Formula 1
F1, Ferrari con la velocità di punta più bassa. Ma il problema non è (solo) il motore
Che la Ferrari non abbia iniziato bene il Mondiale di F1 2020 non è un mistero. La SF1000 è nata con evidenti problemi di progettazione, palesati sin dai test di Barcellona. La squadra è corsa ai ripari: dalla riapertura della fabbrica dopo il lockdown, si è lavorato alacremente per attuare una profonda rivisitazione della monoposto. La versione B sarà pronta tra due settimane e la vedremo all’opera nel GP d’Ungheria: lecito attendersi una macchina concettualmente molto diversa, forse più simile alla SF90 del 2019.
Le qualifiche del GP d’Austria 2020 di ieri hanno messo in risalto un dato sconcertante: Sebastian Vettel e Charles Leclerc occupano le ultime due posizioni della classifica che tiene conto della velocità di punta massima toccata da ciascun pilota. Il tedesco è arrivato a 314,1 km/h, il monegasco a 314,0 km/h. Un dato preoccupante anche in vista della gara, dove la Rossa sarà chiamata a compiere una difficile rimonta. Con una velocità così bassa in rettilineo (Lewis Hamilton, per intenderci, si è spinto a 323,4 km/h) non sarà affatto semplice sorpassare, pur con l’aiuto del DRS.
Motore della Ferrari dunque non all’altezza? Assolutamente no. Ed un dato spazza via ogni dubbio. Le velocità di punta maggiori sono state raggiunte dalle Alfa Romeo di Antonio Giovinazzi (325,3 km/h) e Kimi Raikkonen (323,4 km/h): la scuderia del Biscione è motorizzata proprio dalla Ferrari. Lo stesso discorso vale per le Haas di Romain Grosjean (321,8 km/h) e Kevin Magnussen (320,2 km/h). Il problema della compagine di Maranello risiede in una eccessiva resistenza all’avanzamento. La SF1000 era stata progettata per risultare efficiente nell’ingresso curva, obiettivo che tuttavia non è stato raggiunto, perché la vettura latita di carico aerodinamico sul fondo. Di fatto gli ingegneri, nel tentativo di risolvere un problema, ne hanno generato un altro: la Ferrari, che nella passata stagione risultava spesso la più veloce in rettilineo, ora si ritrova fanalino di coda. Non va dimenticato poi l’accordo segreto tra la scuderia italiana e la FIA a seguito dell’indagine compiuta nel 2019 sulla power-unit di Maranello. L’irregolarità non è mai stata resa nota (un modus operandi che tutt’ora i rivali mal digeriscono), tuttavia si evince che il Cavallino Rampante abbia dovuto ripensare al proprio concetto di power-unit e non è escluso che da ciò siano nati in parte i problemi attuali.
federico.militello@oasport.it
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Foto: Lapresse