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US Open 2020, la maggioranza dei giocatori contrari al via? Varie ipotesi sul tavolo
Il 15 giugno è data attesa nel mondo del tennis. I gestori dei circuiti internazionali (ATP, WTA e ITF) dovrebbero dare una risposta a un quesito importante: riprendere a giocare o meno? Allo stato attuale delle cose è prevista la sospensione fino al 31 luglio e l’incertezza regna sovrana.
Nella giornata di ieri vi è stato un incontro a cui hanno preso parte in videoconferenza la maggior parte dei giocatori di singolare e doppio e i contrasti non sono mancati. A questo meeting erano presenti anche Stacey Allaster, ex presidente WTA e ora rappresentante USTA, Steve Simon, CEO WTA e Andrea Gaudenzi, presidente dell’ATP. Come è noto, ci sono diverse pressioni affinché lo Slam americano, previsto dal 24 agosto al 13 settembre (tenendo conto anche delle qualificazioni), si possa svolgere. Molti tennisti, però, sono contrari e preferirebbero non disputarlo. Le dichiarazioni di contrarietà del n.1 del mondo Novak Djokovic in questo senso sono emblematiche sulla non partecipazione al Major. A questo punto le ipotesi sul tavolo sono molte e non si esclude la cancellazione.
Pertanto si prospettano cinque giorni di attente riflessioni sulla disputa o meno del torneo. Si è addirittura parlato del fatto che lo US Open non offrirà punti ATP e WTA in caso di annullamento delle qualificazioni. Si può ben intuire che, ora come ora, c’è tanta confusione e probabilmente l’intenzione dei tennisti sarebbe quella di iniziare la propria avventura sulla terra rossa in manifestazioni nel Vecchio Continente prima del Roland Garros che potrebbe disputarsi sul finire di settembre. C’è anche l’alternativa, neanche così lontana, di dare appuntamento a tutti all’anno prossimo e in quest’ultimo caso c’è già chi è pronto, ovvero lo svizzero Roger Federer, costretto ai “box” da una seconda operazione al ginocchio destro.
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: LaPresse