Ciclismo
Giro d’Italia 2020: tutte le salite della Corsa Rosa. Pericolo meteo ad ottobre oltre i 2000 metri
Molte le salite presenti nel menù del Giro d’Italia 2020. Quest’anno l’organizzazione, oltretutto, ha optato per inserire tante erte non incredibilmente dure, ma particolarmente lunghe. Nelle frazioni alpine più dure, peraltro, si andrà più volte sopra i 2000 metri. O meglio si proverà ad andare, poiché la situazione meteo, per quanto concerne certe cime, è complicata a maggio e lo sarà sicuramente anche a ottobre.
La prima grande ascesa in programma al Giro 2020 è l’Etna, 18 chilometri al 6,8% (ma gli ultimi tre sono costantemente sopra il 9%), il quale sarà sede d’arrivo di una delle frazioni siciliane. Nella tappa che giunge a Camigliatello Silano, invece, gli atleti potranno godere di una trampolino di lancio quale il Valico di Montescuro, erta di quasi 25 chilometri il cui scollinamento è previsto a circa 10 chilometri dal traguardo.
Nella frastagliatissima Cesenatico-Cesenatico di 205 chilometri che si terrà nella seconda settimana, sono in programma i nove colli dell’omonima granfondo. Tante brevi e ripide salite piazzate in successione, le quali rischiano di fare molto male a chi non riuscirà a recuperare in modo ottimale tra uno sforzo e l’altro. La penultima settimana, inoltre, verrà chiusa da una frazione che prevede le scalate di Sella Chianzutan, Forcella di Monte Rest, Forcella di Palla Barzana e della nota ascesa friulana del Piancavallo, in cima alla quale è posto il traguardo, un’erta di 14,5 chilometri che prevede un inizio molto aspro, con i primi 6,5 chilometri che hanno una pendenza media superiore al 9%, ma che, in seguito, va via via addolcendosi.
L’ultima settimana prevede tre frazioni d’alta montagna. Nella prima si scaleranno Forcella Valbona (21,9 km al 6,6%), Monte Bondone (20,2 km al 6,8%) e Passo Durone (10,4 km al 6%), prima dell’arrivo a Madonna di Campiglio (12,5 km al 5,7%). Tutte erte, queste, ben al di sotto dei duemila metri, in cima alle quali il Giro non dovrebbe avere difficoltà a passare.
Più problematica, invece, la Pinzolo-Laghi di Cancano. Le prime due ascese in programma, Passo Campo Carlo Magno e Passo Castrin, non destano alcuna preoccupazione, così come non è dovrebbe essere a rischio nemmeno l’arrivo che è piazzato al termine di un’erta di 8,7 chilometri al 6,8%. Prima di essa, però, il gruppo dovrà arrampicarsi sullo Stelvio (24,7 chilometri al 7,5%), e il passaggio in vetta al titano che Fausto Coppi domò nel 1953 sembra essere parecchio complesso, dato che lo scollinamento avverrà a quota 2758 metri.
La penultima frazione prima della cronometro finale è forse quella che più di tutte rischia dei tagli. Non sarà facile, infatti, riuscire ad affrontare il Colle dell’Agnello (21,3 km al 6,8% con gli ultimi 10 km al 9,3%), il cui scollinamento è piazzato a quota 2744 metri, e il Col d’Izoard (14,2 km al 7,1%), la cui vetta si trova a quota 2360 metri. Più agibile, invece, il finale con Montgenevre (8,6 km al 6%), ascesa che non tocca i 2000 metri, e l’arrivo in vetta al Sestriere (11,4 km al 5,9%) a quota 2035 metri.
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luca.saugo@oasport.it
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Foto: Lapresse