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IndyCar 2020, Alexander Rossi: uno ‘scarto’ eccellente della F1

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Alexander Rossi è uno dei piloti più competitivi dell’IndyCar Series. Dal 2016, l’americano è in pista a tempo pieno con il Team Andretti, una delle compagini più competitive dell’intero campionato.

Forse pochi se lo ricorderanno nella massima formula, ma Rossi corse nel Circus per sei gare nella seconda metà del 2015 con la Manor Marussia. L’Europa vide protagonista il 28enne californiano per diverse stagioni a partire dal 2008 con la Formula BMW. La serie propedeutica del marchio bavarese fu il primo successo internazionale per Rossi che si aggiudicò nella stessa annata la serie americana e la finale mondiale della categoria. Grazie a questa performance, Rossi ebbe la chance di entrare nell’International Formula Masters, campionato che possiamo paragonare a grandi linee all’attuale F3. Il quarto posto finale non fu l’unica esperienza di un anno che lo vide impegnato anche nella GP2 Asia, la categoria ‘invernale’ che ai tempi si disputava durante la pausa della GP2 ‘mondiale’. Rossi completò la stagione con due squadre differenti: l’Ocean Racing Technology ed MalaysiaQi-Meritus.com. Grazie ad un nono posto finale la carriera di Rossi entrò nel vivo con un costante impegno nella World Series by Renault 3.5 e la discreta parentesi nella GP3 Series.

Dopo una singola apparizione in World Series nella prova di Montecarlo del 2010, Alexander disputò l’intero campionato della GP3 come alfiere dell’ART GP. Le vittorie nella Race 2 di Budapest e Barcellona, i podi di Instanbul e Spa-Francorchamps, permisero allo statunitense di completare al quarto posto. La stagione fu vinta dal messicano Esteban Gutierrez davanti a Robert Wieckens.

Il canadese fu un rivale di Alexander Rossi anche nella World Series by Renault 3.5 del 2011. Quell’anno il giovane Wieckens vinse la serie davanti al francese Jean-Éric Vergne ed a Rossi che, fu uno dei principali protagonisti con il Fortec Motorsport. Con la formazione inglese, Rossi vinse l’opening round di Aragon prima di ripetersi in quel del Paul Ricard, penultimo atto del campionato. I podi di Monza, Budapest ed il secondo posto nella Race 2 di Aragon consentirono a Rossi di agguantare il terzo posto a fine anno. La corretta rivalità con il già citato Wieckens continuò anche in IndyCar. Nel 2018, durante l’opening round di St. Petersburg, Rossi spinse a muro il giovane canadese che, all’esordio assoluto nella categoria americana, aveva tutte le carte in regola per vincere. Un’occasione unica che fu inseguita per mesi da Wieckens prima del bruttissimo incidente di Pocono. L’ex pilota Mercedes del DTM, lo ricordiamo, fu vittima di un violentissimo impatto nel ‘Tricky Triangle’, l’ovale che sorge a Long Pond. Un urto pazzesco contro le barriere che lo ha reso paraplegico. Wieckens continua tutt’oggi il suo allenamento con un obiettivo finale: tornare presto in pista.

L’arrivo in F1 arrivò l’anno seguente nel 2012. Rossi fu scelto dalla Catherham come terzo pilota e collaborò con la compagine asiatica per due anni. Nel frattempo la World Series di quell’anno non regalò molte gioie all’americano che si dovette accontentare di un deludente undicesimo posto.

Dal 2012 Rossi voltò pagina e si presentò sulla griglia di partenza della GP2 . In parallelo con il rapporto con Catherham, il californiano corse per due anni con l’EQ8 Caterham Racing prima di spostarsi, al termine del 2014, con Racing Engineering, una delle formazioni migliori del gruppo. Il cambio di casacca arrivò anche in seguito al passaggio di Rossi dalla Catherham alla Marussia F1. Uno spostamento in corso di anno vista la possibilità di partecipare al GP di Spa 2014 al posto dell’inglese Max Chilton, una scelta che poi fu cambiata dai vertici della scuderia.

Il 2015 fu un anno di svolta per lo statunitense. Gli spagnoli di Racing Engineering concessero a Rossi un’auto da titolo. La stagione, poi vinta dal belga Stoffel Vandoorne, si aprì con tre podi nelle prime sei gare. Due terzi posti in Bahrain e Barcellona ed il secondo posto nella Race 1 di Montecarlo, lanciarono l’americano nella parte alta della classifica in una disperata lotta contro il belga che successivamente entrò in F1 con McLaren. Rossi vinse a Spa e Monza prima che, il ritiro nella seconda competizione nel tempio della velocità, non lo condannasse definitivamente per il successo finale. Accantonata la delusione del ritiro di Monza, determinante in ottica titolo GP2, Alexander Rossi ebbe l’occasione di debuttare in F1 nel GP di Singapore al posto dello spagnolo Roberto Mehri. Il californiano continuò la stagione nei GP di Giappone, Russia, USA, Messico e Brasile prima di concentrarsi a tempo pieno da Andretti Autosport, squadra dell‘Indy Car Series che gli offrì un sedile a tempo pieno sulla vettura #98 per il 2016. Oltre alla F1 Rossi completò la GP2 Series al secondo posto finale.

