Rugby
Rugby, Dean Budd: “L’Italia non vince? Troppi pensieri extrasportivi. Le nuove regole non mi piacciono”
La seconda linea della Benetton Treviso e dell’Italia Dean Budd racconta in un’intervista esclusiva a OA Sport come sta vivendo questo periodo di stop dello sport a causa dell’emergenza sanitaria. Pensando al futuro, ma anche al presente con Franco Smith e vede due i grossi problemi che non fanno vincere gli azzurri.
Dean, prima domanda ormai scontata in questo periodo. Come sono andati questi mesi di quarantena, cosa hai fatto? Sei riuscito ad allenarti?
“Nì… è stato un roller coaster. All’inizio pensavamo fosse un periodo abbastanza breve, ho continuato ad allenarmi il meglio possibile. Poi dopo 2/3 o 4 settimane non sembrava arrivasse una fine a questa emergenza. E’ stato difficile trovare una motivazione, era difficile correre in campo, con il lockdown, ma con le vecchie ginocchia che ho, correre sull’asfalto è difficile, dopo poco ho male e devo fermarmi. Ho iniziato a studiare pensando a dopo il rugby e sono migliorato anche con la ps4 (ride, ndr.)”.
Con l’incertezza sulla ripartenza del Pro14 è difficile per un atleta professionista allenarsi senza avere un reale obiettivo davanti a sé?
“Come ho detto, le motivazioni dopo un po’ sono dure da trovare, ma è difficile anche senza allenatore. Come atleti siamo bravi, c’è la motivazione dentro di noi, ma ti serve un coach che ti spinge un po’ di più. Senza questo è stato difficile, ma la società è stata brava. Ci ha mandato continuamente sfide da fare a piccoli gruppi, ci ha stimolato tra di noi con sfide divertenti, con video”.
Treviso forse sperava in una stagione migliore, anche se la corsa ai playoff non era ancora chiusa quando la pandemia ha fermato tutto. Un tuo giudizio sulla stagione?
“Per quel che riguarda me, ma anche parlando con gli altri, è stata una stagione difficile da gestire. C’erano le aspettative di fare bene dopo l’anno scorso, ma c’è stata la Coppa del Mondo che ha rotto il momentum che avevamo, con 2/3 mesi senza molti ragazzi. Difficile così creare la cultura, la vicinanza che avevamo gli anni prima. Personalmente sono tornato dalla Coppa in Giappone e ho giocato 40 minuti, poi mi sono rotto pollice e sono restato fermo, poi c’è stato il Sei Nazioni e quindi non c’ero mai. Difficile dare un giudizio perché non ho il polso della situazione”.
Per ripartire si fanno tante ipotesi. Come uomo esperto di mischia cosa ne pensi delle ultime voci che vorrebbero proprio cambiare la mischia per permettere la ripresa del rugby? Sei d’accordo o snatura troppo questo sport?
“E’ difficile rispondere. Vogliamo giocare e se questo è l’unico modo per forza è così. Ma, come dici tu, diventa realmente un altro sport, diventa rugby league senza mischia, touche. Boh, puoi giocare, ma cambiano i ruoli, puoi mettere ragazzi più tecnici, meno pesanti. Non so, non mi piace”.
Anche il Sei Nazioni si è interrotto di colpo. Voi avete iniziato un percorso nuovo con Franco Smith. Che differenze hai visto tra il lavoro di Franco e quello di O’Shea?
“Guarda, non c’è stata una grande differenza. L’obiettivo era uguale, fare il meglio per il rugby italiano. Franco è molto più, non dico aggressivo, ma ha un carattere diverso. Conor aveva un rapporto diverso con i giocatori, poteva anche lavorare più fuori dal campo, Franco è più uomo da campo. Per costruire un’Italia forte serve una struttura più composita, con idee diverse, ma credo che entrambi avevano e hanno stili diversi. Secondo me potevano lavorare assieme molto bene”.
Secondo te, oggi, cosa manca all’Italia per fare il salto di qualità e giocarsela con tutte nel Torneo?
“Come gruppo dobbiamo essere più focalizzati sul campo, c’è sempre casino fuori – che siano pagamenti che non arrivano, la struttura in generale, tante cose – e siamo spesso troppo distratti da questo rispetto a quello che succede in campo. Non abbiamo sempre un focus sul campo. Poi, e forse è più importante, manca una vittoria, la fiducia che arriva da un successo. Lo abbiamo visto a Treviso, dove eravamo vicini vicini ai migliori ma perdevamo. Poi l’anno scorso quando abbiamo iniziare a vincere siamo cresciuti molto. Serve confidenza, ecco, serve quella”.
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Foto: Ettore Griffoni – LPS