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Italrugby, Franco Smith: “Tanti giovani per cui guardare a Francia 2023”

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Una serie di riunioni mattutine incentrate sulla revisione degli allenamenti effettuati a partire da lunedì ha concluso il primo raduno della Nazionale Italiana Rugby per la stagione 2020/21. Per i trentasei atleti che, tra convocati e invitati, hanno preso parte ai tre giorni di ritiro a Parma è stata l’occasione per tornare in dettaglio sui principi del lavoro svolto dallo staff tecnico guidato da Franco Smith. Una direzione precisa e un’identità sono quanto il capo allenatore sudafricano intende garantire per un gruppo di atleti profondamente rinnovato.

Un rinnovamento che salta agli occhi non solo contemplando i tanti volti nuovi presenti ma anche analizzando alcuni numeri, come l’età media inferiore ai venticinque anni, il numero medio di caps medi inferiore ai quindici (>19 se si considerano i soli ventotto convocati) o il fatto che il ruolo di veterani del gruppo azzurro spetti al trequarti Tommaso Benvenuti che, con le sue 63 apparizioni azzurre, compirà trent’anni il prossimo 12 dicembre e all’apertura Tommaso Allan, ventisette anni e cinquantasette uscite con l’Italia, con l’utility back Jayden Hayward  – trentatre anni – nei panni di “grande vecchio” della famiglia azzurra.

“Già dal Sei Nazioni 2020, all’inizio della mia avventura con l’Italia, c’era la volontà di cambiare e innovare ma, al tempo stesso, di contare sull’esperienza di atleti come Budd, Sgarbi e Zanni, in grado con la propria esperienza di avere un impatto positivo sul gruppo dentro e fuori dal campo” ha spiegato Franco Smith. “L’intenzione è sempre stata quella di guardare avanti, oltre una grande generazione di grandi atleti come Parisse o Ghiraldini, creando un nuovo cammino per l’Italia e sviluppando un DNA basato sugli ottimi risultati che i giovani delle ultime stagioni di Under 20 hanno ottenuto. C’è molto talento nei giovani italiani, un aspetto confortante con cui guardare al prossimo ciclo quadriennale”.

“Da questo primo raduno stagionale iniziamo a plasmare un gruppo di atleti che deve iniziare ad assumere un crescente carico di responsabilità, perché gli atleti che hanno concluso la propria carriera internazionale hanno lasciato un vuoto importante. E’ una grande sfida quella che ci aspetta, fatta di lezioni da imparare sul campo, le stesse che ha imparato la generazione che ha preceduto questa. Questi ragazzi che si affacciano o che hanno iniziato a confrontarsi con l’altissimo livello internazionale devono imparare a giocare in stadi che speriamo tornino presto ad essere pieni, a gestire una pressione diversa a quella a cui sono abituati e che può indurli a sbagliare sul campo. Nuove abitudini, una nuova cultura, un’etica del lavoro elevatissima sono i pilastri su cui costruire la nostra Nazionale. Tutti noi allenatori conosciamo bene l’ambiente italiano, io ho allenato una delle franchigie in passato, conosco il modo di lavorare e voglio costruire una collaborazione ancor più solida con Benetton e Zebre: anche da qui passa la costruzione del nostro DNA”.

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Foto: Massimiliano Carnabuci – LPS

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