L’esperienza nella serie riservata alle monoposto più importante d’America, iniziò a bordo dell’auto #98 del Andretti Herta Autosport w/ Curb-Agajanian, la formazione satellite di una delle squadre più competitive del gruppo. Con una strategia perfetta ed un risparmio di carburante fino all’ultimo litro, Alexander Rossi trionfò all’esordio la 500 Miglia di Indianapolis. Nella prova più importante dell’intero campionato, nell’evento in cui tutti vorrebbero primeggiare, il giovane #98 stupì il mondo e tutti gli appassionati con una performance unica. Rossi, lo ‘scarto’ della F1 che rifiutò un posto in Marussia per il 2016 a favore dell’avventura in IndyCar ebbe l’onore di baciare la Brickyard, la linea del traguardo dell’Indianapolis Motor Speedway, composta dagli originali mattoncini rossi che un tempo ricoprivano l’intero tracciato. Un episodio che confermò l’incredibile talento del pilota americano, escluso dalla massima formula senza aver avuto l’opportunità di dimostrare il suo valore.

Dopo l’acuto nella 100° Indy500, Rossi ottenne un quinto posto nel round conclusivo di Sonoma, e venne confermato per l’anno successivo. Il secondo campionato IndyCar lo vide nuovamente protagonista ad Indianapolis con un settimo posto nella 500 Miglia del 2017, un secondo posto tra i muri di Toronto, un terzo posto nell’ovale di Pocono ed il successo nella pista stradale di Watkins Glen. I risultati di spicco portarono Rossi ad essere promosso nel team principale per l’anno seguente. L’auto #27, affidata fino al termine del 2017 a Marco Andretti, passò nelle mani del vice campione GP2 del 2015.

Rossi iniziò nel migliore dei modi la nuova  stagione. Dopo il doppio podio a St. Petersburg (Florida) e Phoenix (Arizona), Rossi vinse la prima tappa dell’anno tra i muri di casa di Long Beach. Alexander diede spettacolo nell’edizione 2018 della Indianapolis 500. Scattato in 32° piazza fu autore di una rimonta clamorosa a suon di sorpassi al limite che gli consentirono di giocarsi il successo. Will Power, pilota #12 del Team Penske siglò la prima Indy500 della carriera, mentre Rossi completò la manifestazione al quarto posto. I podi di Detroit, Gateway e Texas e la vittoria nelle tappe di Mid-Ohio e Pocono lanciarono Rossi verso la finale di Sonoma. Una prova dove Rossi perse tutto il vantaggio accumulato durante l’anno a causa di  una rottura, al primo giro, sulla sua auto.

Con un secondo posto in tasca al termine del campionato, Rossi si ripresentò al via per l’edizione 2019 dell’IndyCar Series. Dopo aver portato in bacheca, per il secondo anno consecutivo lo storico GP di Long Beach, Rossi tornò ad Indianapolis, pronto a dare spettacolo come l’anno precedente. Alexander sfiorò il secondo acuto nella mitica corsa dell’Indiana, persa all’ultimo giro a favore del francese di casa Penske Simon Paguanud. I piazzamenti nella Top3 di Detroit, Texas, Portland ed il dominio imposto a Road America portarono il #27 del gruppo a contendersi nuovamente il campionato nel championship decider di Laguna Seca. La corsa a senso unico  incoronò Josef Newgarden, terzo alfiere del Team Penske.

Rossi vanta una buona esperienza anche tra le ruote coperte. L’americano fece il suo esordio in questo particolare mondo con una LMP2 nella 24 Ore di Le Mans del 2013. Il risultato di spicco  nell’endurance arrivò lo scorso gennaio in occasione della 24 Ore di Daytona, prova storica che inaugura la stagione dell’IMSA WeatherTech SportsCar Championship, la principale serie americana per GT e prototipi. Rossi, in pista in coppia con il brasilino Helio Castroneves e l’americano Ricky Taylor con una delle Acura del Team Penske, siglò il terzo posto assoluto al termine della giornata di corsa, oltremodo condizionata dalla pioggia. Quest’anno l’americano, tornato al Daytona International Speedway per rigiocarsi la classica maratona di gennaio, non concluse la prova per un incidente nelle prime ore vanificò l’intera competizione. Per quanto riguarda le esperienze che non riguardano il mondo delle ruote scoperte è da segnalare la partecipazione alla 1000km di Bathurst, la più importante corsa australiana. L’evento, valido per il Virgin Australia Supercars Championship, la seguitissima serie stock car dell’Oceania, vide l’americano prendere il via come wild card in coppia con il canadese James Hinchcliffe, anch’esso pilota in IndyCar. La coppia completò la maratona del Mt. Panorama, il nome del circuito, al 18° posto con un’Holden del Walkinshaw Andretti United.

Alexander Rossi è l’esempio più attuale di uno ‘scarto’ della massima formula che ha saputo ‘riciclarsi’ al meglio e trovare nel NTT IndyCar Series la propria dimensione.

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Foto: LaPresse

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