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Rugby, Nuova Zelanda: gli Highlanders vincono all’ultimo il primo match post pandemia

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È tornato in campo il rugby dopo tre mesi di stop. La prima partita ufficiale dopo l’emergenza saniaria si è disputata in Nuova Zelanda, cioè uno dei Paesi che meglio ha affrontato la pandemia e dove da tre settimane non ci sono più nuovi casi. E dove stamani ha visto il via il Super Rugby Aotearoa, cioè il campionato che vede in campo le cinque franchigie neozelandesi del Super Rugby.

Partita che ha visto in campo gli Highlanders di Dunedin e i Chiefs di Waikato e, soprattutto, ha visto in campo per i padroni di casa Bryn Gatland, figlio dell’allenatore dei Chiefs Warren, ex ct del Galles e allenatore anche dei British & Irish Lions. Soprattutto, perché il giovane Gatland si è dimostrato decisivo per la vittoria degli Highlanders all’esordio.

A un minuto dal termine, con gli ospiti avanti di due punti, è stato infatti un drop di Bryn Gatland a ribaltare il risultato e a dare la vittoria ai padroni di casa per 28-27 al termine di un match equilibratissimo. Match che è iniziato con un botta e risposta dalla piazzola, ma a dare il primo scossone è stato Ash Dixon, che al 16’ ha segnato la prima meta del torneo per gli Highlanders. Padroni di casa che allungano poco dopo con la meta di Sio Tomkinson per il 15-6. Finale di primo tempo che, però, vede i Chiefs reagire, prima con la meta di Sean Wainui al 27’, poi dopo il giallo a Vilimoni Koroi, al 32′ i Chiefs tornano in vantaggio con il calcio di McKenzie. Ma allo scadere arriva la terza meta per i padroni di casa, con Marino Mikaele Tu’u, e primo tempo che si chiude 22-16.

Ancora un botta e risposta dalla piazzola tra Damien McKenzie e Mitch Hunt a inizio ripresa, mentre all’ora di gioco un altro giallo per gli Highlanders, questa volta a Jona Narek, dà 10 minuti di superiorità numerica ai Chiefs. Che, però, non ne approfittano e accorciano solo al 72’ con la meta di Anton Lienert-Brown, ma la mancata trasformazione di McKenzie tiene i padroni di casa a +1. Al 78’ McKenzie si fa perdonare con il drop del sorpasso ma, come detto, è Gatland jr. a chiudere il discorso sessanta secondi più tardi.

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Foto: LaPresse

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