Ciclismo

Ciclismo, il volo di Marco Pantani sul Galibier: il ricordo dell’impresa del Pirata a 22 anni di distanza

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27 luglio 1998, quindicesima tappa del Tour de France, 189 km da Grenoble a Les Deux Alpes. A 47 km dal traguardo: “Ecco, parte Pantani. Attenzione, l’atteso scatto di Pantani, non risponde Ullrich, che aveva già dimostrato che quando scatta Pantani è meglio lasciar perdere“. Il racconto di Adriano De Zan descrive attimo dopo attimo, pedalata dopo pedalata, il capolavoro di un campione, il capolavoro di Marco Pantani, “Il Pirata”.

Piove come nelle peggiori giornate invernali, eppure è fine luglio, e le condizioni sconsiglierebbero qualunque iniziativa. Marco, però, ha un sogno: strappare la Maglia Gialla al tedesco Jan Ullrich e conquistare il Tour de France. Lui, reduce dal trionfo del Giro d’Italia, vuol regalarsi la magica doppia e nel suo cuore ha una dedica speciale: Luciano Pezzi, che aveva pensato e costruito la Mercatone Uno attorno alle sue qualità, era venuto a mancare poco prima del via della Grande Boucle. Un motivo in più per regalarsi qualcosa, un motivo in più sfidare i propri limiti.

Sulle pagine di Repubblica, il giorno della tappa, Gianni Mura scriveva: “Il Fossile (Pantani ndr.) si lamenta, buon segno. Il Galibier può essere davvero per Pantani la rampa di lancio. Ma è indispensabile che, dopo il Telegraphe, senta le voci. […] Perché dovrebbe vincere una corsa che non lo favorisce? Perché è già successo al Giro? E se piove? E poi questa è un’altra corsa. E se non sente le voci? Non pensiamoci. Questa è un’altra corsa ma è ancora aperta. Vai, Pantadattilo, i camper sono già piazzati e qui stiamo accordando i violini”.

I violini sono accordati. Pantani resta nella pancia del gruppo per gestire le proprie energie, in attesa di far cantare i pedali. Il francese Luc Leblanc dà il via alle danze e Ullrich resta solo. Spetta allora a Marco prendersi la scena e a 4500 metri dalla vetta del Galibier fa il vuoto.  Un moto perpetuo in sella il romagnolo, mentre il Kaiser affonda. Un’azione da leggenda, come da anni non si vedeva, unendo tutti al grido: “Pantani!”. Bandiere italiane, spagnole, belghe, danesi ecc. sventolano festanti, mentre il corridore italiano fende l’aria con quell’andatura, mani basse, sempre in spinta, accarezzando i pedali come nessun’altro.

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Per qualunque ciclista un tentativo di fuga di questo genere è follia, ma non per il Pirata. Lui ha lucidità e grandi gambe. L’epilogo a Les Deux Alpes è trionfale, l’americano Bobby Julich chiude a 5’43”, mentre Kaiser Jan ne prende quasi nove (8’57”). Pantani è la nuova Maglia Gialla e la porterà con orgoglio fino a Parigi, i tifosi in Italia impazziscono e i commentatori hanno il volto rigato dalle lacrime per una tappa che rimarrà per sempre nel cuore e nel cervello.

IL VIDEO DELL’IMPRESA DI MARCO PANTANI

 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: Olycom LaPresse

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