Formula 1
F1, il mistero dell’accordo segreto tra Ferrari e FIA. I problemi alla power-unit sono solo un caso?
Il Mondiale di Formula Uno ha preso il via ieri con l’avvincente Gran Premio d’Austria sul circuito del Red Bull Ring. Tante emozioni e colpi di scena e una ovvietà: la Mercedes è la vettura favorita per il titolo, sia piloti, sia costruttori. No, che le Frecce nere (ex Frecce d’argento) siano le più temibili non è certo un mistero. Il mistero, perchè tale è, alberga in quel di Maranello. Per essere più precisi dentro la scocca della deludente SF1000. Stiamo parlando della Power Unit della macchina con il Cavallino Rampante sulla livrea. Perchè c’è così tanta curiosità attorno a questo componente? In primo luogo per le prestazioni davvero insufficienti del motore in dotazione a Charles Leclerc e Sebastian Vettel, in secondo luogo perchè l’accordo FIA-Ferrari di qualche mese fa sta facendo parlare di sé in maniera notevole. Ma, come sempre, meglio andare con ordine.
Nel corso dei test pre-stagionali di febbraio sul tracciato del Montmelò, la FIA emanò un comunicato che recitava: “Comunichiamo di aver concluso, dopo approfondite indagini tecniche, l’analisi del funzionamento della power unit della Scuderia Ferrari e di aver raggiunto un accordo con il team. Le specifiche rimarranno riservate. FIA e la Scuderia Ferrari hanno concordato una serie di impegni tecnici che miglioreranno il monitoraggio di tutte le power unit per le prossime stagioni del campionato, oltre ad un impegno attivo in altri compiti normativi in Formula 1 e nelle sue attività di ricerca sulle emissioni di carbonio e combustibili sostenibili“.
Una decisione ed un messaggio che si erano resi necessari dopo mesi di illazioni, polemiche e fatti mai completamente accertati. Per capire meglio dove affondano le radici di questo comunicato bisogna tornare ad un anno fa. La SF90 era una monoposto con alcuni difetti ma con un grande pregio: disponeva di una Power Unit spaventosa. Sul dritto la monoposto tinta di rosso non aveva rivali. Sfruttava una aerodinamica frontale perfetta, certo, ma il propulsore allestito a Maranello era impareggiabile per i rivali. Vetture come la Mercedes, sì proprio lei, accusavano anche 8-10 kmh di differenza sui rettilinei, con un senso di inferiorità latente (solo da questo punto di vista, come abbiamo potuto notare).
Un gap che tutti nel Circus avevano mal digerito (ricordate le frecciate, o meglio bordate di Max Verstappen in conferenza stampa?) e, soprattutto, non si sapevano spiegare. Per questo motivo arrivarono diversi reclami che costrinsero la Federazione ad effettuare numerosi controlli, compreso quello della cosiddetta “Doppia batteria,. fino ad arrivare alla confisca di un’intera unità motrice della Ferrari. Il riassunto che si potrebbe fare dopo le analisi svolte dalla Federazione potrebbe essere questo: la FIA non ha trovato irregolarità vere e proprie nella Power Unit della SF90 ma, e questo è davvero un grosso “ma”, ha invitato la scuderia emiliana a costruire una unità completamente nuova per il 2020. In poche parole non c’è stata dimostrazione di un dolo, ma la sensazione che la componente fosse “border line” era netta.
A questo punto è arrivato il suddetto comunicato che ha lasciato nuovamente a bocca aperta. Il fatto che questo accordo tra le parti debba rimanere segreto non ha certo aiutato a livello di trasparenza e fiducia all’interno del Circus. Le parole dei team principal delle rivali della Ferrari sono stati eloquenti. Chris Horner, Red Bull: ”Questo accordo non fa altro che promuovere il sospetto che ci siano accordi privati su legalità e conformità. La cosa migliore sarebbe metterlo sul tavolo in modo che tutti vedano cosa l’accordo comprende. La FIA ha affermato di essere disposta a farlo. Sarebbe bello se la Ferrari fosse disposta a fare lo stesso, tutti si chiuderebbe’‘. Toto Wolff, Mercedes: ”Il buon governo è estremamente importante. Potrebbe essere stata una buona gestione da parte della FIA, ma se non sai cosa è successo è difficile giudicare”.
In poche parole una sorta di ginepraio nel quale la Formula Uno è andata ad inserirsi in maniera davvero goffa. Si potrebbe parlare comunque di capitolo chiuso, se non avessimo assistito al Gran Premio d’Austria di ieri. Vedere la Ferrari procedere come monoposto più lenta sui rettilinei è stato qualcosa di incredibile. Com’è possibile che una scuderia che 12 mesi prima aveva allestito una Power Unit dominante, a distanza di così poco tempo mette in pista due vetture che, letteralmente, sembra abbiano a disposizione un “GP2 engine“ citando il celeberrimo team radio di Fernando Alonso a Suzuka ai tempi della McLaren?
La spiegazione non è semplice, per niente e, anzi, queste prestazioni non fanno altro che sollevare nuovi sospetti su quello che era successo un anno fa e su quello che l’accordo FIA-Ferrari terrebbe nascosto. Non è concepibile come la Rossa abbia perso il suo margine di 8-10 kmh di velocità di punta per andare a incassarne altrettanti. Un fattore che rende tutto ancor più grottesco è notare come gli altri motorizzati Ferrari, ovvero Haas e Alfa Romeo, viaggiano con un ampio margine su chi le fornisce il propulsore. Un rompicapo davvero da libro giallo. Certo, le difficoltà sul dritto si possono spiegare anche con l’aumento del rake della SF1000 rispetto alla SF90, come il drag che limita la velocità di punta. In relazione alla spinta il drag aumenta, per questo si ha la sensazione che il motore non abbia sufficiente potenza.
Qualcosa sotto traccia è successo. Errori di progettazione, aerodinamica sbagliata, tutto quello che si vuole, ma la questione motore non ci ha detto tutto. Sotto la scocca di SF90 prima, e SF1000 ora, si è nascosto, e si sta nascondendo, un vero e proprio mistero. Il primo appuntamento della stagione ha riaperto il vaso di Pandora delle polemiche sul motore Ferrari. Le prestazioni in pista non hanno fatto altro che allarmare da un lato e scatenare polemiche dall’altro. Quando c’è segretezza laddove servirebbe chiarezza non è mai un aspetto favorevole. Ad ogni modo il Mondiale 2020 prosegue e domenica si tornerà a correre proprio al Red Bull Ring, sperando che i cavalli della Rossa, a loro volta, si rimettano a correre come sapevano fare non più tardi di otto mesi fa…
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alessandro.passanti@oasport.it
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Foto: Lapresse