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NBA, Adam Silver: “Se i casi di positività aumenteranno non ci rimarrà che fermare la stagione”

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Adam Silver, il commissioner della NBA, si aspettava una ripartenza della NBA decisamente meno complicata. Tra i casi di coronavirus che continuano a flagellare gli Stati Uniti in generale, e la Florida (dove si giocherà il finale di stagione) nello specifico, si stanno sommando anche le positività di numerosi giocatori delle varie franchigie che, nonostante siano tutti asintomatici, stanno rendendo il ritorno in campo sempre più complicato. La cosiddetta “bolla” di Orlando è messa sempre più in discussione, ed il numero numero della Olympic Tower incrocia le dita nella speranza che l’annata 2019-2020 possa effettivamente concludersi.

Queste difficoltà che sembrano farsi più gravi ora dopo ora, fanno mantenere le “antenne” dritte ad Adam Silver ed a tutta la NBA, tanto che il commissioner ha commentato: “Procediamo con attenzione, qualsiasi cosa accada – le sue parole riportate da ESPN – Una cosa che stiamo imparando su questo virus è che è davvero imprevedibile, e non possiamo che guardare i dati su base giornaliera. Se ci fosse qualcosa da cambiare, sicuramente rivisiteremmo i nostri piani”.

La questione delle positività è ovviamente la maggiore preoccupazione. “Stiamo effettuando test quotidianamente. Non abbiamo un numero preciso di casi, ma se dovessimo vedere un aumento notevole e, di conseguenza, vedere la diffusione nella nostra comunità, sarebbe inevitabile fermarci”. 

La NBA ha scommesso molto sulla “bolla” di Orlando nel complesso di Diseny World, ma anche da questo punto di vista non tutto appare come rose e fiori. “Sono assolutamente convinto che sarà più sicuro giocare in questo campus che altrove. In un certo senso questo è forse un modello per come le altre industrie potranno aprire a loro volta. Ma sto solo dicendo che saremo responsabili e guarderemo con attenzione quel che accadrà. La maggiore attenzione sarà rivolta alla comunità”.

Tanti discorsi e dubbi che vanno ad inserirsi in una situazione che, negli Stati Uniti, è ancora decisamente complicata. A livello di NBA, per esempio, nella giornata di ieri i Denver Nuggets sono stati costretti a chiudere nuovamente le stretture di allenamento dopo che due membri dello staff sono risultati positivi al coronavirus. Anche la loro stella, Nikola Jokic, ha avuto lo stesso esito in Serbia, stesso discorso per Mike Malone, il coach. Infine sempre nella giornata di ieri i Brooklyn Nets hanno riaperto la loro struttura dopo essere stati chiusi per diversi giorni. I loro due giocatori, DeAndre Jordan e Spencer Dinwiddie, hanno confermato di essere stati contagiati. In poche parole, la NBA e gli States sono in grossa difficoltà sul fronte pandemia. Sarà sufficiente la “bolla” a permettere la conclusione della stagione?

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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Foto: Lapresse

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