla Formula 1 tout-court, lo scopriremo solo vivendo. Tuttavia questo stato d’animo rappresenta una grande incognita sul rendimento di Seb. Sapendo di non avere futuro a Maranello, il quattro volte campione del mondo avrà l’umiltà di accettare il ruolo di seconda guida e di uomo-squadra nel caso sia necessario aiutare il compagno? Inoltre riuscirà a dare il 100%, oppure sarà demotivato, con tutti gli annessi e connessi? Infine, se per caso dovesse esserci un’inversione di ruoli rispetto al 2019, con il tedesco capace di rinascere dalle proprie ceneri, quali sarebbero le conseguenze per l’equilibrio interno del team? Nel 1977 Niki Lauda seppe vincere un Mondiale da separato in casa, nonostante fosse considerato un pilota finito dopo il rogo del Nürburgring e la squadra fosse imperniata su Carlos Reutemann. Per Vettel riuscire a fare altrettanto sarebbe un’impresa epica, ma al momento l’eventualità appare alquanto improbabile.

Insomma, per la Ferrari il 2020 si presenta come una stagione piena di dubbi, a cominciare dalla competitività della vettura. Se questa non dovesse rivelarsi in grado di reggere il confronto con Mercedes e Red Bull, il rischio è che il Cavallino Rampante si trovi a fronteggiare un’annata di transizione, con un pilota demotivato sul piede di partenza e l’altro costretto a lottare per qualche saltuario exploit, nella speranza di un 2021 migliore. Se invece la SF1000 sarà capace di rivaleggiare con le W11 e le RB16, allora la prospettiva sarebbe quella di porre fine a un digiuno iridato che dura ormai da più di un decennio.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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