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Basket: Maya Moore, la campionessa e la battaglia di libertà vinta per Jonathan Irons

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Maya Moore è una leggenda della WNBA. Una che ha vinto tutto, una che è stata destinataria di uno degli ultimi pensieri di Kobe Bryant prima dell’incidente che se l’è portato via. L’ex stella dei Lakers, infatti, indicava proprio lei, assieme a Elena Delle Donne e a Diana Taurasi, in un trio di giocatori che avrebbe potuto, e potrebbe, far bene anche nella NBA. Con gli uomini. E, detto da Kobe, tanto brutto non suona, anzi.

Ma quello che ha fatto Maya Moore negli ultimi due anni è stato qualcosa di diverso dalla pura e semplice pallacanestro. Anzi, qualcosa di del tutto differente. Perché il basket l’ha temporaneamente lasciato. L’ha sacrificato, sull’altare di qualcosa di molto più importante, in cui lei ha creduto, per due anni. La storia è di quelle dure: c’è un uomo, Jonathan Irons, in carcere nella città di origine della giocatrice, Jefferson City, per qualcosa che non ha mai commesso. Lei lo incontra nel 2007, e conosce il racconto.

Jonathan Irons è stato messo in carcere nel 1998, a 18 anni e poco meno, per un furto con scasso e aggressione a mano armata dell’anno precedente. Tutto bene? Neanche per sogno. Perché lui, quel reato, non se l’era mai neanche sognato, e certo non pensava di dover ricevere una sentenza di condanna a cinquant’anni dietro le sbarre. L’avevano semplicemente visto girare attorno alla vera scena del crimine, in cui un ladro aveva sparato al padrone di casa, che si riuscì a salvare.

Diverse furono le prove false, o le ugualmente mendaci dichiarazioni che gli furono attribuite, ma Maya Moore, che di questa storia sapeva dal padrino Reggie Williams, non voleva credere che tutto potesse finire con l’ingiustizia. E così ha cercato le prove della non colpevolezza, trovate infine nelle carte del processo, in un’impronta digitale nascosta dall’accusa, che non apparteneva a Irons. Un impegno rafforzatosi ancora di più nel 2019, quando la giocatrice ha smesso di calcare i campi di pallacanestro, in via temporanea, per dedicarsi proprio a questa vicenda.

Con successo. Un mese fa, è stata annullata la condanna di Irons. Ieri è tornato un uomo libero. Anche con l’aiuto di una persona che è stata al suo fianco e che è riuscita, con l’enorme fama di cui gode, a creare le condizioni perché tutto potesse essere riportato nella giusta misura.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: LaPresse / Olycom

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