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Tennis, Campionati Italiani 2020: un’occasione persa. Torneo snobbato: se il denaro conta più della rinascita

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Dopo un lungo digiuno di oltre tre mesi, il tennis è tornato a muovere i primi passi dopo l’emergenza sanitaria con dei tornei di esibizione. Nei Balcani sta andando in scena l’Adria Tour organizzata da Novak Djokovic, dove ogni set termina aggiudicandosi 4 game invece che 6; a Nizza, invece, stiamo assistendo al tennis del futuro nell’Ultimate Showdown lanciato da Patrick Mouratoglou con un regolamento rivoluzionario, nel quale peraltro si sta disimpegnando egregiamente Matteo Berrettini. Dal 20 giugno il tennis tornerà protagonista anche alle nostre latitudini con i Campionati Italiani 2020 riesumati dalla Federazione dopo 16 anni: sarà Todi (PG) ad organizzare il torneo che assegnerà i titoli nazionali.

Le intenzioni della FIT, di per sé, vanno considerate lodevoli: un evento per ripartire dopo mesi di sofferenze e ritrovare a poco a poco un barlume di normalità. Sarebbe dovuto essere un festival del tennis italiano, che avrebbe creato spettacolo e generato interesse. Il Bel Paese avrebbe offerto un segnale simbolico al mondo, ripartendo con i propri migliori interpreti. Invece, nulla di tutto questo. I Campionati Italiani, inutile girarci attorno, sono stati completamente snobbati.

L’Italia vive un’epoca florida dal punto di vista tennistico. Il movimento tricolore vanta ben 8 esponenti nella top100 della classifica mondiale, come gli Stati Uniti: fanno meglio solo Francia (12) e Spagna (9). Di questi uno solo sarà presente a Todi: Lorenzo Sonego, n.46 del ranking. Se Fabio Fognini è alle prese con il recupero dall’operazione alle caviglie, Matteo Berrettini ha optato per il più remunerativo torneo di Nizza; assenti anche Jannik Sinner, Gianluca Mager, Stefano Travaglia, Andreas Seppi e Salvatore Caruso. Si comprende che, di fatto, il livello del torneo sarà dunque equiparabile ad un Challenger: un vero peccato, perché l’Italia avrebbe potuto offrire un evento di ben altro spessore.

Se le regioni ideali e sentimentali non sono state comprese dai giocatori, è presumibile che abbiano prevalso invece quelle materialistiche e venali. Il montepremi dei Campionati Italiani è oggettivamente scarno, ben distante dagli standard ATP: 4500 euro andranno al vincitore, 2700 al finalista, 1440 agli altri due semifinalisti, oltre al vitto e alloggio compresi nell’iscrizione. Di fatto, non è in funzione dei soldi che si sarebbe dovuto scegliere di partecipare, bensì per il puro piacere di tornare in campo affrontando avversari di valore e lanciare a se stessi ed agli spettatori un segnale di rinascita. Si sarebbe allestita una vetrina allettante e di prima fascia, ben diversa da quella attuale che offre una spiacevole sensazione di seconda mano.

Alcuni tennisti non si sono sentiti pronti per affrontare l’evento dopo il lungo periodo di stop ed hanno preferito scongiurare eventuali brutte figure: per chi è avanti in classifica il rischio di incappare in sconfitte inattese va messo in conto. Se sulla bilancia mettiamo anche il rischio di infortuni, ancor più alto dopo una lunga inattività, il quadro è completo. In sostanza, i top player italiano hanno reputato che il gioco non vale la candela: troppe le incognite ed i rischi a fronte di un introito economico irrisorio. Eppure nella vita non conta solo il Dio Denaro. Soprattutto quando si esce da una tragica pandemia.

federico.militello@oasport.it

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Foto: Roberta Corradin/LivephotoSport

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