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Super Rugby: addio ai Sunwolves e (forse) ai Jaguares

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La crisi che ha travolto lo sport in questo periodo d’emergenza si abbatte violentemente sul rugby e, in particolare, sul Super Rugby, il campionato che coinvolge franchigie di Australia, Argentina, Giappone, Nuova Zelanda e Sudafrica. La stagione è stata bruscamente interrotta con l’esplosione dell’emergenza sanitaria e non si sa quando ripartirà. Ma quel che è certo è che dall’anno prossimo il torneo vedrà almeno una squadra in meno al via.

I giapponesi Sunwolves, da sempre cenerentola del torneo, hanno annunciato che non continueranno a partecipare al torneo. Problemi principalmente economici alla base della scelta, con le trasferte per mezzo mondo che costano troppo. Il Super Rugby è diviso in conference territoriali e i Sunwolves fanno parte di quella australiana, la più vicina al Giappone. Con lo stop del campionato l’Australia ha deciso di lanciare un nuovo campionato nazionale e i giapponesi avevano chiesto di parteciparvi. Davanti al niet australiano la decisione di dire addio.

A rischio, però, non ci sono solo i giapponesi. Problemi economici anche in Argentina e in bilico sono i Jaguares, finalisti solo un anno fa nel Super Rugby. I costi eccessivi, la crisi economica del Paese e i dubbi sul futuro prossimo del rugby mondiale hanno spinto la Federazione argentina a rivedere i programmi. Così la Uar, anche se non parla di addio al Super Rugby e, anzi, dice che vuole fare di tutto per restare nel campionato, ha avvisato i suoi giocatori più forti (e più cari, ndr.) di guardarsi in giro e dando loro il via libera ad accettare contratti in Europa. Con la nascita dei Jaguares, infatti, l’Argentina aveva riportato in Patria quasi tutti i propri giocatori e chi giocava all’estero rischiava di giocarsi il posto in nazionale. Ora, però, si rischia il fuggi fuggi generale.

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duccio.fumero@oasport.it

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Foto: LaPresse

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