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NBA 2020: il protocollo sanitario e come funzionerà la ‘bolla’. Cosa succede se un giocatore è positivo?

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Bolla, Orlando, Disney World, ripresa: sono le quattro parole che più di tutte ormai circolano nella NBA con il ritorno in scena delle ultime otto partite di stagione regolare per 22 dei 30 team ammessi a entrare nella zona dove si terrà quel che rimane la stagione più particolare, insieme alle due dei lockout, della storia della massima lega professionistica americana.

Di tempo ne è passato da quell’11 marzo (la notte italiana del 12) in cui Rudy Gobert, il centro titolare degli Utah Jazz, è stato trovato positivo al coronavirus, cosa che in una mezz’ora scarsa ha provocato la chiusura, senza tanti complimenti, di tutto quello che si poteva chiudere, temporaneamente, all’interno della NBA.

Con la ripresa, sono soltanto 35 le persone a franchigia, giocatori compresi, che potranno entrare all’interno della bolla, al fine di garantire una massima sicurezza ulteriormente rafforzata dal fatto che saranno effettuati test quotidiani: verranno inoltre messe in opera tutte le misure possibili in materia di sicurezza interpersonale, dal distanziamento alla sanificazione degli ambienti comuni utilizzati in campo. Non potranno entrare nella bolla i parenti dei giocatori fino al primo turno dei playoff.

Anche l’ingresso e l’uscita dalla bolla sono regolamentati: in entrata si deve restare in isolamento per 48 ore, con due tamponi negativi che certificano l’idoneità a interagire con gli altri presenti all’interno; se ne esce solo per motivi seri di natura solitamente familiare. In questo caso il protocollo originale prevede una quarantena di dieci giorni al ritorno, ma questi sono ridotti a 4 se la questione riguarda procedure mediche previste dalla lega.

Nelle speranze di tutti c’è il fatto di evitare nuove positività, ma qualora ciò dovesse avvenire, allora non si fermerebbe la stagione se si parlasse di un solo contagiato: l’ha ribadito il commissioner Adam Silver e lo si è percepito a tutti i livelli. Due settimane fuori, però, per il positivo in questione sarebbero attese. Diverso sarebbe se i contagi diventassero numerosi, nel qual caso lo stesso Silver ha ammesso che ci sarebbero delle buone probabilità che ci si debba fermare di nuovo.

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Una delle ultime novità, poi, riguarda i time out: delle apposite sedie (da ufficio) posizionate in campo durante tali sospensioni, che daranno modo a giocatori e allenatori di perseguire il concetto di distanziamento anche in questa situazione. Una volta tornati in campo i giocatori, il materiale utilizzato viene sanificato.

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federico.rossini@oasport.it

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Credit: Ciamillo

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