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Tokyo 2021

Olimpiadi Tokyo 2021 a rischio? Appuntamento a ottobre. Decisiva la parola dell’OMS

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I Giochi della XXXII Olimpiade, numerazione che tiene conto ufficialmente anche di quelli cancellati per le Guerre mondiali (quindi Berlino 1916, Tokyo 1940, Londra 1944) si terranno dal 23 luglio all’8 agosto 2021. Ovviamente, certezze e garanzie assolute non ci possono essere oggi, data l’attuale situazione mondiale della pandemia, diversa da ogni continente e complessa da nazione a nazione.

Non è detto che il rinvio di un anno dei Giochi risolva tutti i problemi della tanto attesa manifestazione sportiva. John Coates, uomo di punta del Comitato Olimpico Internazionale per Tokyo 2020, non ha nascosto di recente che ci sono “problemi concreti” ancora da affrontare vista la probabilità che nemmeno un vaccino potrà estinguere la minaccia del nuovo virus. I funzionari del Comitato affronteranno la questione a partire da ottobre per capire come l’edizione 2021 si potrà effettivamente organizzare tra luglio e agosto. A una tavola rotonda organizzata dal colosso dei media australiano News Corp, Coates ha assicurato che il premier giapponese, Shinzo Abe, ha chiarito che le Olimpiadi di Tokyo non potranno essere rimandate una seconda volta. «Non possiamo rimandarle di nuovo e dobbiamo presumere che non ci sarà un vaccino o, qualora ci fosse, non sarà sufficiente per tutto il mondo», ha dichiarato. Un altro rinvio non è pensabile in primis per le abitazioni del Villaggio, già tutte vendute, e poi per questioni assicurative. O 2021, dunque, o sarà cancellazione definitiva.

Senza la rete di sicurezza di un vaccino ampiamente diffuso, potrebbero esserci enormi sfide nello screening di decine di migliaia di persone provenienti da ogni angolo del pianeta. «Abbiamo problemi reali perché ci sono atleti che arrivano da da 206 nazioni diverse», ha sottolineato Coates. «In totale sono attesi 11 mila atleti, 5 mila tecnici e allenatori, 20 mila tra gli operatori dei media. Al momento abbiamo 4 mila impiegati nel comitato organizzatore e sono attesi 60 mila volontari», ha precisato.

Coates ha quindi spiegato che se ci saranno segni di contenimento della pandemia, anche se non verrà completamente sradicata, entro ottobre, i funzionari inizieranno a preparare «i diversi scenari in cui la manifestazione potrebbe aver luogo». «Mettiamo in quarantena il villaggio olimpico? Tutti gli atleti quando arrivano lì vanno in quarantena? Limitiamo gli spettatori nei luoghi? Separiamo gli atleti dalla zona mista in cui si trovano i media?», sono tutte le considerazioni da valutare.

«Il Giappone potrebbe essere in grado di contenere il virus per i giochi del prossimo anno, ma altre nazioni come Stati Uniti, Africa o Brasile potrebbero non  essere pronte», ha dichiarato di recente Norio Sugaya, professore ospite presso la School of Medicine della Keio University di Tokyo e un membro di un panel dell’Organizzazione mondiale della sanità che fornisce consulenza sull’influenza pandemica. «Sarà dura disputare le Olimpiadi». La preoccupazione di Sugaya è ripresa da Yoshito Niki, un professore ospite di malattie infettive alla Showa University, il quale avverte che il mondo avrà bisogno di almeno due anni per contenere il virus quando le infezioni ritornano negli emisferi nord e sud durante le loro stagioni invernali. Se i giochi dovessero essere portati avanti a prescindere, gli spettatori dovrebbero essere esclusi e gli atleti dovrebbero recarsi in Giappone con un mese di anticipo per i test, ha affermato. Ciò solleva la questione se valga la pena organizzare l’evento, ha affermato.

In realtà l’ultima parola arriverà dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, cui il CIO si adatterà per prendere poi la sua decisione definitiva. E’ chiaro che prima di cancellare una manifestazione come quella olimpica, si prenderanno in considerazione diversi scenari alternativi, cui si è già accennato sopra e lo stesso Comitato Olimpico internazionale ha escluso una disputa a porte chiuse dei Giochi. Al momento restano confermati, ma la parola definitiva verrà data in autunno. Quando, ancora non si sa.

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gianmario.bonzi@gmail.com

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Foto: LaPresse

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