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C’era una volta la F1 in cui la pioggia non era un problema. Quante pagine epiche scritte sotto l’acqua!

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Il fatto che le qualifiche del Gran Premio di Stiria siano state messe in discussione dalle forti precipitazioni che si sono abbattute sul circuito di Zeltweg, non può non lasciare indifferenti in merito al cambiamento di politica avvenuto in F1 nel corso degli anni. Il Circus del XXI secolo, in particolare quello dell’ultimo decennio, è allergico all’acqua. La pioggia, infatti, sta diventando un problema per la massima categoria automobilistica. D’accordo, safety first, la sicurezza prima di tutto. Però bisogna ricordarsi di come la pista bagnata sia stata parte integrante del DNA della Formula 1. Anzi, importanti pagine di storia sono state scritte proprio sotto l’acqua.

Intendiamoci, anche in passato le precipitazioni eccessive potevano rappresentare un grosso problema. È infatti capitato che dei Gran Premi venissero interrotti proprio a causa della forte pioggia. Una volta questa evenienza si verificò proprio in Austria, nel lontano 1975, nel giorno in cui Vittorio Brambilla conquistò la sua unica vittoria in Formula 1. Tuttavia, il punto è che le gare comunque cominciavano senza fronzoli eccessivi e, in ogni caso, si provava a competere, esponendo la bandiera rossa solo se le condizioni diventavano impossibili.

Pensiamo a come sarebbe stato il Circus se la politica attuale fosse stata seguita anche in passato. Alcuni dei momenti più emozionanti dei 70 anni di storia della categoria non sarebbero esistiti. Un esempio su tutti è il famigerato Gran Premio di Montecarlo 1984, quello in cui il mondo scoprì il talento di Ayrton Senna e dello sfortunato Stefan Bellof. Le condizioni difficili fecero emergere le qualità del brasiliano e del tedesco, che ebbero la chance di mettersi in mostra con le poco competitive Toleman e Tyrrell, girando più rapidamente di campioni già affermati. In particolare la rimonta di Senna fu entusiasmante e non mancarono le polemiche quando la gara fu interrotta, poiché il sudamericano era ormai prossimo a sorpassare il leader Alain Prost, nonostante questo pilotasse la fantastica McLaren MP4/2.

Sempre parlando di Senna, come dimenticare il famoso “Lap of the Gods” effettuato a Donington nel 1993. In quell’occasione, il paulista si rese protagonista di una prima tornata irreale, durante la quale sorpassò nell’ordine Karl Wendlinger, Michael Schumacher, Damon Hill e Alain Prost, rendendo possibili manovre apparentemente impossibili. Quel giro resta uno dei più epici mai visti nella storia del Circus e non sarebbe mai avvenuto al giorno d’oggi, quando probabilmente si sarebbe partiti dietro la Safety Car.

La pioggia è stata inoltre contorno della prima vittoria di Michael Schumacher con la Ferrari. A Barcellona, il 2 giugno 1996, diluviava. Eppure si gareggiò e il tedesco realizzò una performance incredibile, arrivando a stampare tempi di quattro secondi al giro più rapidi di chiunque altro. D’altronde la capacità di emergere sotto l’acqua e l’intuizione di impostare la gara su due soste anziché una, come deciso invece da tutti gli avversari, gli consentì di tenere un ritmo inarrivabile, ottenendo un clamoroso successo con una monoposto non certo all’altezza delle Williams.

Inoltre sarebbe necessario ricordarsi di come la pioggia possa rimescolare le carte in maniera inaspettata, consentendo a piloti e vetture generalmente ai margini di ricoprirsi di gloria. Un esempio eclatante è quello di Jean-Pierre Beltoise a Montecarlo nel 1972. In quel Gran Premio, disputato sotto un diluvio, un handicap del pilota francese si tramutò improvvisamente in un punto di forza. Il transalpino aveva infatti la mobilità di un braccio limitata da un incidente patito in una gara endurance. Ciononostante perseverò in Formula 1, arrivando a vivere il suo giorno di gloria proprio grazie alla pioggia e al fatto di non poter sterzare completamente. Beltoise, costretto a seguire traiettorie differenti da tutti gli altri, scoprì che in curva le “sue” traiettorie erano molto più efficaci di quelle ortodosse, poiché gli consentivano di evitare gli accumuli d’acqua più marcati. In questo modo, poté tenere un ritmo decisamente migliore degli avversari, passando per primo sul traguardo.

Oppure, impossibile dimenticare il Gran Premio del Canada 1989, durante il quale Nicola Larini, a bordo della derelitta Osella, anziché frequentare come d’abitudine le retrovie della classifica, si trovò incredibilmente a lottare per il podio prima che un cortocircuito sulla sua vettura lo costringesse a un amarissimo ritiro. Peraltro, proprio quel giorno, arrivò la prima vittoria della carriera di Thierry Boutsen, autentico specialista delle gare bagnate, che poté quindi finalmente festeggiare un successo dopo tanti piazzamenti.

Questi sono solo alcuni degli esempi di cui è costellata la storia della Formula 1. Se ne potrebbero citare molti altri a dimostrazione di come la pioggia possa essere un’opportunità di cambiare le carte in tavola, permettendo ad attori generalmente di supporto di diventare protagonisti, oppure a fuoriclasse conclamati di alzare l’asticella a un livello inimmaginabile. Insomma, l’acqua renderà anche più difficile gareggiare, ma al tempo stesso può essere una risorsa e una fonte di emozioni. Al riguardo, bisognerebbe accettare la pioggia per quello che è, ovvero un elemento naturale. Invece, la politica in merito alla pista bagnata è progressivamente cambiata nel corso del XXI secolo. Forse troppo?

Sarà anche vero che la sicurezza viene prima di tutto, ma al tempo stesso non bisogna esagerare. L’acqua aumenta i rischi? Verissimo, ma il rischio è parte integrante delle competizioni motoristiche. D’altronde uno principi fondanti della disciplina è il postulato Motor sport is dangerous”, ovvero “correre è pericoloso”. Giustamente si fa di tutto per contenere i rischi, ma è impossibile eliminarli completamente. Quindi, non sarebbe il caso di vivere con più serenità la pioggia, evitando di mettere in discussione lo svolgimento degli eventi non appena Giove pluvio decide di darsi da fare?

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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