Ciclismo
Giro d’Italia 2020: le cronometro potrebbero fare la differenza. Analisi del percorso e incognita grandi montagne ad ottobre
Il Giro d’Italia 2020 ha trovato una sua collocazione nel calendario UCI di questa stagione completamente stravolta, ossia dal 3 al 25 ottobre, ma mancano ancora le tre tappe di apertura della 103esima edizione della Corsa Rosa. Infatti, non si potrà partire dall’Ungheria come era inizialmente previsto e dunque si dovrà trovare un’alternativa in Italia. Al momento la scelta si è stretta attorno a due regioni, la favoritissima Sicilia e la Calabria. Nelle prossime settimane si conoscerà il percorso definitivo di questo Giro, ma soprattutto le caratteristiche delle prime tre frazioni; e inoltre bisognerà capire che ne sarà della cronometro prevista in Ungheria.
Confermate dunque le prove contro il tempo di Valdobbiadene e Milano, non va esclusa la possibilità di una nuova cronometro nel sud Italia, nei primi tre giorni di gara, che in base al percorso potrebbe già creare qualche scompiglio tra i big. Attenzione poi al cambio di stagione per la corsa a tappe di RCS, con possibili condizioni meteorologiche sfavorevoli sulle Alpi, quindi nei giorni decisivi per la sorte del Giro. Consideriamo anche la collocazione un po’ ‘infelice’ per la Corsa Rosa, che si svolgerà in concomitanza con la Liegi-Bastogne-Liegi del 4 ottobre, il Giro delle Fiandre del 18 ottobre, e la Parigi-Roubaix del 25; e tra l’altro la Vuelta a España avrà inizio martedì 20.
A primo impatto il percorso del Giro 2020 sembra molto equilibrato, senza un attimo di noia, con tutte e tre le settimane molto variegate. Come detto in precedenza, non si sa ancora con certezza se nei primi tre giorni di gara ci sarà una cronometro, ma sicuramente gli organizzatori non lasceranno nulla al caso e potrebbero rispettare in qualche modo gli impegni presi in Ungheria, pianificando una prova contro il tempo di apertura per favorire una partenza entusiasmante e già selettiva. Quello che si sa di certo, è che la quarta tappa sarà siciliana, da Monreale ad Agrigento, e potrebbe favorire o una fuga da lontano o qualche colpo di mano, con l’arrivo di tappa con punte del 10% di pendenza.
Passiamo poi alla quinta frazione, con il primo arrivo in salita: l’Etna. Il vulcano siciliano ha sempre regalato grande spettacolo e anche in questa edizione potrebbe risultare come un’altra bella sentenza. Il gruppo scalerà l’Etna per la prima volta dal versante che porta a Piano Provenzana nei suoi 18,2 km al 6,8% di pendenza media. I primi 15 km sono costantemente al 7%, ma la parte più complicata sono gli ultimi 3 km al 9,1% e con una pendenza massima dell’11%. Ci si attendono i primi veri distacchi, non pesanti ma comunque significativi per il proseguo del Giro. Si arriverà poi sulla terra ferma e si risalirà dalla costa adriatica fino alla Romagna. In tutto questo frangente, con diverse tappe da attaccanti, neanche i big potranno stare tranquilli. Nulla andrà lasciato al caso. Attenzione poi alla frazione di Cesenatico con i suoi 2400 metri di dislivello sul percorso della Nove Colli: una tappa insidiosa.
Un po’ come la cronometro di Valdobbiadene. Neanche qui i favoriti per la maglia rosa potranno stare tranquilli. Sarà una giornata decisiva in ottica classifica generale, che potrebbe infliggere un colpo pesante ai danni dei big “allergici” alle cronometro. I primi 6 km sono abbastanza regolari, ma poi ecco il muro di Ca’ del Poggio (1,2 km con pendenza massima del 19%). Successivamente ci saranno 20 km adatti agli specialisti e un finale nuovamente ondulato. Andranno comunque risparmiate diverse energie per la battaglia a Pian Cavallo, la tappa che chiuderà la seconda settimana e darà un’idea più precisa di chi potrà giocarsi la vittoria finale. L’ascesa conclusiva di 14,5 km al 7,8% di pendenza media darà un verdetto pesante. Il tratto più duro è il primo, con una pendenza media del 9% e punte al 14%.
Arrivati agli ultimi sei giorni, qui la parola spetterà perlopiù agli scalatori che si saranno difesi finora e su ogni tracciato. Ma ci sarà un altro fattore, vista la stagione. Non sarà così scontato affrontare con tranquillità i tapponi alpini al nord, visto che si potrebbe fare i conti con avverse condizioni meteorologiche e non è mai semplice andare oltre i 2000 metri di altitudine in quel periodo dell’anno. Si confida in un autunno meno duro a livello di temperature, ma è chiaro che, adesso come adesso, non si può prevedere che cosa accadrà. Dal Muro di Ragona nella tappa di San Daniele del Friuli, al Monte Bondone e il Passo Durone in quella di Madonna di Campiglio, i big e la maglia rosa si giocheranno il primo scontro diretto.
Mentre sullo Stelvio, la Cima Coppi di questo Giro, arriverà la sentenza quasi definitiva. Con i suoi 2758 metri di altitudine, lo Stelvio è un’ascesa infinita, unica nel suo genere, con i suoi 24,7 km al 7.5% di pendenza media. I chilometri più ostici saranno gli ultimi 14, che presentano una pendenza media dell’8% e punte del 12%. La discesa, molto impegnativa, potrebbe sorprendere molti, così come la successiva salita conclusiva di Torri di Fraele, 8.7 km al 6,8%. Chi non vorrà farsi fregare dalla crono di Milano dovrà dare il massimo il penultimo giorno tra Colle dell’Agnello, Izoard, Monginevro e Sestriere. Si supereranno i 2500 metri di altitudine prima con il Colle dell’Agnello (21,3 km tra il 6,8% e il 9.3%) e poi con l’Izoard (14,2 km tra il 7.1% e il 9%); mentre saranno molto più pedalabili il Monginevro (8,4 km al 6%) e l’arrivo in vetta di Sestriere (11,4 km al 5,9%). Sarà una tappa epica, vissuta al massimo dall’inizio alla fine, e dove succerà di tutto.
Attenzione peró alla prova contro il tempo meneghina, perché qualcuno dei big più completi potrebbe lanciare la zampata finale. Presenta un percorso completamente pianeggiante sulle strade dell’hinterland milanese. Se la classifica non sarà ancora completamente definita, gli specialisti potrebbero imporre dei distacchi non irrilevanti, anzi;: è una cronometro che potrebbe riservare qualche sorpresa.
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lisa.guadagnini@oasport.it
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Foto: Lapresse