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Storia delle Olimpiadi: Paavo Nurmi, l'”Uomo Cronometro” che vinse nove ori olimpici

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Veniva dal grande Nord, silenziosamente correva, silenziosamente vinceva. E’ questa la storia di Paavo Nurmi. Paavo Nurmi è una leggenda olimpica per le sue vittorie, ma anche per quel suo essere schivo, introverso, timido quasi a ricordare le meravigliose terre di Finlandia dove foreste e laghi disegnano un paesaggio unico.

Paavo nasce a Turku nel 1887 e a 12 anni perde il padre. Lì tra le foreste inizia ad allenarsi. Le fatiche per diventare una leggenda dello sport sono infinite, maniacali: lui si allena sempre tenendo nella mano sinistra un cronometro controllando continuamente il tempo.

Il suo obiettivo era semplice a dirsi, tremendamente difficile da mettere in pratica: lui voleva essere costante e correre l’ultimo metro come il primo. Paavo viene soprannominato Uomo-Cronometro ed è quest’allenamento a fare del tenebroso Paavo un campione senza tempo.

La sua leggenda olimpica inizia ad Anversa nel 1920: oro nei 10000 metri, nella corsa campestre e nella campestre a squadre, argento nei 5000 metri. A Parigi 1924: oro nei 1500 metri, oro nei 5000 metri, oro nei 3000 metri squadre, oro nella corsa campestre, oro nella campestre a squadre.

Cinque ori in un’edizione dei Giochi che lo consegnano per sempre a sedere tra i grandi di Olimpia. Infine Amsterdam 1928: oro nei 10000 metri, argento nei 5000 metri, argento nei 3000 siepi. Va raccontato il capolavoro di Parigi, una pagina pazzesca di sport. Paavo nelle Olimpiadi del 1924 realizzò qualcosa di incredibile: vinse i 5000 metri 26 minuti dopo aver vinto i 1500 metri.

E forse in questa doppietta impensabile ci sono tutti quei devastanti allenamenti tra laghi e foreste con il cronometro amico fedele. Dietro alle vittorie anche quello sguardo triste, contraddittorio, complesso: Paavo correva e dominava ma non sembrava amare la corsa. Paavo vinceva in tutte le specialità dagli 800 metri ai 20 km alle campestri, ma non aveva una specialità preferita.

La sua storia olimpica doveva chiudersi a Los Angeles nel 1932, ma fu squalificato perché professionista. La sua carriera finisce così con questa squalifica e da quel momento Paavo sparirà nell’anonimato per tornare come tedoforo all’edizione di Helsinki del 1952 per l’ultima ovazione del suo pubblico finlandese.

La leggenda narra che Paavo Nurmi si allenasse con elfi, fauni e centauri lasciando un velo ancora più misterioso sul carattere schivo di questo fenomeno del mezzofondo. O forse Paavo era schivo e silenzioso come la sua amata Finlandia, un Paese in cui il silenzio regna sovrano tra gli spettacolari paesaggi del Nord.

La realtà è quella raccontata di un atleta eccezionale che con nove ori olimpici ha scritto pagine leggendarie e che rimarrà per sempre nella storia dello sport. E forse quei nove ori sarebbero potuti essere di più se il conflitto mondiale non avesse cancellato le edizioni del 1912 e del 1916.

Roberto Vallalta

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Foto: meunierd Shutterstock.com

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