Ciclismo
Giro d’Italia 2020: Richard Carapaz e la maledizione del bis che dura dal 1993
Richard Carapaz torna al Giro d’Italia da vincitore in carica e da favorito principe della Corsa Rosa. Bissare il successo dell’anno scorso, però, sarà impresa ardua. Ora, infatti, gli avversari lo conoscono meglio e gli occhi dei rivali saranno tutti puntati su di lui. Nel 2019 fu indubbiamente il più forte in salita, ma poté contare anche sul fatto che Roglic e Nibali, con le loro schermaglie, gli permisero di recuperare rapidamente tutto lo svantaggio accumulato a cronometro già nella seconda settimana. Un canovaccio del genere, chiaramente, non si ripeterà nel 2020.
E’ la storia stessa a insegnarci che vincere due edizioni consecutive del Giro d’Italia è cosa per pochi eletti. Innanzitutto, nessuno ci è riuscito nel nuovo millennio. L’ultimo capace di fare il back to back al Giro è stato Miguel Indurain nel 1993. E per trovare il penultimo dobbiamo tornare indietro di altri vent’anni, al tris di Merckx tra il 1972 e il 1974. Peraltro, il Cannibile è l’unico nella storia, insieme al grande Alfredo Binda, che è riuscito a conquistare la Corsa Rosa per ben tre stagioni consecutive.
Sono riusciti a fare la doppietta, inoltre, anche Carlo Galetti (1910-1911), Giovanni Brunero (1921-1922), Gino Bartali (1936-1937), Giovanni Valetti (1938-1939), Fausto Coppi (1952-1953) e Franco Balmamion (1961-1962). In sostanza solo nove corridori in centodieci anni di storia della Corsa Rosa sono stati in grado di fare una tale impresa. Ci andò vicinissimo, per la verità, anche Charlie Gaul, il quale dopo il trionfo nel 1956 sembrava destinato a bissare nel 1957, ma mentre era in cima alla graduatoria generale fu vittima di un infingardo attacco di Louison Bobet che scattò proprio mentre il lussemburghese si fermò per fare la pipì. Ne nacque una fuga e l’Angelo della Montagna, che rimase tagliato fuori da quel tentativo, perse così il grande giro nostrano.
Se andiamo a vedere le caratteristiche dei corridori che sono riusciti a fare la doppietta, oltretutto, notiamo che in pochi assomigliano a Carapaz. Premettendo che al Giro le cronometro sono state inserite a metà degli anni ’30; Valetti, Coppi, Merckx e Indurain sono stati tutti e quattro tra i migliori interpreti della loro epoca di questo tipo di gara. Al contrario, l’ecuadoriano nelle prove contro il tempo può limitarsi solamente a tamponare i danni subiti dai rivali più abili.
Scalatori puri come il sudamericano, invece, erano Bartali e Brunero. Ma il primo aveva un talento decisamente superiore, non ce ne voglia Richard, mentre il secondo riuscì a fare la doppietta quando le prove contro il tempo ancora non erano presenti nel tracciato della Corsa Rosa. Inoltre, il torinese vinse il suo secondo Giro d’Italia in circostanze particolari, aiutato da una squalifica per cambio ruota irregolare che gli venne revocata e che scatenò la furia dei suoi rivali Girardengo e Belloni, i quali decisero di ritirarsi dalla Corsa Rosa.
Tra tutte, forse la doppietta che più può far pensare a Carapaz di avere delle chance lecite di bissare il successo dell’anno scorso è quella di Franco Balmamion. Il piemontese non era un fenomeno a cronometro né andava forte in salita come Bartali. Tuttavia, Franco è stato un dei corridori più tatticamente accorti e dotati di acume tattico della storia. Balmamion interpretava una gara di ciclismo come se fosse stata una partita di scacchi. Dopo il successo a sorpresa del 1962, grazie alla sua capacità di fare sempre la cosa giusta al momento giusto, fu in grado di battere Adorni nel 1963 nonostante questi gli guadagnò quasi quattro minuti nella cronometro di Treviso.
Per replicare il successo del 2019 le mere gambe potrebbero non essere abbastanza. Carapaz sarà chiamato a essere impeccabile dal punto di vista tattico e dovrà approfittare delle occasioni che la strada gli offrirà, le quali non saranno macroscopiche come quelle avute tra Ceresole Reale e il San Carlo nella scorsa edizione del Grand Tour che si snoda lungo le strade dello Stivale. Balmamion era un genio del pedale, Carapaz, per emularlo, dovrà quantomeno essere nuovamente il più scaltro tra i pretendenti alla rosa.
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luca.saugo@oasport.it
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Foto: Lapresse