Ciclismo

Fabio Baldato: “Trentin può ambire alla Maglia Verde al Tour. Ho il rimpianto di non aver vinto una Monumento”

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Diciotto stagioni da professionista, quarantadue vittorie in carriera, di cui otto in tutte e tre le grandi corse a tappe, Giro, Tour, e Vuelta: annate gloriose per Fabio Baldato che, dopo aver appeso la bici al chiodo a 40 anni, precisamente nel 2008, si è ritrovato a continuare la sua vita nel ciclismo direttamente in ammiraglia. Nel 2009 è stato direttore sportivo della sua ex squadra, la Lampre, poi dal 2010 al 2018 della BMC, che dallo scorso anno è diventata CCC; la formazione dell’oro olimpico Greg Van Avermaet, e del vicecampione del mondo, nonché ex campione europeo, Matteo Trentin. Sono loro i fari della formazione polacca, le due punte da cui ripartirà la compagine del patron Jim Ochowicz e in cui Baldato crede molto per questa ripresa stagionale.

L’ex professionista vicentino ha parlato anche di questo nell’intervista esclusiva che ha rilasciato ad OA Sport, focalizzandosi su come verranno gestiti questi mesi densi di corse e di ciò che si aspetta da parte degli italiani della squadra. Il tutto con la speranza di poter raggiungere delle belle soddisfazioni in questo periodo tormentato, che ha bisogno di una bella scossa, di uomini assetati di vittoria. In conclusione ci ha parlato della sua carriera, delle soddisfazioni e dei rammarichi vissuti, pensando a quelle vittorie nelle Classiche Monumento sfuggite in così troppe occasioni.

Partiamo innanzitutto dal nuovo calendario dell’UCI. Secondo lei è stato ben gestito?

“Dobbiamo prenderlo per quello che è. Purtroppo non c’è neanche tanto da lamentarsi. Dobbiamo solo sperare che vada tutto a buon fine e che la situazione si mantenga sotto controllo per poter disputare le corse. Ora la cosa più importante è proprio questa: tornare a gareggiare e rimettere in moto tutto il movimento. Sicuramente dispiace vedere il Giro d’Italia in concomitanza con tutte le classiche, però è stata anche una scelta un po’ forzata e dovuta al fatto che, comunque sia, il Tour de France smuove tutto il movimento ciclistico ed è di fondamentale importanza”.

Come andranno gestiti Tour, Giro e Vuelta in poco più di due mesi?

“Abbiamo guardato assieme ai nostri leader il programma migliore per tutti quanti, anche sotto un punto di vista di preferenza personale. Io e i miei colleghi vogliamo sempre condividere le varie opinioni con gli atleti; soprattutto con i corridori di spicco della squadra. La motivazione degli obiettivi e delle corse che andranno a fare è più che fondamentale. Le prime classiche in Italia saranno il focus verso il Tour de France. Poi abbiamo gestito anche il Giro d’Italia e le classiche. La nostra è una formazione che punta molto su quest’ultime con Greg Van Avermaet e Matteo Trentin, che però prima faranno il Tour. Il Giro non lo affronteremo in sordina, perchè alla fine avremo al via corridori comunque motivati e che si faranno valere”.

Quindi Trentin e Van Avermaet sfrutteranno il Tour per puntare tutto sulle classiche?

“Esatto. Il Tour è comunque il primo appuntamento importante. Entrambi andranno alla ricerca della vittoria di tappa. Magari Matteo potrebbe pensare alla maglia verde della classifica a punti. Sai, finora abbiamo più che altro parlato di quando torneremo a disputare le corse, ma so che questo era uno dei suoi sogni nel cassetto che ha abbandonato negli ultimi anni. Penso che questo obiettivo possa rientrare nelle sue possibilità”.

Cosa si aspetta da Trentin per questa ripresa della stagione? Il rammarico del Mondiale potrebbe essere una motivazione in più per riscattarsi? 

“Sai, questo argomento lo abbiamo affrontato a novembre/dicembre, ma poi non lo abbiamo più rivangato. Anche perchè l’importante era tornare alle corse, ripartire verso una nuova stagione… . Matteo lo conoscevo ancor prima del suo approdo in CCC a livello amichevole, diciamo. Sa quello che vuole, quello che deve fare. È il primo allenatore di se stesso, si conosce bene, aggiusta i programmi di allenamento con Max Testa che è il nostro dottore e allenatore. Matteo sa il fatto suo, ascolta qualche consiglio, ma la cosa buona è la sua preparazione scolastica con le Scienze dello sport. Si conosce bene. Io sono fiducioso. Il primo obiettivo sarà sicuramente la Milano-Sanremo e a seguire il Tour e le classiche”.

