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Giro d’Italia 2020: Remco Evenepoel e il sogno Maglia Rosa. Perché sì e perché no

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Lo stesso Remco Evenepoel, ormai, fatica a nasconderlo: il trionfo finale al Giro d’Italia 2020, per l’enfant prodige belga, è un obiettivo concreto. E il motivo per cui il giovanissimo fiammingo può pensare di vincere la Corsa Rosa, al suo primo tentantivo, è molto semplice. Remco, infatti, dispone banalmente di un talento con pochissimi eguali nella storia recente del ciclismo. Se andiamo a vedere i suoi dati fisici, riportati tempo fa dal sito Sport.be, notiamo subito che possiede tutti gli ingredienti necessari per diventare un grandissimo delle corse a tappe. La sua Vo2Max, massimo volume di ossigeno consumato per minuto, fluttua tra 85 e 87, una valore paragonabile a quello di Egan Bernal. Il suo ematocrito naturale, la percentuale di globuli rossi presente nel sangue, si aggira attorno al 48%. Evenepoel, inoltre, gode anche di uno dei più bassi coefficienti di resistenza aerodinamica mai calcolati. Ciò vuol dire che converte in modo terribilmente efficace la potenza applicata alla velocità di avanzamento.

In parole povere le qualità di Remco gli permettono di recuperare meglio di un corridore normale e di consumare meno durante la gara. Oltretutto, il percorso del Giro d’Italia gli strizza l’occhio. Ci sono un buon numero di chilometri a cronometro, i quali sono anche sensibilmente aumentati dato che la nuova crono inaugurale di Palermo è più lunga del prologo originale di Budapest. Nelle prove contro il tempo Remco ha una marcia in più rispetto a tutti i suoi rivali. Basti vedere che, in questa stagione, ha rifilato ben 32″ al quattro volte iridato dell’inseguimento individuale Filippo Ganna in appena 15 chilometri alla Vuelta a San Juan. Alla Volta ao Algarve, invece, ha battuto anche il campione del mondo di specialità Rohan Dennis.

Certo, poi c’è l’altro lato della medaglia, le salite. Ma Evenepoel è sempre stato portato per le ascese lunghe. Quando nel 2017 fece il primo ritiro con il gruppo degli scalatori della nazionale belga sul Ballon d’Alsace, ad esempio, arrivò a pochissimi secondi dal battere il record di scalata della mitica erta francese fatto registrare dal compianto Bjorg Lambrecht in quella stessa annata. Però Lambrecht era già un U23 al secondo anno capace di vincere la Corsa della Pace e di arrivare secondo al Giro della Valle d’Aosta, alla Ronde de l’Isard (battuto ambedue le volte da Sivakov) e al Tour de l’Avenir (piegato dal solo Bernal), mentre Remco era uno junior primo anno che aveva appena iniziato a correre in bicicletta. Inoltre, sempre in tema montagne, bisogna sottolineare che titani dalle pendenze impossibili, come lo Zoncolan, non sono presenti nel tracciato del Giro 2020 e anche questo gioca a favore di un atleta come Evenepoel che preferisce colli lunghi e pedalabili.

I veri limiti del belga, piuttosto, potrebbero essere la squadra e le tre settimane. Nelle gare di sette giorni o meno Remco è un’assoluta eccellenza. Già da junior (secondo anno) conquistò ben cinque corse a tappe consecutive e nel breve scorcio di stagione antecedente alla pandemia ha dominato sia la Vuelta a San Juan che la Volta ao Algarve. I grandi giri, però, sono un’altra cosa. Bisogna saper gestire alla perfezione le forze anche quando si possiede un fisico da oltre-uomo come quello di Remco. E dato che il fiammingo non ha un briciolo di esperienza, non è detto che riesca a farlo.

Per quanto concerne la squadra, invece, c’è da dire che la Quick-Step non ha molti uomini in grado di supportare il capitano. E se corridori come Nibali e Carapaz decidessero di allearsi contro il belga, questi potrebbe trovarsi isolato già lontano dal traguardo. Ad ogni modo, sembra che la Deceuninck abbia già deciso di affiancare a Evenepoel un solido scalatore come il britannico James Knox, undicesimo alla scorsa Vuelta (ma se non fosse stato vittima di una brutta caduta negli ultimi dì, sarebbe entrato nei dieci). Un ulteriore indizio che sulle chance di Evenepoel al Giro ci credono sempre di più.

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luca.saugo@oasport.it

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Twitter: @LucaSaugo

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Foto: Romeo Deganello

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