Ciclismo
Ciclismo, Robert Gesink: “Voglio correre altri tre anni e aiutare un mio compagno a vincere il Tour”
Sono passati quasi undici anni da quando Robert Gesink, nel settembre del 2009, prima che una caduta lo costringesse ad alzare bandiera bianca, contendeva il successo finale della Vuelta ad Alejandro Valverde. Al tempo lo scalatore neerlandese aveva ventitré anni ed era uno dei prospetti più quotati del panorama mondiale, considerato dai più un futuro vincitore di grandi giri. Persino Eddy Merckx spese parole al miele per lui, pronosticandogli una carriera di primissimo piano.
Tanti infortuni, dovuti anche a una scarsa capacità di guida del mezzo, uniti a un margine di crescita inferiore a quello che si supponeva, hanno fatto sì che Robert rispettasse solo in parte quanto gli era stato pronosticato. Nelle ultime due stagioni, però, quando ormai si pensava che avesse poco o nulla da dare, Gesink si è saputo reinventare come gregario di qualità di Primoz Roglic. Il suo lavoro eccellente sull’Aubisque, al Tour de France 2018, fu di vitale importanza per il successo di tappa ottenuto quel giorno, dopo molteplici attacchi sia in discesa che in salita, dal suo capitano. Ancor di più, però, Gesink è stato, insieme a un altro veterano quale Tony Martin, uno degli uomini fondamentali per lo sloveno alla Vuelta 2019, ove si è sempre fatto trovare pronto quando chiamato in causa. Inoltre, grazie alla sua esperienza è stato anche una sorta di regista in corsa, capace di guidare con maestria gli altri gregari Jumbo nelle frazioni d’alta montagna.
Giunto ormai a 34 anni Gesink non ha alcuna voglia di smettere, anzi. Intervistato da Bureau Sport, Robert ha dichiarato per quanto ancora si vede in sella a una bici e ha parlato del Tour 2020, grande obiettivo della sua Jumbo: “Penso di poter correre a questi livelli per altri tre anni. Finché vado così forte non intendo smettere. Ora il mio sogno è vincere il Tour con la squadra. Abbiamo tre ragazzi che sono già saliti sul podio nei grandi giri, questo vuol dire che abbiamo tantissima potenza di fuoco e serie chance di portare la maglia gialla a Parigi. Anni fa sognavo di vincere io il Tour de France, ma ora mi rendo conto di non avere più le gambe per farlo e il mio ruolo è quello di aiutare i compagni. Alla Vuelta del 2019 ho lavorato molto bene per Roglic, spero di riuscire a replicare alla prossima Grande Boucle“.
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luca.saugo@oasport.it
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Foto: Shutterstock