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IndyCar 2020: il regolamento. Tra Push-to-pass e caution tutto può succedere!

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A differenza della NASCAR, la NTT IndyCar Series ha delle regole molto più tradizionali che rendono le gare più simili a quelle che viviamo abitualmente nel Vecchio Continente. Le competition caution, l’overtime o i free pass non fanno parte delle norme che compongono il regolamento della seguitissima serie statunitense riservata alle monoposto.

Tutte le auto sono uguali e sono costruite da Dallara. Il marchio italiano, all’avanguardia nel mondo nel motorsport, è l’unico fornitore autorizzato per l’assemblamento delle auto. Il modello utilizzato è la DW12 (Dan Wheldon 2012). Nel 2011 l’IndyCar Series ha infatti subito un importantissima rivoluzione per quanto riguarda il regolamento delle auto a causa di un incidente. Durante l’ultimo evento della stagione, l’inglese Dan Wheldon, campione in modo inaspettato della 500 Miglia di Indianapolis di quell’anno, trovò la morte nel catino di Las Vegas (Nevada). Un impatto che cambiò radialmente le auto a partire dalla stagione seguente. Nonostante gli sforzi compiuti tutto fu vano in occasione dell’incidente di Justin Wilson. Il pilota britannico fu colpito alla testa da un detrito durante l’evento di Pocono dell’agosto del 2015. Una scena drammatica che, quattro anni dopo, ha rischiato di ripresentarsi sulla stessa pista. Il 2019 mise in pericolo la vita del canadese Robert Wieckens, rimasto paraplegico dopo l’impatto contro le reti di protezione.

Questi fatti e l’impressionante decollo di Scott Dixon nella 500 Miglia di Indianapolis del 2017, hanno portato gli organizzatori della serie a studiare delle protezioni per la testa del pilota, la zona più a rischio nelle auto a ruote scoperte. Al posto dell’halo, sistema che è in vigore in F1 ed in tutte le serie propedeutiche alla massima formula, gli americani hanno deciso di istallare dal 2020 l’aereoscreen, un vero e proprio abitacolo che ricopre il casco del pilota. Le vetture sono costruite dal marchio italiano, ma vengono gestite singolarmente da ogni team che può scegliere tra due fornitori di motori: Honda e Chevrolet. Le monoposto sono dotate di un motore V8 turbo da 3.5 litri. Dal 2022 è prevista l’introduzione dei motori ibridi.

Firestone è il marchio scelto per gli pneumatici. In IndyCar, per le piste stradali, esistono tre tipologie di gomme: morbide, dure o da bagnato. Per quanto riguarda gli ovali non c’è la scelta tra le mescole offerte e non esistono le gomme da bagnato visto che, per ragioni di sicurezza, su questi tracciati non si corre in caso di maltempo. Da anni in F1 è presente il DRS, mentre in IndyCar c’è il Push-to-pass (P2P). Il sistema, introdotto e modificato negli anni, lo possiamo paragonare a grandi linee al KERS che fino a qualche anno fa era presente nel Circus. Il P2P, come il KERS della F1, può essere azionato liberamente durante il giro, ma l’utilizzo non è illimitato. Ogni pilota dispone infatti di un tempo massimo di utilizzo durante l’intero arco della gara.

Come in NASCAR, le competizioni dell’IndyCar Series sono scandite dalle caution. Il nome americano con cui viene definito l’ingresso della Safety Car  che è la mina vagante di ogni corsa a stelle e strisce. Come prevede il regolamento, in regime di bandiera gialla la pit lane è chiusa e molte cose possono cambiare.

L’unica prova che prevede una qualificazione all’evento è la 500 Miglia di Indianapolis. Per accedere alla prova è infatti prescrittivo registrare un crono sufficiente per entrare nelle prime 33 posizioni, il numero che da tradizione rappresenta le auto che partecipano al mitico evento che si terrà il 23 agosto prossimo.

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Foto: LaPresse

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