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F1, GP Austria 2020: analisi prove libere. Mercedes über alles, Red Bull deludente, Ferrari limita i danni

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Le prove libere del venerdì del Gran Premio d’Austria 2020 sono andate in archivio. Quali conclusioni si possono trarre dalle tre ore di free practice andate in scena quest’oggi sul circuito di Zeltweg? La prima impressione è che il team da battere sia lo stesso degli ultimi sei anni e il favorito per il successo nella giornata di domenica sia il “solito” Lewis Hamilton. Andiamo ad analizzare quanto avvenuto quest’oggi, squadra per squadra.

MERCEDES – Cambia la livrea, ma non certo il valore delle monoposto. Le due Frecce d’Argento (o Frecce Nere, come dovremmo chiamarle alla luce del nuovo colore) hanno impressionato sotto tutti i punti di vista, a cominciare dal piano cronometrico. Hamilton è stato il migliore in entrambe le sessioni e il solo Bottas è stato in grado di restargli vicino, attestandosi a due/tre decimi. Il resto del gruppo ha pagato almeno sei decimi al Campione del Mondo in carica, apparso in assoluto controllo come tutto il team. Complessivamente 82 giri per il britannico e 74 per il finlandese, senza il minimo problema, dando la sensazione di essere consapevoli di godere di una certa superiorità tecnica.

FERRARI – Bicchiere mezzo vuoto o bicchiere mezzo pieno? Il pessimista dirà che il risultato odierno è scoraggiante, perché Leclerc si è attestato a un secondo da Hamilton, mentre lo scaricato Vettel ha fatto decisamente meglio del compagno in FP2. Inoltre nel pomeriggio il monegasco ha addirittura fatto segnare un tempo peggiore rispetto a quello da lui stesso marcato lo scorso anno, facendo venire il sospetto che la SF1000 non sia progredita rispetto alla SF90. Tuttavia va sottolineato come Charles abbia trovato bandiere gialle in entrambi i “giri veloci” tentati in FP2 e soprattutto come successivamente sembrerebbe essersi concentrato sulla simulazione della prima parte di gara, mentre Seb abbia lavorato sulla seconda. Peraltro il tedesco ha concluso con il quarto crono di giornata, ottenuto con gomme morbide. Insomma, alla luce delle premesse della vigilia, la performance del Cavallino Rampante non è neppure così negativa, soprattutto considerando come tutti i team abbiano portato aggiornamenti alle loro vetture, mentre la Scuderia di Maranello presenterà solo in Ungheria quella che sarà un’autentica versione B della monoposto. In totale 80 giri per Vettel e 77 per Leclerc. Dunque il bicchiere mezzo vuoto è rappresentato dal fatto che la Mercedes appare di un altro livello, il bicchiere mezzo pieno invece è la prospettiva di poter lottare quantomeno per piazzamenti di prestigio, anche perché tra le avversarie c’è chi si è espressa decisamente al di sotto delle aspettative.

RED BULL – Eccola la grande delusione di giornata. Avrebbe dovuto essere l’anti-Mercedes, invece è rimasta lontanissima dalle vetture tedesche, senza emergere in alcun modo dal gruppo di inseguitrici. Vero che Verstappen ha fatto segnare il terzo tempo in mattinata e Albon tutto sommato gli è rimasto vicino, però l’impressione odierna è che Red Bull non abbia bluffato, soprattutto perché sono emersi evidenti problemi di assetto. Sia l’olandese (76 giri) che il thailandese di Londra (75 tornate) sono stati vittima di uscite di pista o testacoda. Se il team austriaco si è nascosto, allora lo ha fatto benissimo. Però, ammesso e non concesso che Red Bull possa davvero infastidire le Mercedes,  per provare a sovvertire le gerarchie odierne sarà obbligatorio trovare la quadra del cerchio in tempi rapidissimi. Di sicuro la squadra di Christian Horner è molto più indietro di quanto si aspettasse.

