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Formula 1
F1, GP Austria 2020: Sebastian Vettel, capro espiatorio ideale. Un epilogo come Alain Prost nel ’91?
Sebastian Vettel e Ferrari già ai ferri corti? Vedremo. Sicuramente l’inizio non è stato dei migliori per il teutonico, decimo al traguardo e autore di un errore di valutazione nelle fasi concitate della corsa. Il secondo posto del compagno di squadra Charles Leclerc, rapportato al suo posizionamento, sa di condanna.
Il teutonico, da parte sua, ha ammesso nel corso di una trasmissione televisiva su Servus Tv il proprio sbaglio: “Non era nelle mie intenzioni attaccare, volevo solo avvicinarmi. Charles e Carlos battagliavano e non mi aspettavo che Carlos avrebbe chiuso così la porta. Per non avere un freno a mano, ho fatto un buon lavoro (ride, ndr). E’ stata colpa mia, ma non l’ho fatto di proposito. Fare dei testacoda come quello. Ovviamente non deve accadere, ero anche molto arrabbiato per quello“, le parole del quattro volte iridato. E’ altrettanto vero che Vettel abbia dovuto fare i conti con una SF1000 inguidabile e di qui la sua battuta a caldo (piaciuta poco a Mattia Binotto) sull’essersi girato solo una volta. Un segnale di tensione, conseguenza di una situazione complicata: la telefonata del Team Principal con la decisione di non continuare senza alcuna proposta eventuale di rinnovo è un qualcosa che ha toccato Sebastian, a maggior ragione perché i segnali erano stati altri precedentemente.
Una condizione difficile di un pilota che, sotto certi aspetti, corre da “separato in casa” e deve fare i conti con una SF1000 decisamente problematica. Dal punto di vista mediatico, il tedesco è diventato da questo punto di vista il capro espiatorio ideale di una situazione che si trascina da tanto. Tanti nel corso di questi ultimi mesi hanno ricordato gli errori del tedesco, ma è altrettanto vero che la Ferrari negli ultimi due anni ha progettato due macchine, per concetti, sbagliate e nel 2018 la gestione sportiva ha lasciato a desiderare. Responsabilità nascoste da un Vettel che, forse, ha voluto prendersi più responsabilità di quella che doveva quando era il pilota di punta, ma che poi con l’arrivo di Leclerc è finito sempre più alla deriva. Charles è pilota di grande talento, come dimostrato anche nell’ultima corsa, ma forte anche politicamente nel team. Forse, è questa la vera ragione del termine del rapporto tra il teutonico e la Rossa.
Trovarsi quindi a gareggiare in un contesto del genere non è semplice e nello stesso tempo ci sono aspetti che possono far venire in mente quando nel 1991 il pilota francese Alain Prost fu licenziato prima del termine dell’annata. Una relazione diventata esplosiva tra il quattro volte iridato transalpino e il Cavallino Rampante, frutto di una macchina assai poco prestazionale. Non ci sarebbe di che stupirsi se anche un altro quattro volte campione del mondo decidesse di chiudere prima il rapporto, trovandosi a lottare con una vettura non all’altezza e una squadra che va in una direzione diversa dalla sua. Non resta che aspettare.
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: LaPresse