Come vi state organizzando per la ripresa della stagione? Parlando di ritiri e allenamenti specifici 

“I ragazzi si stanno allenando principalmente a casa. Qualcuno si è già spostato in zone dove ci sono più salite, come i belgi o i polacchi che vivono in luoghi più pianeggianti. Van Avermaet e altri ragazzi hanno fatto un mini camp nelle Ardenne, mentre i polacchi si sono spostati nei Carpazi. È importante che si possano allenare assieme. A luglio abbiamo optato per supportare gli atleti con dodici/tredici di loro in ritiro a Livigno, in date variabili, assieme ad alcuni meccanici, massaggiatori, un’ammiraglia e Marco Pinotti, che è il capo allenatore. Abbiamo cercato di ottimizzare le risorse che abbiamo, considerando i problemi che abbiamo dovuto affrontare dopo il lockdown. Cercheremo comunque di fare del nostro meglio. Sai, con la possibilità di avere in mano i file di tutti i corridori, appoggiati dall’allenatore e dal direttore sportivo, c’è sempre un contatto giornaliero tra tutti. I corridori sono sempre e comunque seguiti anche da remoto”.

Cosa ti aspetti dagli altri tre italiani della squadra? Quindi Jakub Mareczko, Fausto Masnada e Alessandro De Marchi.

“Mi aspetto ancora tanto. Purtroppo ad inizio stagione non abbiamo fatto in tempo a vedere la loro stoffa, le loro capacità. Si stanno allenando bene, soprattutto Masnada che è un ragazzo motivatissimo, che svolge un allenamento eccellente, di onore. Guardando soltanto i file, i chilometri, l’intensità, sicuramente sarà pronto. Per quanto riguarda Mareczko, speriamo di portarlo al meglio al Giro d’Italia dove avrà i suoi spazi. Esordirà con il Trittico Lombardo e la Milano-Torino, visto che quest’anno avrà un percorso pianeggiante e che quindi potrebbe essere il suo primo obiettivo dopo la ripresa. Poi farà un paio di corse a tappe minori tra Francia e Slovacchia, prima di preparare il Giro. Il suo posto è quasi sicuro. Ovviamente dovrà star bene ed essere in condizione. È un ragazzo motivato e lui ci tiene molto alla Corsa Rosa. Per quanto riguarda De Marchi, si sta allenando con determinazione. Le prime due settimane di agosto farà tutte le corse in Italia, che alla fine tornano bene per noi azzurri, poi il Giro del Delfinato, che è molto indicato per gli scalatori, e il Tour de l’Ain. Penso che sia un buon approccio sia per il Campionato nazionale che per il Tour de France dove, salvo stravolgimenti, è già nella rosa dei convocati”.

Tornando indietro col tempo, parlando della sua carriera, ha qualche rimpianto oppure no?

“I rimpianti ci sono sempre, come del resto le soddisfazioni. Tornassi indietro, rifarei tutto quello che ho fatto nella mia carriera. Sicuramente avrei preferito vincere una classica invece di ottenere quattro secondi posti alla Milano-Sanremo, al Giro delle Fiandre e alla Parigi-Roubaix. Ma le soddisfazioni più grandi le ho raggiunte vincendo in tutti e tre i Grandi Giri, e non siamo in tanti ad aver ottenuto tutto questo. Poi anche il fatto di esser stato protagonista in tutte le classiche del Nord, quelle del pavé, ossia Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix. Sicuramente la mancata vittoria in una Classica Monumento rimarrà sempre e comunque un rimpianto. So che potevano essere alla mia portata, ma qualcosa non ha funzionato o per un motivo o per l’altro. Però ho avuto anche la gioia e la fortuna di correre fino a 40 anni e di aver deciso io quando smettere. Ho affrontato una lunga carriera in cui ho fatto ciò che mi piaceva. È stato un lavoro che mi ha sempre dato tanto ed io mi sono sempre divertito a farlo bene fino alla fine”.

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lisa.guadagnini@oasport.it

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Foto: ©Chris Auld – Ufficio stampa CCC

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