RACING POINT – La sorpresa di giornata. Sergio Perez (81 giri per lui) si è dimostrato costantemente tra i migliori, prendendosi la soddisfazione di essere “the best of the rest” nella tabella dei tempi, ovvero il più rapido dietro al duo Mercedes. Lance Stroll (81 tornate) non si è rivelato all’altezza del messicano, ma il distacco non è stato neppure così esagerato. Insomma, le Racing Point (o le “Mercedes rosa”, come qualcuno le ha maliziosamente soprannominate alla luce della grande somiglianza con la W10 dello scorso anno) si candidano a recitare il ruolo di mina vagante per le prime file in qualifica e magari per il podio in gara. Resta l’incognita affidabilità, poiché di tanto in tanto si sono alzate inquietanti fumate dalle due monoposto.

MCLAREN – Non sono dispiaciute, soprattutto in mattinata. Carlos Sainz (76 giri) e Lando Norris (79) bene o male si sono espressi sullo stesso livello, dando l’impressione di voler solamente saggiare il potenziale della monoposto, che appare molto alto. Attenzione, perché le McLaren sembrerebbero più o meno equivalenti alle Racing Point, il che ne fa delle outsider di lusso per il proseguo del weekend.

RENAULT – Senza ombra di dubbio il soggetto più intrigante delle odierne prove libere. Se c’è una squadra che ha dato l’impressione di nascondersi, quella è stata proprio la Renault, che ha anche girato meno rispetto a tutti gli altri (64 tornate per Ricciardo e 63 per Ocon). Il team francese non ha cercato la prestazione pura, ciononostante Ricciardo ha di fatto fotocopiato le performance della Racing Point di Perez. Insomma, bisognerà avere un occhio di riguardo per l’australiano e per Ocon, poiché quando bisognerà giocare a carte scoperte potrebbero tirare fuori il proverbiale asso nella manica.

ALPHA TAURI – Guardando alle prestazioni della vettura sorella della Red Bull, viene da pensare che la più blasonata e attesa “casa madre” abbia davvero qualche acciacco. Infatti anche per Daniil Kvyat e Pierre Gasly non sono mancati i testacoda, indice di come per le monoposto di casa vi sia qualche nodo da sciogliere relativo all’assetto. Il russo è stato il pilota che ha girato meno in assoluto (solo 52 tornate per lui), ma si è preso la soddisfazione di fare meglio di Albon in FP2 (seppur per soli 10 millesimi). Gasly (76 giri) invece non ha lasciato il segno in alcun modo.

ALFA ROMEO – Non bene. Le monoposto del Biscione sono rimaste costantemente nella parte bassa della classifica e per di più Kimi Räikkönen è stato vittima di un’uscita di pista durante il pomeriggio. Complessivamente entrambi i piloti hanno percorso 72 giri e, in entrambe le sessioni, Antonio Giovinazzi si è dimostrato più rapido del veterano finlandese. Comunque, per quanto visto oggi, le prospettive non sembrerebbero incoraggianti.

HAAS – Anche la Haas non ha brillato. In mattinata Magnussen si è difeso, mentre Grosjean non ha praticamente potuto girare a causa di un problema all’impianto frenante. Nel pomeriggio poi non si è visto nulla di eclatante, il che lascia presupporre come il team di matrice statunitense sia destinato a lottare a fondo griglia. Per la cronaca, il danese ha completato 70 giri, il francese 55.

WILLIAMS – Come nel 2019, la Williams si conferma il fanalino di coda della Formula 1. Quantomeno, a differenza dello scorso anno, la blasonata squadra fondata da Sir Frank non appare staccatissima da quelle che potranno essere le sue avversarie dirette (Alfa Romeo, Haas e forse Alpha Tauri). Almeno se parliamo di George Russell (66 giri). Invece Nicolas Latifi (73 tornate) sembra pagare lo scotto dell’inesperienza.

Ricapitolando, l’analisi delle prove libere del venerdì può essere sintetizzata come segue. La Mercedes über alles, ma alle sue spalle i valori sono di difficile lettura. La Red Bull è molto più indietro del previsto, la Ferrari soffre ma ha la speranza di potersi difendere. La Racing Point sogna, mentre McLaren e Renault appaiono in agguato per qualcosa di importante.

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Foto: La Presse

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