Basket
NBA, Nicolò Melli sul razzismo: “Negli USA c’è un sistema che non pone le condizioni per superare le barriere”
La morte di George Floyd, cittadino di colore ucciso senza pietà da un poliziotto bianco, ha terribilmente scosso gli Stati Uniti facendo venire a galla il razzismo che ancora vive in una parte della società statunitense. Molti personaggi famosi, sia del mondo dello spettacolo che di quello dello sport, non sono stati zitti dinnanzi a tale atrocità e hanno provato a usare la loro influenza nel tentativo di cambiare le cose. Anche Nicolò Melli, cestista italiano che milita nei New Orleans Pelicans, ha denunciato il problema del trattamento diverso che ricevono i neri rispetto ai bianchi negli USA..
Queste le parole di Melli: “RAZZISMO NEL 2020, UNA VERGOGNA. In tredici anni di carriera, ho perso il conto di quanti compagni di squadra ho avuto, ma soprattutto con quante nazionalità, etnie e religioni sono entrato in contatto.
Nel momento in cui la Nba decide di ripartire il 31 luglio, giocando tutte le gare in una sede unica a Disneyworld, viviamo giornate pesanti, di rabbia e protesta per la morte di George Floyd, un americano nero ucciso da un poliziotto durante un controllo. Ne abbiamo parlato anche all’interno della squadra e non sono mancate testimonianze intense, come quelle di un paio di nostri allenatori, che fanno riflettere.
Da persona bianca, privilegiata, cresciuta in una famiglia benestante, non arriverò mai a comprendere fino in fondo che rabbia si prova. Probabilmente perché non ho vissuto in un clima di discriminazione che inizia fin dalla nascita, passa per la scuola e prosegue negli ambienti di lavoro. Ma anche perché non ho mai fatto differenza fra le persone in base alla razza, alla religione o alla nazionalità.
Mi chiedo come si possa valutare una persona dal colore della pelle: un idiota è un idiota e una brava persona resta una brava persona, indipendentemente dal fatto che siano bianchi, neri, gialli, rossi o blu. E’ banale dirlo, ma evidentemente è necessario. Mi rifiuto di credere il contrario, eppure ti accorgi che in America esiste ancora una scala di discriminazioni, in qualsiasi ambiente, sport, spettacolo, giornalismo o altro. C’è un sistema che non pone le condizioni per superare le barriere: le opportunità non sono uguali per tutti. Lo trovo inconcepibile, un paese civile, per di più una potenza mondiale, non può essere così.
Tra i tanti, ho due auspici. Il primo è a lungo termine: spero che i bambini vengano lasciati liberi di crescere senza voler o dover fare discriminazioni di colore, etnia e religione. Aiuterebbe ad estirpare questo sistema di intolleranza, perché nessuno nasce razzista. Il secondo, più immediato, è legato alla Nba: mi auguro che la sua ripartenza, dopo un periodo difficile, riporti un po’ di armonia. E’ soltanto una goccia in un mare vastissimo, perché serve molto altro, ma anche questa può dare una mano“.
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Foto: Lapresse