Ciclismo
Ciclismo, o si prende l’esempio del calcio o non si ripartirà. Un positivo rischia di fermare tutto ancor prima di iniziare
Il mondo del ciclismo è fermo da inizio marzo a causa della pandemia, nelle ultime settimane sono andate in scena soltanto alcune gare di carattere nazionale ma finalmente tra pochi giorni si tornerà in gruppo per i primi appuntamenti internazionali post emergenza sanitaria. Si ripartirà già domani col Sibiu Tour in Romania, il 28 luglio scatterà la Vuelta a Burgos, sabato 1° agosto ci sarà spazio per la prima corsa World Tour del nuovo calendario (Strade Bianche). Inizieranno così tre mesi intensissimi con Tour de France (29 agosto-20 settembre) e Giro d’Italia (3-25 ottobre) in rapida successione, durante la Corsa Rosa si disputeranno le Classiche del Nord, Giro di Lombardia e Milano-Sanremo avranno invece luogo ad agosto. Un vero e proprio tour de force per tutti i ciclisti ma ovviamente cambieranno tante regole perché si dovrà rispettare un protocollo di sicurezza molto ferreo.
Il ciclismo dovrà cercare di prendere l’esempio del calcio, unico sport a essere tornato in scena a pieno regime tra giugno e luglio in quasi tutta Europa. Anche in caso di positività all’interno di una squadra, le partite si sarebbero giocate ugualmente. Tra l’altro tra Italia, Germania, Spagna, Inghilterra non si sono segnalate positività da quando si è tornati in campo dopo la sosta forzata. L’universo del pedale dovrebbe cercare di seguire la stessa strada, altrimenti un qualsiasi positivo in gruppo rischia di fermare tutto ancora una volta: stiamo parlando di un plotone di quasi 200 ciclisti, a cui si aggiungono i membri dei vari staff, che in occasione delle corse a tappe si muove in maniera massiccia e potrebbe venire a contatto con potenziali situazioni di contagio.
L’ideale sarebbe quello di creare una vera e propria bolla come si sta facendo per il calcio, prendendo poi le giuste misure nel caso di una positività, senza però fermare tutto ancora una volta. Il rischio è che tutto il sistema debba affrontare una crisi economica ancora più grande nel caso di un nuovo stop, ipotesi assolutamente da scongiurare.
Al momento l protocollo prevede che i corridori dovranno sottoporsi a un test del tampone naso/gola RT-PCR nei dieci giorni prima di viaggiare per una gara e a un altro almeno 72 ore prima della competizione. È probabile che i Grandi Giri creino unità mobili di prova per i test obbligatori nei giorni di riposo. I ciclisti potrebbero doversi recare alle gare con due o tre giorni di anticipo per assicurarsi di essere testati. Senza un risultato del test, i ciclisti non possono correre.
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stefano.villa@oasport.it
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Foto: Valerio Origo