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NBA 2020: si discute sull’opportunità di allargare i roster in caso di positivi al coronavirus o gravi infortuni

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D’accordo, la stagione NBA 2019-2020 riparte. Ma c’è un problema: e se qualcuno venisse trovato positivo al coronavirus? Oppure: se si verificasse un infortunio di particolare gravità? Stando a quanto riportato su ESPN da Adrian Wojnarowski e Bobby Marks, le franchigie stanno discutendo proprio su questo tema.

In particolare, l’idea è di rendere più profondi i roster, che già sono particolarmente ricchi, essendo a 15 giocatori. L’aggiunta riguarderebbe due uomini già interessati da una tipologia di contratto definita “two-way contract, che li lega a un’affiliata formazione di G League, la lega di sviluppo che ha peraltro chiuso definitivamente i battenti nei giorni scorsi. In sostanza, hanno 45 giorni per giocare in NBA e il resto del tempo in G League. I team, però, non sarebbero poi troppo favorevoli a quest’opzione.

L’idea, in verità, potrebbe essere un’altra: nessun limite di rimpiazzi da firmare, siano essi provenienti dalla G League o dalla lista dei giocatori senza contratto allo stato attuale. Da non sottovalutare nemmeno le situazioni di quei giocatori che non saranno in campo in questa breve fase finale di regular season, come Kevin Durant e Kyrie Irving, fermi da tempo per infortunio: una questione, quella dei Brooklyn Nets, che secondo le squadre ha più senso rispetto a un positivo da covid, che potrebbe tornare disponibile dopo la quarantena di 14 giorni.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: LaPresse

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