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F1, urge riorganizzazione in Ferrari: Mattia Binotto potrebbe pagare per tutti, ma non servono scelte di pancia

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No, non è accettabile. Non è accettabile che la Ferrari sia diventata improvvisamente la quinta forza del campionato del mondo di F1; non è accettabile che a Maranello abbiano nuovamente sbagliato il progetto della monoposto. Dopo la SF90, macchina priva di bilanciamento e scarsamente performante in curva, la SF1000: una vettura senza pregi in termini di prestazione.

Un quadro apocalittico quello che si può tracciare dopo i primi due round del Mondiale 2020. Se è vero che il secondo posto del monegasco Charles Leclerc aveva messo qualche pezza, l’errore grave del monegasco e il crash fratricida della gara numero due in Stiria sono stati l’emblema del fine settimana negativo del Cavallino Rampante. La Rossa si dirige verso l’Hungaroring (Ungheria), sede del prossimo appuntamento (17-19 luglio), con tanti dubbi e perplessità, ma con una certezza: la macchina non è veloce.

Allo stato attuale delle cose non si conoscono le cause e il Team Principal Mattia Binotto, nella sua quasi sconfortante chiarezza, ha espresso tanti motivi per cui questa vettura non va e sia scarsamente efficiente dal punto di vista aerodinamico e meccanico. In una crisi di questo genere, inquadrare le criticità è il primo passo per poi trovare delle soluzioni. Non è un nuovo fondo o un alettone anteriore modificato a modificare la storia, se la trama non è corretta. Una metafora per dire cosa? Binotto ci ha parlato di metodo di lavoro e di scarsa correlazione tra i dati al simulatore e la pista.

In sostanza, problematiche legate sia ad aspetti meramente tecnici che alla gestione di risorse umane. La Ferrari paga a caro prezzo l’uso di un simulatore ormai obsoleto? Probabilmente sì e non a caso si era programmato per l’inizio della stagione 2020 un processo di modernizzazione. Il Covid-19 ha complicato tutto. Coronavirus nemico della Ferrari per le regole conseguenti al suo arrivo: congelamento delle vetture (telaio, motore, cambio e poi sospensioni da settembre) e interventi limitati. Inseguire in questo contesto è davvero difficile.

Si parlava però di gestione. Appare chiaro che a Maranello ci sia tanta confusione. L’assenza di una linea guida chiara e autorevole si fa sentire e un Binotto oberato non è la scelta giusta per far sì che a casa e in pista tutti vadano nella medesima direzione. I tecnici validi in Ferrari, contrariamente a quel che si potrebbe pensare, ve ne sono, ma è la chimica a latitare ed è quella che ha reso grande la Rossa ai tempi di Michael Schumacher e di Jean Todt ed era quella che stava cercando di ricreare Sergio Marchionne. Non è un caso che, dopo la scomparsa del manager italo-canadese, siano arrivate due monoposto per concetto errate.

A Budapest, quindi, si andrà cercando di finire la gara prima di tutto e magari introdurre delle migliorie che possano quantomeno minimizzare i danni, ma appare sconfortante il dato che, per le norme, questa situazione possa non essere solo una caratteristica del 2020, ma anche del 2021. Per questo, urge una riorganizzazione ponderata e non di pancia. Binotto potrebbe pagare per tutti, ma basterà?

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: LaPresse

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