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F1, Ferrari: cosa è cambiato da Zeltweg? Passi avanti evidenti, i motivi della crescita

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Nel Gran Premio di Ungheria di domenica 19 luglio le Ferrari scatteranno dalla terza fila, poiché nella qualifica odierna Sebastian Vettel ha realizzato il quinto tempo e Charles Leclerc il sesto. Si tratta di un deciso passo avanti rispetto a Zeltweg, poiché sull’Hungaroring la Scuderia di Maranello si è rivelata essere la terza forza in campo, alle spalle esclusivamente delle Mercedes e delle Racing Point. Le Red Bull, imprendibili per le Rosse in Austria, si sono dimostrate assolutamente in linea con il Cavallino Rampante (almeno per quanto riguarda Max Verstappen, disperso invece Alexander Albon). Inoltre le McLaren appaiono meno competitive delle Ferrari, situazione differente rispetto al tracciato di Spielberg. Dunque, quali possono essere le ragioni della crescita del team di Maranello? Proviamo ad analizzarle.

Innanzitutto i connotati del tracciato hanno giocato un ruolo fondamentale. La pista costruita alle porte di Budapest è completamente diversa da quella sulle colline della Stiria. L’autodromo magiaro è decisamente più lento e tortuoso e rispetto a quello austriaco, dunque si schiaccia meno pedale del gas e, banalmente, la velocità massima è meno importante di quanto non lo sia a Spielberg. Se si guardano i dati relativi alla top speed, ci si renderà conto di come la Ferrari sia nuovamente il fanalino di coda sotto questo aspetto. Cionondimeno, all’Hungaroring avere una velocità inferiore è meno penalizzante rispetto ad altrove. Dunque, questa caratteristica della pista ha aiutato indubbiamente le Rosse, che hanno visto accresciuto il loro valore relativo rispetto a quello degli altri team. Mercedes esclusa, ma la W11 è letteralmente un’astronave se comparata alle restanti monoposto.

In secondo luogo, bisogna ammettere che la SF1000 avrà tanti problemi, ma non è completamente da buttare. A guardare gli intermedi, si evince come la vettura del Cavallino Rampante sia la seconda forza in campo nell’ultimo settore, ovvero il più lento in assoluto. Intendiamoci, resta un progetto sbagliato, ma quantomeno qualche pregio evidentemente c’è, altrimenti non sarebbe possibile battere il resto del gruppo in una determinata sezione della pista. Qual è il “segreto”, se così può essere definito, della Ferrari 2020? Forse la trazione? Oppure la velocità di percorrenza nelle curve meno rapide?

Comunque sia, sul lento la Ferrari c’è. Banalmente perché questa è una monoposto lenta. Detto senza ironia. Perché ormai si è capito come il problema principale della Rossa di quest’anno sia proprio la mancanza di velocità, causata da un lato dal motore meno performante rispetto all’anno scorso, dall’altro dalla necessità di utilizzare un assetto più carico del normale per compensare l’assenza di downforce generata dal fondo. Però, evidentemente, dove tutti devono usare profili alari più marcati, la differenza sotto questo punto di vista si assottiglia, permettendo al Cavallino Rampante di recuperare un po’ di smalto.

Insomma, l’impressione è che la SF1000 possa dare il meglio di sé sui tracciati più tortuosi e che qualcosa di buono, in questa Ferrari, ci sia. I pregi emergono nei contesti dove avere un’elevata velocità di punta è meno importante. È da questa consapevolezza che bisogna partire se si vuole sviluppare la monoposto, in maniera tale da recuperare il terreno perduto. Purtroppo non c’è modo di confrontarsi con le Mercedes, che restano superiori e sono semplicemente perfette, ma sicuramente la scuderia di Maranello potrà farsi valere nei confronti di tutti gli altri team.

Chiaramente, questa chiave di lettura genera un altro tema. Se queste sono le premesse, domani la Ferrari deve “quagliare”, perché in calendario, di piste altre piste lente, non se ne vedono molte altre. Pertanto, ottenere un buon risultato in Ungheria potrebbe essere fondamentale per dare un po’ di ossigeno all’ambiente in vista del prosieguo della stagione e consentire di lavorare per colmare la lacuna più grande di questa vettura, ovvero la mancanza di velocità massima.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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