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Formula 1
F1, dai progettisti a Binotto: tutti in discussione. Tra possibili licenziamenti e una strada certa da seguire
La Ferrari le sta provando tutte. Quantomeno. Dopo aver toccato il fondo tra doppietta del Red Bull Ring e Gran Premio di Ungheria, tre gare nelle quali le Rosse avrebbero potuto essere doppiate in ognuna, la scuderia di Maranello prova a rimescolare le carte. Non si possono fare miracoli a nessun livello, per cui si prova a muovere qualche pedina. Il team emiliano negli ultimi giorni ha rivisto la struttura organizzativa dell’area tecnica per provare a renderla più efficace nello sviluppo della prestazione. Oltre a questo è stata creata anche una nuova area la “Performance Development” messa in mano a Enrico Cardile. Le altre aree sono suddivise in questo modo: Enrico Gualtieri è responsabile della Power Unit, Laurent Mekies è Direttore Sportivo e responsabile delle attività di pista mentre Simone Resta rimane a capo dell’area Ingegneria Telaio.
Mattia Binotto, team principal della Ferrari, prova a cambiare le carte in tavola, con la speranza che il risultato possa cambiare. Con il fatto che la vettura non si possa sostanzialmente toccare fino a fine anno, e con l’incubo delle rivoluzione tecnica rimandata al 2022, la sensazione è che a Maranello possa cambiare davvero poco. Occorre una inversione di rotta a livello di squadra, ovvero che i vari reparti comunichino maggiormente tra di loro per riuscire a portare il progetto nella giusta direzione.
Le parole del numero uno del Cavallino sono state importanti sotto questo punto di vista: “Come avevamo anticipato nei giorni scorsi, abbiamo voluto intervenire sulla struttura organizzativa dell’area tecnica in modo da rendere sempre più veloce ed efficiente il processo di ideazione e sviluppo della prestazione della vettura. C’era bisogno di dare una sterzata, identificando in maniera più netta responsabilità e processi e, al tempo stesso, ribadendo la fiducia dell’Azienda in questo gruppo tecnico. L’area affidata ad Enrico Cardile, che si avvarrà del contributo di esperienza di Rory Byrne e continuerà a contare su un tecnico preparato come David Sanchez, sarà il fulcro dello sviluppo della prestazione della monoposto. Siamo convinti che il valore delle persone Ferrari sia di assoluto livello e non abbia nulla da invidiare a quello dei nostri maggiori concorrenti, però dovevamo intervenire per dare un segnale forte di discontinuità, alzando l’asticella delle responsabilità dei leader di ciascuna area“.
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Siamo forse all’ultimo disperato tentativo per la Ferrari? Contro rivali che stanno dominando a livello tecnico è necessario provare ogni mossa possibile ma, soprattutto, sarebbe fondamentale avere una direzione ben precisa. Le competenze all’interno del team emiliano non mancano e anzi spesso sono superiore agli avversari, ma senza organizzazione e un timoniere che indichi la rotta tutto viene sprecato. Da anni capita proprio questo a Maranello, con la sensazione che i vari reparti non collaborino nella giusta maniera tra di loro. Servirebbe unione di intenti per riprendere la giusta carreggiata. A Mattia Binotto viene chiesto anche questo. Un ulteriore onere per un uomo sulle cui spalle si annidano pressioni indicibili. Non tutte le colpe sono sue in Ferrari, anzi, meriterebbe maggiore appoggio a tutti i livelli, per non trasformarsi sempre più in un nocchiere nel mare in tempesta.
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alessandro.passanti@oasport.it
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Foto: Lapresse